Il Governatore al vertice di oggi

Emiliano: chiudo ospedali pericolosi non per risparmio

Bepi Martellotta

Il personale dagli ospedali chiusi andrà nelle strutture che devono rimanere aperte e che devono essere efficienti

di Bepi Martellotta

BARI - La «concorrenza» tra Monopoli e Putignano, destinati al declassamento, o quella tra gli ospedali nel Leccese, unica provincia a non essere toccata dai tagli ma soggetta a numerosi accorpamenti. Sono i nodi che la maggioranza ha provato ieri a sciogliere, sotto l’egida del governatore-assessore alla Sanità Michele Emiliano. Il quale ha rassicurato tutti i consiglieri del centrosinistra sulle proteste che qui e là stanno sorgendo all’indomani dell’annuncio sui nove ospedali da chiudere: «sono fisiologiche, io lascio le porte aperete alle proposte».

Già, come fare ad uscire dall’imbuto dei «campanili» senza incappare nell’ira dei cittadini-elettori? Che il dado ormai sia tratto è però chiaro a tutti, e dunque anche dal fronte brindisino - dove dovranno far digerire la chiusura di 3 ospedali - nessuna voce alta. Toccherà a lui, il presidente, gestire eventuali frizioni nel mega-raduno che ha convocato sabato al Cineporto con tutti i sindaci. E toccherà sempre a lui, oggi, affonatre i dubbi che pure i sindacati stanno sollevando su un’operazione di taglio e cucito sul «vestito» della sanità pugliese senza aver potuto ancora risolvere gli «strappi» strutturali: pochi presidi territoriali funzionanti all’altezza di compensare la corsa all’ospedaletto più vicino; pochi addetti rispetto a quelli che una regione equivalente per dimensioni ha. Avanti, dunque, con le trattative nel decidere, ad esempio, quale tra Castellaneta, Manduria e Grottaglie, nel Tarantino, potrà diventare ospedale di primo livello (dotato, dunque, di punto nascita e rianimazione). E se Manfredonia possa essere salvata assorbendo alcune delle attività che altri comuni (San Severo) non intendono mollare. «Si faccia carico anche la maggioranza - sottolinea Emiliano ai suoi - di scelte certamente impopolari perché, piaccia o no, lunedì prossimo la giunta dovrà decidere con delibera».

Due i punti fermi. Il primo: «lo scopo della chiusura degli ospedali non è quello di risparmiare soldi. Stiamo chiudendo ospedali pericolosi, con poco personale, e con statistiche basse, per mettere il personale in altri ospedali». Il secondo: un piano di 404 milioni di euro di investimenti che serviranno a potenziare l’assistenza e le cure sul territorio (medicina territoriale), riducendo così la tendenza ospedalocentrica,e 242 milioni della quota eccedente per la spesa del personale che si spera di ottenere, con deroghe da parte del Ministero.

Dalle opposizioni è un fiume di obieizioni.«Il Piano di Riordino deve uscire dalla stanza dei bottoni e diventare patrimonio collettivo», tuona Ignazio Zullo (Cor), sollecitando incontri provinciali. «È un piano progettato ancora una volta non sui dati epidemiologici, ma sulla base di dati economico/aziendali» dice Marco Galante (Cinque Stelle). «È fatto solo con il pallottoliere dei costi, accompagnerò Emiliano in un tour del disagio sanitario in Puglia», annuncia Gianni Stea (Ap-Lista Schittulli). «Un incontro solo a Bari?. Forse i cittadini non devono essere informati sulle scelte che si andranno a compiere? Forse l'Ares non esiste più?» chiede il senatore dei Cor Luigi D’Ambrosio Lettieri.«Gli ospedali si chiudono solo se sono inappropriati, il “Lastaria” di Lucera è un ospedale di frontiera - dice l’eurodeputata del Ppe Barbara Matera - e non va assolutamente chiuso».

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