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Elezioni - Scompaiono falce & martello

 
Elezioni - Scompaiono falce & martello

Venerdì 08 Febbraio 2008, 00:00

27 Ottobre 2024, 20:47

ROMA - Falce e martello addio. Gli italiani che il 13 e il 14 aprile apriranno la scheda per l'elezione delle Camere, saranno testimoni di un evento storico: la scomparsa del simbolo ultracentenario della sinistra socialista e comunista, sostituito dall'arcobaleno sotto il quale hanno deciso di presentarsi i partiti della «cosa rossa».
Era dalle elezioni del 1919 che falce e martello comparivano sulla scheda elettorale. Ora, dopo 89 anni di onorato servizio, il marchio dei partiti operai va in soffitta, dove tutto fa credere che resterà per un bel pezzo.
Falce e martello, contrariamente a quanto si crede, non nacquero insieme al Manifesto del partito comunista, scritto da Marx ed Engels nel 1848. In quel periodo il simbolo dei rivoluzionari era la bandiera rossa, che 23 anni più tardi, nel 1871, sventolava sui tetti della Comune di Parigi.
I due emblemi del lavoro, segno dell'alleanza tra proletariato industriale e contadini, furono adottati dai partiti della seconda internazionale nel congresso del 1889.
All'epoca, però, falce e martello erano semplicemente accostati. Fu nel 1917, l'anno della rivoluzione russa, che i bolscevichi ebbero l'idea di disegnare la falce e martello incrociati l'uno sull'altra. Da allora, lo stemma fu l'icona dei marxisti di tutto il mondo.
In Italia, falce e martello furono adottati per la prima volta dal partito socialista di Filippo Turati, nell'ottobre del 1919, un mese prima delle elezioni in cui i socialisti si imposero come primo partito italiano.
Nelle elezioni del 1924, le ultime prima del fascismo, la falce e martello era presente sia nel simbolo del partito socialista sia in quello del partito comunista, nato tre anni prima con la scissione di Livorno.
Dopo la guerra, l'emblema ha avuto ancora una lunga storia. Solo nel 1948 fu momentaneamente accantonato, quando il Pci e il Psi, uniti nel Fronte Popolare, scelsero Garibaldi. Il Pci non ha mai rinnegato la falce e il martello; anche il Pds di Occhetto li ha mantenuti, sotto la quercia, dove sono restati fino al 1998. La fedeltà del Psi è durata qualche anno di meno: i socialisti hanno conservato la falce e martello fino al 1985, quando Craxi decise di sbarazzarsene definitivamente. Ma anche Bettino, che al momento del suo insediamento alla guida del partito aveva rinnegato Marx, non se l'era sentita di cancellare subito lo storico stemma e aveva aspettato sette anni prima di sostituirlo con il garofano.
Negli anni '60 e '70, la sinistra extraparlamentare, divisa in una miriade di gruppi, ha avuto come simbolo unificante proprio la falce e martello, che il cantautore sessantottino Paolo Pietrangeli celebrò nei versi bellicosi di «Contessa»: «Compagni dai campi e dalle officine/prendete la falce, impugnate il martello/scendete giù in piazza e picchiate con quello...». Il fatto che le Brigate Rosse si firmassero con la stella a cinque punte, invece, fu uno dei motivi per cui molti si rifiutarono di credere che i terroristi provenissero dalla sinistra.
Dal 1998, la falce e martello è restata appannaggio di Rifondazione Comunista e del Pdci. Ma ormai, anche i grandi vecchi della sinistra, si sono convinti che se ne può fare a meno. Del resto, come ha detto Armando Cossutta, un tempo fedelissimo di Mosca, «il comunismo non c'è più». Curiosamente, a difendere il comunismo e il suo simbolo storico, è oggi il filosofo italiano più relativista e antidogmatico che ci sia, Gianni Vattimo, che in un suo libro recente («Ecce comu») con tanto di falce e martello in copertina, ha provato a conciliare ideale comunista e pensiero debole.
Marco Dell'Omo

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