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Le intercettazioni irrompono nell'anno giudiziario, botta e risposta fra Cassano e Sisto

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

anno giudiziario

foto Donato Fasano

Buone notizie per il Parco della giustizia: «Il primo lotto sarà ultimato nel 2025»

Sabato 28 Gennaio 2023, 12:50

15:29

BARI - I “veleni” interni alla magistratura, la solidarietà alla Cgil per le recenti minacce alle sede barese, l’arresto del boss siciliano Matteo Messina Denaro dopo trent’anni di latitanza, il Pnrr e la riforma della giustizia, fino al dibattito sulle intercettazioni.

È stata una relazione a tutto tondo quella del presidente della Corte di Appello di Bari, Franco Cassano, nella cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Di «diritto diseguale» ha parlato Cassano «applicato in un sistema di tutela dei diritti, quello della giurisdizione ordinaria, sempre più recessivo, da un giudice in crisi di identità, ma sempre più corporativo e gerarchizzato, chiamato ad un ulteriore aumento di produttività e di rapidità; sul quale incombono l’algoritmo della giustizia predittiva e l’alienazione di una giustizia senza uomini, e senza udienza, fatta solo di digitale e di telematico».

Per il presidente della Corte di Appello «è dunque un tempo di disordine, se non di caos». Ampia parte del suo intervento è stato dedicato al tema delle intercettazioni. «Gli argomenti utilizzati, persino in Parlamento, contro le intercettazioni in sé, e contro l’uso che se ne fa, sono francamente sconcertanti, e disegnano le Procure della Repubblica, e le forze di polizia giudiziaria, come poteri che procedono per scopi impropri. Va allora rimarcato – ha detto Cassano - che le intercettazioni sono strumenti indispensabili alle indagini, cui non è possibile rinunziare. Questione diversa è quella che attiene all’utilizzo del trojan» di cui «non è possibile fare a meno nelle indagini per reati concernenti la criminalità organizzata. Il tema che si pone – secondo Cassano - è se sia giusto utilizzare questi strumenti nelle indagini che concernono reati diversi, ed in particolare i reati contro la pubblica amministrazione. Qui, il ragionamento deve arrestarsi, per rispetto al Parlamento, che è involto dalla questione».

Il tema delle intercettazioni è stato affrontato subito dopo dal viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto. «Nessuno – ha detto - intende indebolire la capacità di indagare, ma occorre ragionare sulla tutela dei beni costituzionalmente protetti». Il viceministro, con riferimento al trojan, ha parlato di «eccesso di invasività», avvertendo però che «non abbiamo ancora idee, prospettive, non abbiamo un tavolo aperto e non ci sono scelte precostituite» e che per questo «le polemiche di questi giorni sono paradossali, basate su dichiarazioni programmatiche che hanno scatenato la paura».

Tra i vari temi toccati, il viceministro è tornato sull’edilizia giudiziaria. Ha annunciato che il primo lotto del futuro Parco della Giustizia di Bari in fase di progettazione, quello che ospiterà gli uffici penali, sarà ultimato nel 2025. «Quella ferita profonda di immagine che abbiamo subito – ha detto Sisto facendo riferimento alle udienze celebrate nelle tende nel 2018 a causa dello sgombero per rischio crollo del vecchio Palagiustizia di via Nazariantz - sta per essere lentamente ma inesorabilmente sanata. A Bari il Ministero dello Giustizia sta facendo l’investimento più importante d’Italia». Ha poi anche annunciato un nuovo progetto di giustizia di prossimità con sportelli di cittadinanza digitale, che vedrà proprio nella Corte di Appello di Bari una delle esperienze pilota.

 LA REPLICA DELL'AVVOCATURA

Una risposta alle rassicurazioni di Sisto sul Palagiustizia è arrivata dalla presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari, Serena Triggiani, nel corso della cerimonia. «Occorre che si remi tutti nella stessa direzione - ha detto - affinché il primo lotto del Parco della giustizia sia realizzato nei tempi previsti, entro metà 2025, e i successivi lotti nel più breve tempo possibile».

Riferendosi ancora al problema dell’edilizia giudiziaria, Triggiani ha aggiunto: «È solo un caso che l’emorragia dell’avvocatura barese sia iniziata nel 2019, subito dopo lo sgombero del palazzo di via Nazariantz e con le udienze dei processi penali tenute nelle tende della Protezione civile? È azzardato pensare che l’inadeguata, fatiscente e insicura edilizia giudiziaria di Bari abbia contribuito a questo disamore verso la toga?».

Triggiani ha ricordato che dal 2019 l’Ordine provinciale «ha visto l’iscrizione di circa 650 nuovi avvocati ma la cancellazione di quasi mille colleghi con un saldo negativo del 5% circa rispetto al totale degli iscritti». Numeri pesanti, che si accompagnano a quelli dei nuovi praticanti, "crollati tra il 2019 e il 2022 da oltre 460 a poco più di 150, e dei candidati agli esami di abilitazione alla professione, passati dai circa 915 del 2019 ai 500 che sosterranno la prova nel 2023». «Dati decisamente peggiori di quelli nazionali - ha aggiunto - che registrano solo a partire dal 2022 un leggero calo di avvocati e praticanti». 

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