Il siderurgico

Concussione, falso e inquinamento: la nuova inchiesta che scuote l’Ilva, 3 indagati

Francesco Casula e Mimmo Mazza

I lavori compiuti da Acciaierie d’Italia sono stati eseguiti a regola d’arte? Ottenere la «liberazione» degli impianti non sarà facile. Per il momento sono tre gli indagati

TARANTO - Tentata concussione, falso e inquinamento ambientale. È una nuova bufera giudiziaria quella che si abbatte sui controllori dell’ambiente in Italia che parte, tanto per cambiare, da Taranto. Una nuova indagine per fare luce sui lavori di adeguamento dello stabilimento tarantino a dieci anni di distanza dal sequestro dell’area a caldo firmato nel luglio del 2012 dal gip Patrizia Todisco. Un percorso di messa in sicurezza che secondo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale deputata ai controlli dal Governo, procede – peraltro - senza particolari intoppi: dai controlli effettuati proprio dall’Ispra nel primo semestre del 2022, nel quale ci sarebbe stata la realizzazione di quasi tutti gli interventi programmati, tra cui quelli di riduzione delle emissioni convogliate e diffuse di polveri fini (in particolare provenienti dall’area a caldo, ossia area cokeria, agglomerato, altoforno e acciaieria), i lavori compiuti da Acciaierie d’Italia - la società partecipata dallo Stato, attraverso la controllata Invitalia, e la multinazionale ArcelorMittal – sarebbero stati eseguiti a regola d’arte.

Ma quei risultati potrebbero finire presto sulla graticola dalla nuova inchiesta della Procura di Taranto che conta già 3 indagati eccellenti e ipotesi di reato da far tremare i polsi. Nel registro degli indagati sono finiti il 59enne barese Vincenzo Campanaro, dal 15 luglio del 2019 direttore scientifico di Arpa Puglia, il 55enne romano Francesco Astorri, responsabile della Sezione per la valutazione e i controlli degli impianti di interesse strategico nazionale dell’Ispra, e il 67enne romano Mario Carmelo Cirillo, fino al 31 luglio del 2021 direttore del dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale di Ispra. Ai tre nei giorni scorsi è stata notificata la proroga delle indagini preliminari disposta dal gip Francesco Maccagnano su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e del sostituto Maria Grazia Anastasia che coordinano le attività dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce: i reati ipotizzati – naturalmente in maniera del tutto provvisoria e funzionale all’attività investigativa delegata ai carabinieri del Noe e tuttora in corso – sono, come anticipato, il concorso in tentata concussione, il falso ideologico e il concorso in inquinamento ambientale.

Non una questione di poco conto, insomma, dato che anche dalla qualità e dall’efficacia di quei lavori di adeguamento degli impianti dell’acciaieria tarantina, dipende il dissequestro dell’area a caldo: uno dei principali elementi al centro della contesa tra Invitalia e ArcelorMittal. Senza dissequestro, infatti, l’accordo tra Stato e il socio privato per l’acquisto del complesso aziendale ex Ilva potrebbe non concludersi. Ottenerlo, tuttavia, non è una strada facile: «neppure l’adempimento completo dei lavori Aia rappresenterebbe condizione sufficiente per il dissequestro» ha infatti scritto poche settimane fa la Corte d’assise nelle 3.700 pagine di motivazione a corredo della sentenza del maxi processo «Ambiente svenduto». Confermando la richiesta di confisca avanzata dalla Procura, i giudici hanno spiegato che «ad avviso di questa Corte la descrizione dello stato attuale degli impianti, nonché dello stato dei lavori riguardanti il “Piano Ambientale Aia 2012”, per come è emersa da tutta l’istruttoria dibattimentale, non consente di ritenere in alcun modo superato il presupposto legittimante il sequestro preventivo, nel senso – specificano i magistrati – che attualmente lo stabilimento ancora produce emissioni che mettono in pericolo la salute pubblica, situazione che, è ragionevole presumere, non potrebbe essere evitata con la libera disponibilità» degli impianti».
Insomma se per Ispra i lavori procedono speditamente verso il termine previsto per agosto 2023, per la Corte al momento la salute di operai e tarantini è ancora a rischio. E gli impianti restano quindi sotto sequestro, anche se con facoltà d’uso. Ed è in questo quadro che si inserisce la nuova inchiesta della Procura per far luce sui lavori di adeguamento e sulla loro efficacia: un’indagine che potrebbe anche amplificare la distanza di posizioni visto che l’ultimo rapporto di Ispra sui lavori di adeguamento in fabbrica, relativo al primo semestre del 2022, è firmato proprio dall’ingegner Francesco Astorri, uno dei tre indagati.

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