il rapporto dell'oecd
Guerra, i danni in Puglia e Basilicata
Le province più esposte sono Taranto (Ilva), Foggia, Bat, Potenza e Matera (grano) e Bari (turisti)
Taranto per l’Ilva, Foggia, Bat, Potenza e Matera per la “filiera” del grano e Bari per i turisti russi, ecco la mappa delle province apulo-lucane più esposte (in termini di danni economici e disoccupati) a causa della guerra. I dati sono contenuti nel dossier «I potenziali impatti spaziali della guerra in Ucraina: un caso di studio dall’Italia», realizzato dalla Oecd-Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’istituzione di studio parigina di cui fanno parte 38 Paesi che hanno in comune un’economia di mercato. La premessa da cui parte l’analisi è la seguente: le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina saranno severe in tutte le economie Oecd, specie nelle regioni più vicine al fronte e, quindi, in prima linea per la crisi dei profughi, ma le conseguenze economiche, in particolare quelle determinate dall’aumento dei prezzi dell’energia, sarà anche spazialmente differenziata, pesando su alcune regioni più che in altre e l’Italia non fa eccezione. Però, siccome l’economia di questa nazione è molto differenziata, ci sono zone molte più vulnerabili di altre.
TANTI OCCUPATI E TANTI COSTI - Il settore più esposto in assoluto - secondo gli esperti di Oecd - è quello delle industrie ad alta intensità di gas naturale che non soltanto sono strozzate dall’aumento dei prezzi ma hanno un tasso di occupati molto alto (tra il 6 e l’11% su base provinciale). È questa la condizione che interessa cinque province italiane, tra cui l’area tarantina (per via dell’ex Ilva) e quella di Terni (Umbria). Anzi, per essere precisi, la classifica delle province con il maggiore tasso di occupazione in aziende energivore vede, in ordine crescente: Modena (Emilia-Romagna), Terni (Umbria), Lucca (Toscana), Cremona (Lombardia) e Taranto. La provincia pugliese, quindi, viene considerata al vertice assoluto delle aree più vulnerabili agli effetti della guerra.
AGRICOLTURA E PRODOTTI DA FORNO - La Russia – ricorda Oecd - è il primo esportatore mondiale di fertilizzanti azotati e il secondo fornitore di fertilizzanti potassici e fosforici (FAO, 2022). I prezzi dei fertilizzanti sono in aumento dal 2021 a causa dell’aumento dei costi dei combustibili fossili utilizzati nella sua produzione e delle interruzioni nelle forniture del commercio internazionale dovute alla pandemia di COVID-19. Lo scoppio della guerra in Ucraina – continua Oecd - ha esacerbato questa tendenza. Prezzi di tutti i fertilizzanti, compresi quelli che potrebbero sostituire le produzioni russe, sono in crescita. Nell'aprile 2022, l'indice dei prezzi dei fertilizzanti era a livello di 237,60, rispetto a 104,17 di un anno fa. I coltivatori in Italia dipendono in modo significativo dalle importazioni per queste merci, e l'Italia è il quarto maggiore acquirente di fertilizzanti russi a livello mondiale. Fertilizzanti e combustibili fossili rappresentano un importante input per la produzione in agricoltura. Quindi lo studio si concentra sulle province in cui le aziende di produzione alimentare del grano (intendendo anche la produzione di tutti i prodotti da forno e farinacei) occupano molta manodopera. Ebbene, in un range compreso tra il 2 e il 3% su base provinciale, spiccano quelle di Foggia, Bat, Potenza e Matera.
EXPORT - Quanto alle esportazioni, l’Oecd sottolinea come la Russia rappresenti un modesto mercato di sbocco per i prodotti italiani (l’1,7% nel 2019). Però anche in questo caso le dinamiche cambiano da provincia a provincia. In questo caso, il territorio più esposto è quello delle Marche (il 2,87% dell’export andava in Russia). Però si evidenzia che, prendendo a riferimento il 2019, dalla Puglia sono partite per Mosca merci per un valore di 66 milioni di euro (soprattutto farmaceutici) e dalla Basilicata per quasi 5 milioni di euro.
TURISMO - Capitolo turisti russi: l’Oecd rileva come, a fronte di un numero esiguo, se comparato a quello dei viaggiatori tedeschi, i russi sono tra quelli che spendono di più, con una media di 167 euro al giorno rispetto ai 113 euro degli altri. Nel 2019, si calcola che abbiano speso un miliardo di euro (solo i turisti americani hanno speso di più). Nello stesso anno i visitatori russi hanno trascorso in Puglia 106.429 notti (6.775 in Basilicata). Un numero piccolo che vale solo lo 0,69% di tutte le notti passate dai turisti d’ogni parte del mondo. Il problema è, però, che praticamente tutti questi pernottamenti sono concentrati nella provincia di Bari (molto probabilmente per via di San Nicola, veneratissimo anche in Russia). Quindi, con la guerra e con le difficoltà che ora hanno i russi a effettuare transazioni, si prevede che proprio Bari pagherà un prezzo salato.
LA POLITICA - Sia per le aziende energivore sia per quelle legate, a vario titolo, al grano, la preoccupazione degli analisti è che, per far fronte all’emergenza, le imprese debbano ridurre la produzione e, a caduta, il numero di occupati. Quindi consigliano di studiare aiuti «su misura» e accelerare al massimo la transizione «verde». «Consigliano» alla Politica nazionale e locale. Questo il senso dello studio (in inglese e francese sul sito www.oecd-ilibrary.org): mettere in evidenza le criticità per aiutare i decisori a operare rapidamente le scelte necessarie a evitare il peggio nei territori. Non per nulla il motto dell’Oecd è «politiche migliori per una vita migliore».
Il dossier è stato pubblicato il 22 luglio. Gli studiosi non potevano immaginare che, poche ore prima, Mario Draghi si sarebbe dimesso e che sul tavolo da gioco della Storia il nostro Paese si sarebbe trovato ad affrontare - anche - la variabile elezioni, con le sue promesse di fondi a pioggia e benefit diffusi, antitesi perfetta di quell’operazione economica mirata e rapida che l’Oecd auspicava.