SOS AMBIENTE

«Per ora non c'è emergenza siccità in Basilicata»

Redazione online

La disponibilità negli invasi lucani è di 408 milioni e 300 mila metri cubi di acqua, 37 milioni in meno del 2021. Ma l'Anbi chiede lo stato di calamità per i bacini. In Puglia è pre-allarme

«Non c'è, almeno per ora, emergenza siccità in Basilicata». E’ infatti di circa 408 milioni e 300 mila metri cubi di acqua il totale attualmente disponibile negli invasi lucani: un dato che rispetto allo stesso periodo del 2021 fa registrare un calo di circa 37 milioni di metri cubi. Nei giorni scorsi, tuttavia, la Coldiretti ha segnalato «i primi danni» anche al settore agricolo lucano, in particolare "al comparto cerealicolo e di riflesso a quello zootecnico per l'alimentazione degli animali». E, anche a causa di alcune perdite alle condotte idriche, nel Metapontino - dove vi sono alcune colture di pregio - è stata registrata una perdita di produzione rispetto alla media di circa il 20 per cento.

Sono tre i grandi schemi idrici lucani (lo Jonico-Sinni, l'Ofanto ed il Basento-Bradano) a carattere interregionale che sono destinati a soddisfare le esigenze potabili, irrigue e industriali della stessa Basilicata (40%), della Puglia (58%) e di parte della Calabria (2%).

Ma l'Associazione dei Consorzi chiede lo stato di calamità sui bacini

«Stato di calamità e cabina di regia per monitorare i bacini idrografici. Sono le richieste avanzate al Governo dal presidente dell’Associazione nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi), Francesco Vincenzi, intervenuto nel corso di una iniziativa promossa dalla Coldiretti di Basilicata. «Chiediamo lo stato di calamità e una una cabina di regia con a capo la Protezione civile, che regolarizzi in tutti i bacini idrografici quelli che sono i rilasci da monte e ai prelievi a valle. Se tutto questo non viene fatto si creano conflitti sulla risorsa, sugli usi, tra i territori» sottolinea Vincenzi.

«Il Governo - ha continuato il presidente dell’Anbi - ci ha convocato, sta ragionando sul come affrontare la tematica e auspichiamo che in sede di conferenza Stato-Regioni, insieme allo stesso Governo, si prendano quelle decisioni tali da far nascere lo stato di emergenza e, dall’altra parte, trovare le risorse per fare quegli interventi urgenti e indifferibili che metterebbero - non dico in sicurezza immediata - i nostri territori, in relazione ai cambiamenti climatici che darebbero al nostro Paese una prima risposta. Ma soprattutto occorre creare, in buona parte del Paese, una rete di invasi e insieme a Coldiretti, un piano laghetti, che ci permetta di trattenere l’acqua quando piove e distribuirla quando ne abbiamo bisogno. Tutto questo - ha concluso Vincenzi - dovrebbe portare a un aumento del trattenimento dell’acqua da un 10 a un 30 per cento».

Crisi idrica, scatta il pre-allarme in Puglia

In Puglia non è ancora crisi idrica ma è scattata la fase di pre-allarme. La buona quantità di piogge invernali fa sì che negli invasi ci sia una situazione simile o addirittura in alcuni casi migliore rispetto all’estate scorsa. Ad esempio, nella diga di Occhito sul Fortore, il principale invaso pugliese, ci sono quasi 184 milioni di metri cubi di acqua (dato aggiornato ad oggi dal Consorzio di bonifica della Capitanata), un milione in più rispetto allo scorso anno. Ma le ondate di calore in arrivo anche in Puglia hanno fatto scattare l’allarme soprattutto nel settore agricolo: secondo i calcoli di Coldiretti Puglia, negli invasi artificiali «mancano 80 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità" complessiva. «Ma a preoccupare - denuncia ancora Coldiretti - è la riduzione delle rese di produzione del grano e degli altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta. Con la trebbiatura in corso, si registra un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi». In Puglia il conto pagato dall’agricoltura per la siccità sarebbe pari ad oltre 70 milioni di euro l’anno, sempre secondo Coldiretti.

Confagricoltura: monitorare periodicamente disponibilità degli invasi

«I principali invasi pugliesi sono in una situazione meno critica di quella che si presentava l’anno scorso (giugno 2021) ma questo non vuol dire che in Puglia non ci sia un problema cronico di siccità. Il riutilizzo delle acque reflue trattate e un miglior uso degli schemi idrici possono fornire significativi benefici ambientali, sociali ed economici». Così Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia, interviene sulla crisi idrica e la siccità che da qualche mese colpisce anche le regioni del Nord del Paese. Secondo i dati di Confagricoltura, i principali invasi che riforniscono l’agricoltura pugliese sono in emergenza, ma leggermente meno del 2021. Oggi, l’Occhito sul Fortore ha una disponibilità di circa 183,87 milioni di mc, contro i 182,18 dello stesso giorno del 2021. Mentre il Marana Capacciotti ha a disposizione 38,12 milioni di mc, contro i 37,87 del 2021. «Le disponibilità sono tuttavia al di sotto di quella massima, 333 mln di mc per l’Occhito sul Fortore e 48 mln per il Marana Capacciotti», specifica Lazàro. «A risentire maggiormente della crisi idrica è il settore agricolo: negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, con il 50% dei danni concentrato in sole quattro regioni: Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna» conclude.

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