L'intervista
Fitto: «Puglia politica ridotta a un mercato»
Caso Palese: «Il governatore compra e c’è chi si vende». «Dovremmo parlare, e il tema non è solo politico, dell’ospedale in Fiera. Il dato eclatante: il più alto tasso di mortalità specifica in Italia è quello pugliese»
Una riflessione senza sconti sulla Puglia politica, terra di imprevedibili ibridizzazioni, insieme ad amarcord e analisi: Raffaele Fitto (Fdi), co-presidente dei Conservatori europei, da Strasburgo, non si sottrae a nessuna domanda e prova a disegnare gli scenari futuri possibili.
La Puglia politica registra nuovi smottamenti. Il centrosinistra si annacqua nella “coalizione dei pugliesi” e il centrodestra registra l’esodo di tanti suoi dirigenti: quali i fronti in campo?
«La questione pugliese ha anticipato quella nazionale. Si tratta di capire in che parte del campo ci si trova o se si vive di equivoci».
A cosa si riferisce?
«La “coalizione dei pugliesi” è un modo furbesco di giustificare scelte opportunistiche che tradiscono la propria storia personale ed il mandato elettorale. Bisogna invece ripartire dalla coerenza e appartenenza per dare credibilità al progetto di centrodestra».
La nomina del “tecnico” Rocco Palese nella giunta Emiliano?
«Il discorso è ampio, non riguarda il singolo. Da tempo nella regione è in piedi un mercato».
Un “gran bazar” politico?
«Sì: c’è chi compra, ovvero Emiliano, e chi si vende. Tutti coloro i quali si accomodano su comode poltrone usano diverse giustificazioni, ma di fatto diventano parte di un sistema clientelare privo di qualsiasi visione ideale e di governo».
Saltano così i confini tra forze politiche.
«È un tema che non dovrebbe interessare solo il centrodestra, ma soprattutto il centrosinistra, o meglio quel pezzo di mondo progressista che prova a resistere - senza grande successo - alle quotidiane mortificazioni alle quali è sottoposto da Emiliano. Tuttavia sono ottimista».
Franco Battiato cantava «sì, cambierà...».
«Bella canzone… Si tratta, in Puglia, di un sistema di potere che ha il fiato corto. Per quanto ci riguarda, non è semplice, ma oggi conta resistere».
Palese è stato suo braccio destro anche nelle politiche sanitarie…
«Il piano sanitario fatto dal governo che ho avuto l’onore di presiedere aveva una sua visione. Impropriamente e strumentalmente si è posta l’attenzione sulla chiusura degli ospedali, di fatto non prevista: furono soppressi solo reparti doppioni. La chiusura vera e propria di molti ospedali c’è avvenuta successivamente con Vendola e Emiliano… Non è una mia opinione, basta avere il tempo per leggere i provvedimenti e le carte… Dietro questa polemica si è evitato di parlare delle tante nostre realizzazioni: l’attivazione del 118, l’avvio della medicina distrettuale con gli ospedali di comunità, gli hospice, le cure domiciliari…».
La sinistra ha fatto delle critiche al suo piano un caposaldo della sua propaganda.
«All’epoca la rottura di un ascensore in un ospedale era colpa del presidente della Regione. In questi ultimi giorni sono morte due persone nei Pronto soccorso dopo ore e ore di attesa , ma non si capisce di chi è la responsabilità».
La gestione dell’emergenza Covid di Emiliano?
«Servirebbe una ricostruzione enciclopedica».
Da dove si parte?
«È stata una emergenza con molte “operazioni” camuffate da emergenza. Fu ordinato ai medici di base di rimanere a casa, è mancata l’assistenza nelle Rsa e nelle case protette, si sono spese cifre incredibili per comprare dpi dalla Cina che non sono stati nemmeno utilizzati, acquisti da aziende discutibili con procedure imbarazzanti…».
Un lungo elenco.
«Non dimentichiamo la macchina capace di processare diecimila tamponi: che fine ha fatto? La fabbrica di mascherine, gli aerei dalla Cina accolti in pompa magna ed a reti unificate. Dovremmo parlare, ma il nodo non è solo politico, dell’ospedale in Fiera. Il tema eclatante è un altro».
Quale?
«Il più alto tasso di mortalità specifica in Italia è quello pugliese: lo dicono le statistiche».
Il centrodestra perde i suoi giocatori come la Fiorentina con la Juventus…
«Mi prende dal lato debole, quello del calciomercato della mia amata Vecchia Signora, ma la politica dovrebbe essere diversa dall’albergo milanese dove si trattano i giocatori. Bisogna difendere la dignità e la decenza. Il problema c’è: su questo terreno Fdi è un presidio di coerenza. E la Meloni pone la questione identitaria per comprendere come sarà il centrodestra del futuro: si parte dai valori e dalla visione per stilare una agenda politica con chiarezza».
Sull’agricoltura la Puglia resta inadempiente nella spesa dei fondi Ue?
«Apprezzo l’impegno dell’assessore Pentassuglia, in controtendenza rispetto al passato. Lo sosterremo in Ue, con tutti i colleghi, ma il disastro ereditato è sotto gli occhi tutti. Nei giorni scorsi con Paolo De Castro abbiamo chiesto la terza deroga, per evitare di perdere i fondi. La Puglia è l’unica regione in questa situazione in Italia».
Sull’energia da destra avete contrastato i partiti del no al Tap.
«Insieme alla bolletta raddoppiata a casa dei cittadini, bisognerebbe mandare il bestiario delle dichiarazioni di chi si è opposto a tutto. Dal gasdotto di Melendugno al rigassificatore di Brindisi ed a tanti altri progetti».
Arriva la riforma Cartabia: correggerà le storture del rapporto tra magistratura e politica che anche in Puglia ha avuto svariati “effetti collaterali”?
«Vedremo il dibattito in Parlamento, ma in Puglia la stortura del rapporto politica-magistratura ha raggiunto l’acme: dagli anni novanta ai nostri giorni abbiamo assistito al cambio di stagioni politiche anticipate e/o accompagnate da inchieste giudiziarie che si sono concluse con clamorosi flop. Il filo rosso nel rapporto tra politica e magistratura - a differenza di quello che accade in altre parti d’Italia - in Puglia non è da raccontare con retroscena, perché abbiamo visto tanti protagonisti in scena».
In Ue è stato il regista dell’inclusione dei Conservatori e di Fdi nella maggioranza del parlamento di Bruxelles. Nessun esclusione dai giochi come per la Le Pen in Francia?
«La scelta dei conservatori, di cui Giorgia Meloni è presidente, è di grande prospettiva. I conservatori sono centrali in Europa, e lo abbiamo dimostrato con la recente elezione dei vertici del parlamento; siamo protagonisti e forti di importanti relazioni internazionali con i repubblicani Usa, con il Likud e i Tory».
È stato eletto consigliere regionale nel 1990. Ricorda il primo giorno in via Capruzzi?
«Con tanta nostalgia. In quel momento ho lasciato moto e jeans e vita spensierata. Ero sgomento di fronte alle tante cose da imparare. Penso di essermela cavata».
Un aneddoto da governatore?
«Molte soddisfazioni, come per le realizzazioni degli aeroporti, le tante riforme, l’istituzione dell’Apulia film… Però la più grande emozione è stata quando sono entrato nella stanza della presidenza, era stata quella di mio padre, Totò, dodici anni prima».
Con Berlusconi?
«Il rapporto è stato costellato di molti alti e bassi. Ora si è superato tutto e da parte mia c'è stima e affetto. E sono convinto che i sentimenti siano reciproci».
Il centrodestra è in frantumi dopo il Colle. In Puglia era successo anche per le regionali.
«La storia delle regionali è nota e non voglio ritornarci. C’è un problema di posizionamento e di formazione delle classi dirigenti. Nei prossimi giorni partirà una scuola di formazione politica: serve una rilevante competenza insieme alla forza dell’identità».
Dopo l’assessorato a Palese, Emiliano potrebbe offrire anche a lei un posto in giunta?
(Fitto sorride, ndr). «Ho mille difetti e ho fatto tanti errori di valutazione delle persone. Ho poche certezze: la prima è che ho sempre pagato un prezzo alto per mantenere la mia linea di coerenza e serietà, anche intraprendendo strade non convenienti… La mia bussola resta questa: il confronto con gli elettori e la schiena dritta. La mia dignità non ha alcun prezzo».