Distruggere gli alberi per portare via i nidi dei pappagalli e poi rivenderli nel mercato illegale. E’ questo quanto si sta verificando a Molfetta, soprattutto nell’agro. Le segnalazioni da parte dei proprietari di fondi e ville si stanno moltiplicando nell’ultimo periodo per un fenomeno già molto diffuso anche nei comuni limitrofi come Terlizzi, Bitonto, ma anche nella stessa Bari.
Lo scorso anno i Carabinieri della Compagnia di Molfetta avevano effettuato una serie di interventi per altrettante segnalazioni pervenute. In un’occasione erano riusciti ad intercettare alcuni malviventi, denunciandoli e recuperando ben 50 piccoli pappagalli della specie “parrocchetto monaco”, affidandoli successivamente al Wwf di Molfetta. Il modus operandi di questi malviventi sembrerebbe essere sempre lo stesso: senza porsi tanti scrupoli entrano nelle ville private e pubbliche, laddove sono presenti nidi di pappagalli, ed armati di piccole motoseghe tagliano i rami, ma in alcuni casi anche gli alberi, come due anni fa a Giovinazzo , per far cadere i grandi nidi e prelevare uova o nidiacei di pappagalli. Come sottolineato, nell’agro di Molfetta sono più di una le segnalazioni pervenute. In contrada Gurgo, al confine con il territorio di Terlizzi, ladri di pappagalli hanno completamente devastato alberi di cedro, portando via diversi nidi. Situazione analoga in altre zone dell’agro, dove la devastazione degli alberi deriva dalla possibilità di recuperare più nidi possibili. La spiegazione di tanta attenzione nei confronti del “parrocchetto monaco” è da ricercare nel suo valore sul mercato. In media un esemplare di questo genere è acquistabile nei classici negozi di animali al costo di 120/150 euro, mentre nel mercato illegale è rivenduto ad un costo che si aggira sugli 80 euro.
L’Italia è parte della Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie animali e vegetali selvatiche minacciate d’estinzione (CITES) che tutela, con regimi diversi, circa 35.000 specie animali e vegetali mediante il controllo del loro commercio internazionale. Anche il pappagallo “parrocchetto monaco” è inserto in questa convenzione allo scopo unico di controllare certe tipologie di commercializzazioni. Da questo ne deriva che chiunque dovesse detenere pappagalli sprovvisti di documento di certificazione Cites è punibile penalmente, oltre che con sanzioni di diverse migliaia di euro. La situazione, già evidenziata qualche tempo fa, è tornata farsi preoccupante. Sul tema è intervenuto anche il Wwf di Molfetta attraverso il suo referente Pasquale Salvemini. «I danni provocati all’ambiente sono sotto gli occhi di tutti – ha precisato quest’ultimo – e si tratta di danni trasversali che interessano sia le specie vegetali compromesse, che la vita dei pappagalli. Molto lo possono fare i cittadini, evitando di rivolgersi ad un mercato illegale e decidendo di acquistare queste specie soltanto da rivenditori autorizzati. Il mio invito è rivolto anche alle forze di polizia affinchè mettano in atto più controlli per fermare queste barbarie».