Approfondimento
«Benvenuta svolta digitale»: il forum della «Gazzetta» su giovani e futuro
Il confronto tra l’assessore regionale Alessandro Delli Noci, il presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana e il rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini
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C’era una volta l’Università concepita come torre d’avorio, dedita alla preparazione tematica dei propri iscritti e concentrata sull’obiettivo di «sfornare» laureati. E c’era una volta l’impresa impegnata ovviamente a inseguire i propri profitti, capace sì di arruolare i laureati, ma di fatto slegata da tutto il ciclo di formazione accademica. Insomma c’era una volta una società impostata per compartimenti stagni, in cui il filosofo si occupava di pura teoria e il biologo di laboratorio, lo storico era solo un topo di biblioteca e l’ingegnere era l’esperto di cantieri. Adesso che la società sta cambiando, peraltro con tempi imprevedibilmente accelerati, l’Università non è più una cattedrale nel deserto e pure l’impresa non si concepisce più come epicentro della produzione contrapposto a quello della formazione.
La collaborazione tra mondo accademico e mondo imprenditoriale è finalmente una realtà. Anche in Puglia non si è più all’anno zero, tanto è vero che esistono esempi virtuosi nei metodi e brillanti nei risultati. Tuttavia si va alla ricerca della chiave per rendere strutturale la collaborazione tra Università e impresa, tra ricerca e produzione. La parola magica che ispira questo processo è «innovazione», spesso fusa e confusa con la tecnologia. Ma l’innovazione necessita di una terza sponda, di un elemento catalizzatore che sostenga questo processo, lo guidi, lo indirizzi orientandolo in base alle esigenze del territorio. E questo è il ruolo della politica, sia in sede nazionale sia, ancor più specificatamente, regionale. Perché la ricerca e la produzione abbiano insieme una ricaduta positiva per la crescita del territorio è fondamentale dunque una visione di futuro, altrimenti si finirà per costruire ancora acciaierie a ridosso dei villaggi turistici.
Per approfondire questi aspetti si è svolto ieri a Bari uno dei Forum voluti dalla «Gazzetta» d’intesa con Confindustria di Bari-Bat. È stato il primo appuntamento con interlocutori esterni ad una settimana dall’inaugurazione della nuova sede del giornale che, per i suoi spazi ampi, consente incontri in presenza.
Si è partiti dall’approfondimento di due casi specifici, segnalati dalla stessa Confindustria territoriale: due esempi di buone pratiche imprenditoriali, avviati in virtù della collaborazione tra Università e impresa. In particolare, nel primo caso, tra la facoltà di Agraria e la Tersan, azienda che si occupa del recupero di rifiuti organici per trasformarli in fertilizzanti; nel secondo caso tra Informatica e la Auriga, azienda specializzata nella elaborazione di sistemi tecnologicamente avanzati a beneficio del settore bancario.
Ne è emerso un contesto in rapida evoluzione, sostenuto in maniera articolata e pianificata dalla Regione Puglia, cioé il soggetto pubblico capace di captare fondi anche europei. Utile e proficuo, perciò, il confronto tra l’assessore regionale Alessandro Delli Noci, il presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana e il rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini. Il futuro - questo è emerso - passa attraverso la svolta digitale.
DELLI NOCI: «IN PUGLIA UN'ACCADEMIA PER FAR CRESCERE LE AZIENDE» - Una visione di futuro possibile c’è. Alessandro Delli Noci, assessore regionale allo sviluppo economico della Puglia, entra nel merito snocciolando i singoli punti di un programma fattibile e comincia dalla proposta di costruire una «academy digitale» legata al mondo industriale. E spiega: «In Puglia l’industria è cresciuta, ma non quanto avrebbe potuto perché scarseggia il personale specializzato: nella produzione vengono schierati informatici e ingegneri, e non “operai” del digitale». Da qui la proposta di istituire questa accademia che non sia un’altra università, ma un attrattore per le aziende. «Così - dice - possiamo attrarre investimenti. E non si tratta di tagliare opportunità di occupazione per laureati, ma piuttosto di aggiungerne altre».
Nel programma di Delli Noci figurano anche «politiche espansionistiche» di formazione e di ricerca in altri territori come stanno facendo per esempio Germania e Usa. In Albania, per esempio, si parla sempre meno l’italiano e sempre più il tedesco. L’assessore ha perciò annunciato la nuova strategia che punta a un programma di cooperazione: il 17 e 18 giugno saranno a Bari delegazioni di Albania e Montenegro per recuperare il dialogo in tal senso.
Altro capitolo è rappresentato dai bandi regionali: l’obiettivo è stimolare la «rete» tra ricerca e imprese. «L’impresa - spiega l’assessore - fa domanda per risolvere problemi complessi e il mondo della ricerca risponde». La sfida per l’Università insomma è stimolante. In questa partita, tuttavia, entra in campo anche PugliaSviluppo, agenzia regionale che ha capacità di risposta rispetto ai bandi. «Molte imprese - ammette l’assessore - non accedono ai bandi regionali perché i portali informativi sono complessi, perché i bandi riguardano più i consulenti che le imprese». Per questa «correzione semantica», come la chiama l’assessore, è stata pianificata una sinergia con Invitalia.
Poi c’è il capitolo dei brevetti. «Sono pochi, me ne sono accorto anche io - dice Delli Noci - e anche in questo caso il bando regionale non è stato utilizzato quanto avrebbe potuto. Perciò con l’assessore Leo stiamo studiando contratti di programma che prevedano anche la formazione: se dobbiamo introdurre un nuovo modello, abbiamo bisogno di formazione d’intesa con il mondo accademico».
Più articolato il capitolo relativo alla creazione d’impresa. «Lanceremo a breve - annuncia l’assessore - un cambio di passo sull’innovazione tecnologica». Ci sarà il bando «Nidi», strutturato sull’imprenditoria giovanile (con un co-finanziamento fino al 75%). Punterà sui servizi per il turismo «perché, strutturata l’accoglienza, adesso bisogna pensare ai servizi». Poi ci sarà il bando «Tecno-nidi», per favorire il controesodo dei cervelli e favorire gli investimenti sul territorio. Infine il bando «Space-tecno-nidi» dedicato al settore aerospaziale.
Lungo l’asse Brindisi-Taranto, la Regione programma inoltre investimenti per l’economia circolare, con un centro di sperimentazione dell’idrogeno, «nuova sfida ecologica ed energetica», dice Delli Noci. Con Cassa Depositi e Prestiti, la Regione Puglia sta già lavorando per il sostegno a idee imprenditoriali.
Ultimo capitolo: le relazioni internazionali. È in corso una mappatura delle relazioni già esistenti a livello accademico con l’intento di utilizzarle per generare un mercato per le imprese. «Così si crea rete: la sfida - conclude Delli Noci - è che la Puglia sia protagonista in uno scenario mondiale».
«LA RICERCA NEL SOTTOSCALA», PAROLA A STEFANO BRONZINI - Il rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini, non la manda a dire. «Stiamo brevettando una molecola per l’osteoporosi, eppure quel laboratorio ha sede in un sottoscala. Venite a vedere: la produttività della nostra regione è di altissimo livello, e perciò l’errore è non accompagnarci conoscendoci, perché noi non chiediamo solo risorse».
Bronzini rivendica i risultati raggiunti dall’Ateneo barese, e lamenta che tuttavia non siano riconosciuti all’esterno. Sottolinea quanto si sia svecchiato il mondo accademico: precisa che l’età media dei docenti è scesa di tredici anni per effetto dell’inserimento di 119 nuovi prof; segnala che sono stati riaccesi ventidue settori disciplinari e lamenta che il modello novecentesco dei saperi (distinti rigidamente tra loro) sopravviva ancora persino in termini linguistici. Esempio: fuori dall’Università si parla ancora di facoltà, mentre la struttura attuale del mondo accademico è fondata sui dipartimenti, con un respiro ampio e interdisciplinare. Bronzini racconta che l’Università è sì il luogo della formazione, ma anche «quota parte dell’attività industriale». «L’Università - rileva - è ricerca, erogazione di innovazione, non di tecnologia, che diventa formazione». Precisa che il numero dei dottorati industriali è aumentato (ora sono circa 200) e che l’apertura al mondo produttivo passa attraverso l’ibridazione dei saperi, la contaminazione tra discipline. La facoltà di Agraria all’epoca fu istituita per favorire la riforma agraria, mentre ora lì si studiano il suolo e i rifiuti, cioè materie più vicine alla geologia e alla fisica.
Questa «ibridazione della ricerca» è per il rettore il terreno comune tra l’Università e le imprese. Da qui la richiesta di poter intercettare risorse regionali e l’appello a concertare con le imprese una campagna all’estero «per informare su cosa si può studiare da noi». Medicina e meccatronica sono i settori su cui si è investito finora; la nuova frontiera passa attraverso i dipartimenti sull’ambiente e l’innovazione umanistica, con informatici ed economisti. «Oggi l’idea di umanesimo - conclude - è cambiata».
«SERVONO I DOTTORATI INDUSTRIALI», SERGIO FONTANA - «Il capitale umano è fondamentale». Lo ripete più volte Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia e di Bari-Bat, e lo dice tirando il braccio al rettore dell’Università. «Abbiamo bisogno di maggiore collaborazione, perché la vera risorsa sono i nostri giovani laureati, il capitale umano appunto». Per questo Fontana chiede di incentivare e moltiplicare i cosiddetti dottorati industriali, cioé il percorso di specializzazione e ricerca post-laurea direttamente in azienda: «Alla fine, il ricercatore potrà restare in azienda, se è valido». Per sostenere questo capitolo di spesa, il presidente degli industriali pugliesi propone il ricorso a una quota del Recovery Plan.
Altro punto cruciale sono i brevetti. «Qui brevettiamo troppo poco come imprese e come Università», afferma. «Siamo troppo poco agili: gli uffici ci sono, ma bisogna agire in maniera più rapida»
Fontana auspica una «innovazione di processo» e fa l’esempio della produzione della pasta, cioè un prodotto classico, ma la ricerca e l’innovazione - sottolinea - la consentono con una sensibile riduzione di costi.
Per quanto possa apparire paradossale, per tutto il tempo del forum non si è parlato di pandemia e dei suoi effetti, ma di sviluppo possibile. Solo per un aspetto, Fontana ha fatto riferimento al Covid: «Giusto avere una visione, ma serve la sostanza. Va applicata subito una misura già adottata durante la pandemia, perché per l’innovazione e la ricerca serve liquidità». L’obiettivo è il cosiddetto «Titolo secondo Covid», cioé una misura che gli imprenditori chiedono alla Regione di confermare perché la ritengono «valida e meglio dei bond». «Bisogna continuare a erogare scorrendo la graduatoria, precisa Fontana, perché le aziende hanno straordinario bisogno di liquidità».
Insistendo sulla necessità di una sinergia tra pubblico e privato, Fontana chiede di «continuare sulla linea della concertazione e della internazionalizzazione». Al riguardo strizza l’occhio all’Università per poter utilizzare la piattaforma internazionale del mondo accademico «e così far crescere la cultura d’impresa». L’appello finale: «Facciamo sinergia sul territorio in forza di bandi cui accedere: da questi bandi, molte imprese sono spaventate per via della burocrazia».
LEONARDO DELLE FOGLIE: DAI RIFIUTI IL BIOMETANO «È LA NOSTRA RIVOLUZIONE» - Nel prossimo mese di ottobre sarà prodotto in Puglia il primo metro cubo di biometano ricavato da rifiuti organici: sarà un bio-carburante avanzato per autotrazione. «È la terza rivoluzione tecnologica per la produzione di biometano dai rifiuti organici», annuncia orgoglioso Leonardo Delle Foglie, patron della «Tersan» di Bari, azienda segnalata dalla stessa Confindustria come modello in riferimento alla collaborazione tra impresa e Università. L’azienda infatti nel 2015 ha cominciato una partnership con Agraria nel 2015 assorbendo cinque neo-laureati; nel tempo questi giovani sono aumentati e oggi i neo-laureati assunti sono ventuno. L’accordo con Agraria è stato confermato negli anni; ora l’intesa riguarda il Dipartimento di Fisica per l’innovazione di processo e non solo di prodotto. Le ultime due esperienze riguardano due tesi di laurea elaborate sul campo. «Ospitiamo i giovani nel pieno delle loro energie e motivazioni, e questa è una occasione per trasferire loro cultura d’impresa».
La Tersan - cioé «Terra sana» - nasce nel ‘74, oggi ha 65 dipendenti e 17 milioni di fatturato. Ha sempre puntato al recupero dei rifiuti organici per trasformarli in fertilizzanti. «La nostra visione limpida, sin dall’inizio, si conferma oggi -. dice Delle Foglie - la nostra forza».
FIORE: «QUI ABBIAMO INVENTATO IL SOFTWARE DEL BANCOMAT» - «Eravamo quattro giovani scapestrati. Abbiamo cominciato trent’anni fa: ci siamo dedicati all’informatica applicata al mondo bancario. Adesso, in sette casi su dieci, il software del bancomat è inventato da noi, a Bari». Vincenzo Fiore è orgoglioso della sua azienda, la «Auriga», che oggi vanta 400 dipendenti, ha 30 milioni di fatturato ed è presente in vari paesi europei e in Messico come fornitore di vari istituti di credito.
Anche questa «buona pratica» è stata segnalata da Confindustria per l’effetto prodotto in azienda dalla collaborazione con l’Università, in particolare con Informatica.«Abbiamo investito in ricerca e innovazione - afferma Fiore - mentre i nostri competitor hanno maggiore capacità economica da investire. Noi abbiamo puntato sull’Università da subito, la nostra è una collaborazione storica». In questa fase si sta compiendo un ulteriore salto di qualità: non sono più solo i dipartimenti scientifici a fare da sponda, ma anche quelli umanistici: per esempio da Lettere gli esperti di filologia stanno collaborando per il riconoscimento vocale attraverso i mezzi tecnologici.
Fiore insiste per un’accademia digitale. Chiede di «cambiare il paradigma della scuola» per orientare meglio i ragazzi verso il lavoro. «Noi in una scuola di Bari abbiamo creato una sezione digitale perché bisogna cambiare il modo di insegnare e concepire il digitale, che deve affiancare la carta, anche per i testi scolastici»»