L'emergenza
Allarme variante Coronavirus «inglese», caso sospetto a Bari: 25enne rientrata da Londra
La giovane è risultata positiva: il tampone sarà analizzato da Istituto Zooprofilattico. L'esperto barese: «Il vaccino dovrebbe funzionare lo stesso»
BARI - Un caso sospetto della nuova variante britannica del Covid-19 è all’esame delle autorità sanitari pugliesi: riguarda una ragazza 25enne rientrata giovedì scorso a Bari da Londra con la febbre. La giovane, sottoposta a tampone nel capoluogo pugliese, è risultata positiva al Coronavirus.
La ragazza, come anticipato dal quotidiano la Repubblica, sarebbe rientrata giovedì scorso con un volo Ryanair molto affollato. Al passaggio al termoscanner (Ufficio sanitario marittimo e aereo di frontiera) la giovane avrebbe detto di avere avuto sintomi para-influenzali già in Inghilterra dove si era sottoposta a un test antigenico del quale non aveva avuto l’esito prima di partire.
La ragazza, che ora si trova in isolamento a Molfetta e in buone condizioni, è stata sottoposta a un tampone a Bari, risultato positivo al Coronavirus. Il tampone verrà esaminato nelle prossime ore dall’Istituto Zooprofilattico di Foggia per verificare se si tratta della variante inglese del virus.
Gli altri passeggeri del volo saranno convocati nelle prossime ore per essere sottoposti al tampone.
ANALISI ALL'ISTITUTO ZOOPROFILATTICO - «Il tampone arriverà in mattinata - spiega Antonio Parisi, dirigente del laboratorio di biologia molecolare della sede di Putignano dell’Istituto Zooprofilattico - lo metteremo in lavorazione innanzitutto per confermare la diagnosi molecolare e poi per accertare una eventuale presenza della nuova variante britannica del Coronavirus».
«Ad oggi - conclude - sono già stati sequenziati 190 genomi e nessuno presentava caratteristiche di questa variante inglese».
La Regione, tramite la Asl di Bari, sta verificando i contorni della vicenda. Pare infatti che la ragazza si sia contagiata in un momento successivo, tanto che il caso non era stato segnalato. Gli arrivi in Puglia dal Regno Unito negli ultimi 14 giorni sono circa 5mila e, in base al protocollo del ministero della Sanità, verranno tutti sottoposti a tampone. “Al momento - dicono fonti della Regione - il virus mutato non risulta essere arrivato in Puglia”.
IL BIOLOGO MOLECOLARE GRAZIANO PESOLE (Massimiliano Scagliarini) - «La nuova mutazione, per quanto sappiamo, solo ieri è stata accertata in Italia su in viaggiatore in arrivo dalla Gran Bretagna. Ma in Inghilterra ci sono già i segnali di una terza ondata».
Graziano Pesole, professore ordinario di Biologia molecolare dell’Università di Bari, ha partecipato ai programmi di ricerca che hanno analizzato il genoma del coronavirus: «Della nuova variante - dice - sappiamo ancora poco, ma maggiore infettività non vuole dire anche maggiore virulenza».
Intanto, in cosa consiste la maggiore infettività della variante che l’Inghilterra ritiene «fuori controllo»?
«Tutti sanno ormai che il meccanismo è del tipo chiave-serratura. La chiave è la proteina spike, che entra nel recettore presente nelle cellule umane. La variante inglese “N501Y” è appunto una mutazione che cade proprio nel punto di contatto tra chiave e serratura: è come se la chiave funzionasse meglio. Su questo sono stati fatti studi preliminari sia su modelli animali che su cellule umane, ma ne sappiamo ancora abbastanza poco».
Un virus che circola più velocemente è anche più pericoloso?
«Maggiore infettività non vuole dire maggiore virulenza o patogenicità. Non sappiamo se sia più virulenta, probabilmente non lo è: non dovrebbe avere effetti specifici».
La mutazione dei virus non è un fenomeno nuovo.
«Abbiamo analizzato tutti i genomi virali fin qui ottenuti, circa 200mila, e ci sono circa 28mila varianti. In tutto il mondo si è diffusa una prima variante, la “D614G”, di cui è stata dimostrata, in modo abbastanza evidente, la maggiore infettività. È apparsa per la prima volta in Cina ma ora è ovunque tanto da essere presente circa nel 90% dei ceppi virali».
La variante inglese è già arrivata?
«Per quello che ne sappiamo ieri sarebbe stata riscontra su un viaggiatore inglese, ma da noi si fa ancora poca sorveglianza genetica. Nel Regno Unito sono stati sequenziati diverse migliaia di ceppi virali, da noi circa un migliaio e tra questi la variante inglese non c’è. Anche se, appunto, il dato è limitato».
Il virus mutato è in grado di beffare il vaccino?
«No, dovrebbe funzionare lo stesso. Anzi sull’altra variante è stato effettuato uno studio che ha mostrato come il vaccino addirittura funzioni meglio. Nulla possiamo dire su altre mutazioni, mi pare difficile però che possano sfuggire. Tuttavia la conoscenza delle varianti ci può consentire di aggiornare il vaccino: nulla vieta che invece di iniettare un Rna per unica proteina, si inietti una miscela di Rna».
Dobbiamo prepararci a convivere a lungo con il coronavirus?
«È molto probabile che rimarrà endemico per un po’. Ma è evidente che se si raggiunge l’immunità di gregge, potrebbe via via scomparire».