Il ricordo

Paolo Rossi, Matarrese: «Unico, splendida persona»

Fabrizio Nitti

«Un campione “strano”, nel senso che non ha mai fatto pesare il suo nome. E comunque un fuoriclasse, anche nella vita»

«Unico». È l’aggettivo che Antonio Matarrese appiccica a Paolo Rossi. «Un campione “strano”, nel senso che non ha mai fatto pesare il suo nome. E comunque un fuoriclasse, anche nella vita. Troppi dolori in questo 2020, troppi. E due grandi giocatori andati via, scomparsi all’improvviso. Di Maradona si è detto tutto... Quello di Rossi, però, lo avverto come un lutto “famigliare”. Era una persona squisita».

Antonio Matarrese nella sua trentennale esperienza calcistica ha ovviamente avuto modo di conoscere da vicino anche Paolo Rossi. Anche se l’impatto non fu proprio dei migliori. Quell’impatto oggi è diventato tema di risate e rimpianti.

«Io questi azzurri li prenderei a calci nel sedere». Se la ricorda questa frase dettata durante i Mondiali del 1982? Accadde il finimondo.
«E certo (ride, ndr). Ero appena stato eletto alla presidenza della Lega. I primi risultati di quell’Italia non furono proprio esaltanti. Diciamo che quelle mie parole contribuirono alla rincorsa verso il titolo?. Da quel momento gli Azzurri si scatenarono. E pure Rossi. Pensate che in quei giorni, a causa anche di altre e più roventi polemiche, perfino il presidente federale Sordillo chiedeva il permesso al capo delegazione De Gaudio per salutare la squadra. Bearzot coprì a puntino i suoi uomini. Altra scelta azzeccata»

Insomma, meno male che nessuno li prese a calci. Quelli furono i Mondiali di «Pablito». E di una vittoria nel nome di Paolo Rossi.
«Non lo conoscevo di persona, all’epoca. Ma dalle mie mani “passavano” tutti gli incartamenti dei giocatori della A. Bearzot fece bene a portarlo in Spagna, nonostante la situazione complicata che si era creata per le vicende post calcio scommesse. Il cittì forzò la mano ed ebbe ragione. Era una squadra di campioni. Ma lui, Rossi, cercava di non farsi notare. Rimaneva quasi in disparte. Poi, quando vinsero il titolo, mi si avvicinò dicendomi: “Presidente, io sono Rossi. Ora mi darà un po’ di considerazione?”. Ma nelle sue parole non c’era spirito di rivalsa, anzi. Leggevo in quella frase, invece, una voglia di protezione e tanta semplicità Nacque un rapporto stupendo e simpatico, andato avanti nel corso degli anni».

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