L'emergenza

Puglia, tamponi rapidi: si parte non prima di dicembre

Massimiliano Scagliarini

Resta lontano l'accordo con i medici di base

I medici di famiglia per il momento non faranno i tamponi rapidi. Nonostante l’ottimismo dell’assessore alla Salute in pectore, Pier Luigi Lopalco, il tavolo tecnico di martedì non ha raggiunto una conclusione che permetta di definire come (e soprattutto dove) si faranno i test antigenici che consentono di avere l’esito in 15 minuti. Difficilmente, insomma, si partirà prima di dicembre.

L’accordo contrattuale siglato a livello nazionale ha inserito la prestazione (che verrà pagata ai medici 18 euro a tampone) tra gli obblighi del rapporto di convenzione. Tuttavia spetta alle Regioni stabilire le modalità applicative dell’accordo. E la sensazione emersa dai primi due incontri è che, al di là degli annunci di facciata, medici e pediatri di famiglia non abbiano particolare fretta di cominciare a fare test rapidi: temono il contagio.

Il kit per il tampone antigenico è un cotton fioc che, dopo essere stato passato sulla lingua o nelle narici del paziente, va inserito in una boccetta contenente un reagente: il cambio di colore segnala l’eventuale positività, da confermare poi con un tampone molecolare classico. I kit hanno bassa sensibilità (ci potrebbero essere i cosiddetti «falsi negativi»), ma possono essere molto utili per gli screening di massa: in particolare, dovrebbero essere usati per certificare la guarigione degli studenti e consentirne la riammissione a scuola, compito che ora ricade sulle strutture di sanità pubblica.
«Stiamo portando a termine l’accordo con i medici di medicina generale per effettuare i tamponi antigenici», ha annunciato ieri Lopalco. Ma ci vorrà tempo. I medici chiedono di non fare i tamponi in studio, richiesta che la Regione considera accettabile solo per chi lavora all’interno di condomini, meno per chi ha sede in strutture isolate o addirittura nelle case della salute. I Comuni, insieme all’Anci, si stanno organizzando per mettere a disposizione aree attrezzate (ad esempio quelle in cui vengono fatti i tamponi drive-in), ma l’organizzazione risulta poco pratica. I medici chiedono anche di fare «formazione» sull’uso del tampone: probabilmente verrà fatto un corso online della durata di un paio d’ore.

Nel frattempo, la Asl di Bari - che per prima era partita con le consegne dei kit - ha risposto a brutto muso alla Fimmg che invece non aveva gradito la richiesta, fatta ai medici la scorsa settimana, di indicare la sede in cui avrebbero effettuato i tamponi. La Fimmg aveva accusato la Asl di provocare «enorme confusione». Il direttore generale Antonio Sanguedolce risponde con ironia: «Sembra che i medici abbiano ben compreso le chiare indicazioni fornite da questa direzione, atteso che già al termine della mattina di lunedì 9 risultavano correttamente ricevute oltre 450 preferenze». La Asl di Bari ribadisce l’«urgenza» di avviare l’effettuazione dei test rapidi, visto che la campagna di test concordata in sede ministeriale deve svolgersi entro il 31 dicembre.

Intanto la Regione ha fatto sapere che ad oggi risultano consegnate ai medici di famiglia e ai pediatri 880mila dosi di vaccino antinfluenzale. «Non è vero che c’è un ritardo - ha detto Lopalco rispondendo alle critiche - gli anni scorsi, a fine stagione, i vaccini distribuiti non superavano mai le 600mila dosi». La Puglia è stata tra le prime regioni a muoversi e ne ha acquistate complessivamente 2,1 milioni, un numero enorme se confrontato con le serie storiche. Ma ad aumentare è stata anche la richiesta da parte delle famiglie: il vaccino è infatti fondamentale per evitare che i sintomi dell’influenza stagionale possano confondersi con quelli del covid. Entro fine mese dovrebbero essere distribuite altre 5-600mila dosi.

Privacy Policy Cookie Policy