LE INTERVISTE

Regionali Puglia, Altieri (Lega): «Nelle piazze solo noi». Amati (Pd): «Renzi doveva essere comprensivo con Emiliano»

Leonardo Petrocelli

Un confronto tra le proposte dei candidati del centrodestra e del centrosinistra

Nuccio Altieri, ex deputato e in corsa per la vicepresidenza della Regione Puglia, quale il bilancio dopo la due giorni con Matteo Salvini?

«In Puglia le migliaia di persone in piazza per la Lega rappresentano un risveglio delle coscienze. E la campagna elettorale sta assumendo sempre di più un profilo netto. Quello a cui assistiamo è lo scontro tra il popolo e il palazzo».

E voi siete il popolo...

«Siamo gli unici ad essere fra la gente da mattina a sera e siamo onorati di ricevere una riposta così convinta. Perché di questo si tratta: chi affolla le piazze della Lega ha idee chiare, non sono portatori di voti. Gli altri invece preferiscono nascondersi anche perché in piazza rischiano di non trovare nessuno ad accoglierli»

Ce l’ha con Emiliano?

«Vede, il centrosinistra è come la Cina di Mao. Alla fine della giostra il progetto è Mao, cioè Emiliano. Stop. Noi invece siamo una squadra che batte la Regione da Nord a Sud per offrire risposte dopo 15 anni di malgoverno. Niente personalizzazioni, ma un lavoro collettivo per il bene comune».

Però finora Raffaele Fitto non ha mai presenziato ad eventi della Lega. Sicuri di essere così uniti?

«Nel fine settimana ci sarà a Bari una grande manifestazione unitaria del centrodestra. Ci sarà Raffaele con i leader nazionali. È la miglior risposta possibile a chi, come Emiliano, sapendo di perdere, crea un racconto di distrazione di massa tentando di rappresentare problemi che nel centrodestra non esistono e di pietire ogni giorno il voto disgiunto dei 5S. Ma tanto non gli crede più nessuno».

Ha paura che, per ragioni sanitarie, alla fine si decida di rimandare il voto?

«Non esiste. Possono utilizzare tutti i Lopalco che vogliono per seminare panico fra la gente, ma il 20 e 21 si voterà. Nessun rinvio».

Quali le vostre priorità per la Puglia?

«Cambiare la cultura della gestione pubblica, innanzitutto: dal governo per qualcuno, al governo per tutti. Servono autostrade, ferrovie a doppio binario e soprattutto bisogna stendere i tappeti rossi a chi assume a chi investe con risposte certe in 60 giorni. Ho parlato con un panificatore che ha chiesto alla Regione di poter ampliare il proprio stabilimento produttivo. Ebbene, la sua richiesta è ferma da 15 mesi. Intollerabile. E poi c’è un altro punto».

Prego

«La sanità. Non facciamo promesse se non quella di portare in Puglia il buon governo della Lega. Quello del Veneto, ad esempio, ritenuto un modello per tutti. Se una cosa si può fare a Verona, perché non a Bari?»

Chiudiamo con il referendum sul taglio del parlamentari. Come voterà?

«La Lega, in Aula, ha votato quattro volte sì. Ora tocca ai cittadini scegliere come farsi rappresentare».

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Fabiano Amati, consigliere dem e candidato alla Regionali, a che tipo di battaglia stiamo assistendo?

«L’antico scontro sinistra-destra si è evoluto in un conflitto fra società aperta e chiusa. Il centrosinistra rappresenta la prima opzione e non è un fatto solidaristico, ma di sviluppo. Se esporto vino non metto i dazi perché poi qualcuno li metterà a me».

Le spiace che il M5S non partecipi con voi alla costruzione di questa società aperta?

«Innanzitutto mi spiace molto che anche nella mia coalizione ci siano tendenze anti-tecnologiche e anti-industriali. Quanto ai 5 Stelle, loro non sono il partito della società aperta ma della convenienza. Hanno adattato le regole alla poltrona. Non sono né aperti né chiusi, il loro è uno spostamento senza movimento».

E il blocco riformista di Renzi e Calenda?

«Ho combattuto una grande battaglia per averli con noi. Renzi governa con il M5S. Se avesse usato con Emiliano metà dello spirito di comprensione che ha usato a Roma non ci sarebbero divisioni».

Restiamo su Emiliano cui lei ha rimproverato molto in passato, sfidandolo anche alle primarie. In caso di vittoria del centrosinistra quali gli errori da non ripetere?

«Ad esempio non sottovalutare alcune questioni dirimenti come le liste di attesa. Non è più possibile che i cittadini per una prestazione si sentano dire: con il pubblico tra un anno, a pagamento domani».

Ha già combattuto questa battaglia ma non è finita bene. Pensa sarà diverso?

«Direi di sì, perché la mia determinazione è ancora più grande e l’attenzione intorno a questo tema è altissima. Per me la politica è idee e fatti».

Quali sono le altre sue priorità?

«Rimanendo in ambito sanitario ho seguito quotidianamente la costruzione del nuovo ospedale di eccellenza tra Bari e Brindisi. I lavori procedono e dispiace solo che non sia lo stesso per le altre quattro strutture del piano regionale. Ora stiamo partendo a Taranto, l’impegno è di concludere tutto nel prossimo quinquennio. Così come di potenziare la rete territoriale. Se avessimo avuto tutti gli ospedali già pronti avremmo gestito meglio l’emergenza Covid».

Ritiene sia stata gestita male?

«No, affatto. Si è fatto tutto quello che si poteva, ma avevamo gravi carenze infrastrutturali e tecnologiche. Per questo insisto tanto».

Oltre la sanità dove guarda il suo impegno?

«Continuerò a battermi per portare acqua e fogna anche fuori dal perimetro del servizio idrico integrato. E poi il piano casa che mi impegnerò a rendere strutturale».

Infine, la consultazione referendaria sul taglio del parlamentari. Cosa voterà?

«Avrei votato sì se ci fosse stata una legge elettorale con le preferenze. Ma, con le liste bloccate, finirà che nessuno dovrà più rispondere ai cittadini. Dunque, mi esprimo per il no».  

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