REGIONALI
In Puglia la sfida è sul filo: Fitto davanti ma Emiliano lo tallona. Il sondaggio
Margini molto ristretti. Fitto (38-42%) in leggero vantaggio su Emilano (37-41%). Staccata la 5Stelle Laricchia (11-15%). Si attesta intorno al 5% del gradimento il renziano Scalfarotto
Raffaele Fitto in leggero vantaggio, con Michele Emiliano subito dietro. Di fatto, sarà un testa a testa all’ultimo voto.
Il sondaggio di Swg per «La Gazzetta del Mezzogiorno» certifica quanto era nell’aria già da tempo: la partita delle regionali pugliesi si annuncia in bilico anche se qualche traccia significativa già emerge. Secondo l’indagine preelettorale - realizzata dal 28 agosto al 1 settembre su un campione 1200 soggetti maggiorenni - la sfida tra i candidati si risolve in una corsa a due. In testa il candidato del centrodestra con una forbice di preferenze fra il 38 e il 42%, tallonato dal governatore uscente che si attesta leggermente più in basso , fra il 37 e il 41%. Lo scarto, come evidente, è minimo. Più distanziata la candidata pentastellata Antonella Laricchia (11-15%) mentre non va oltre il 6% il renziano Ivan Scalfarotto. Un dato comunque significativo, e forse fatale, nel bilancio generale dei progressisti. Tra 1 e 2% l’orientamento di voto a favore di Pierfranco Bruni (Fiamma Tricolore).
Più composito è il mosaico di cifre che tocca coalizioni e partiti. Questa volta il vantaggio del centrodestra appare più pronunciato con un 39-43% opposto al 34-38% del centrosinistra che perderebbe oltre 10 punti dalle ultime regionali, con il Movimento 5 Stelle stretto fra il 13,5 e il 17,5% (ma i pentastellati corrono di fatto in solitaria, assistiti solo dalla civica Puglia Futura). Per Scalfarotto, invece, i numeri non sono diversi dal consenso personale: 4,5%--6,5%. Anche qui, il polo «liberale» che fa capo al candidato dauno potrebbe sgambettare il blocco progressista in modo decisivo.
Più interessante la distribuzione di consenso tra i partiti. Il podio se lo giocano in quattro. Innanzitutto Fratelli d’Italia, la compagine con l’orientamento di gradimento più alto (14,5-16,5). Non una sorpresa poiché da mesi i meloniani sono in martellante crescita ma, alla prova dei numeri, appare notevole il margine di guadagno dalla scorse Europee (si attestarono all’8,8%) e soprattutto dalle Regionali del 2015 quando raccolsero appena il 2,5%. Oggi potrebbero incassare sei volte tanto. Segue, tra il 14 e il 16%, la Lega per la quale potrebbe valere analogo ragionamento in riferimento alla competizione di cinque anni fa. All’epoca i salviniani, all’alba della svolta nazionale, si fermarono al 2,4%. Di mezzo, però, c’è il sonoro 25,3% delle Europee 2019 a segnare, nonostante la diversità delle competizioni, una sorta di picco tra le consultazioni territoriali. Terzo in gara il Partito democratico che con la sua forbice tra il 14 e il 16 potrebbe più o meno ricalcare l’esito delle europee (16,6%) mentre appare spostato un po’ in avanti quello delle Regionali del 2015 (19,8%). Chiude l’elenco il Movimento 5 Stelle, dato anch’esso fra il 14 e il 16 : una sostanziale conferma rispetto al 2015 e una flessione in confronto al voto continentale del 2019 (26,3%). Ma qui vale lo stesso discorso fatto per Lega in merito al peso dei diversi contesti. Quanto a Forza Italia, uscita dalle ultime competizioni con la doppia cifra in tasca, la forbice è fra il 5 e il 7%.
Se però la partita cruciale sarà davvero una lotta sul filo del rasoio a pesare più di tutti potrebbe essere un altro partito, quello degli indecisi: ben il 23% in merito alla scelta del candidato, addirittura il 29% nell’orientamento di voto alle liste. Il cuore della sfida è tutto qui.