Ma il Ministero va avanti
Raddoppio Bologna-Bari, Commissione «Via» boccia la Termoli-Ripalta: danneggia gli uccelli
I 32 chilometri che separano il Nord dal Sud ferroviario: l'opera attesa da decenni dopo dopo il tempo perso per il «ricatto» del Molise
Gli uccelli lasciano l'Italia divisa in due sui binari: la commissione Via-Vas del Ministero dell'Ambiente ha dato parere negativo alla compatibilità ambientale al progetto Rfi sul raddoppio della linea Adratica Bologna-Bari, in particolare il secondo e terzo lotto del tratto Termoli-Ripalta. Ma il Ministero va avanti e dichiara comunque chiuso il procedimento approvando il progetto definitivo.
Per intenderci, si tratta quell'opera che dovrebbe portare anche al Sud i treni veloci. La Termoli-Lesina, prevista nella Legge Obiettivo del 2001 varata dal Governo Berlusconi nel 2001, dovrebbe porre fine a quel collo di bottiglia causato dall'unico binario - inaugurato da Vittorio Emanuele III nel 1863 - che divide il Molise e la Puglia e dal Nord Italia.
Il completamento del raddoppio della tratta Bologna-Bari è stato per anni osteggiato dal «ricatto» politico del Molise, in particolare per la posizione del Comune di Campomarino, che ha comportato la revisione del tracciato per allontanarlo dal mare con il risultato di far lievitare i costi (circa mezzo miliardo di euro).
Le osservazioni dei super esperti del Ministero, riguardano, tra gli altri, il pericolo che i rumori del cantiere potrebbe arrecare all'avifauna con particolare riferimento ad alcune categorie di uccelli. Di qui la necessità di procedere «nella Valutazione "appropriata” e nella definizione di opere di compensazione quali la rinaturalizzazione di nuove aree o il management degli habitat, interventi da strutturare tenendo in considerazione l'impatto generale dell'opera nel suo complesso, interventi che potrebbero in parte contenere gli impatti sull'Avifauna».
Appunti che, insieme ad altri ritenuti comunque superabili sia pure con tempistiche abbastanza accelerate, rischiano comunque di rallentare un'opera ritenuta strategica per unire le due Italie. Tutto ciò mentre il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, annuncia il Piano #Italiaveloce da 200 miliardi di investimenti.
Il 23 aprile scorso, sempre la Commissione tecnica di verifica dell’Impatto Ambientale Via e Vas, sullo stesso progetto definitivo si era espresso in termine di «sostanziale coerenza» con il precedente Progetto preliminare approvato con la Delibera Cipe n. 2/2015».
I 32 chilometri tra Termoli e Lesina sono l’ultimo tratto a singolo binario della linea Adriatica, quella che collega la Puglia a Milano, e rappresentano la principale strozzatura ferroviaria del Mezzogiorno: la velocità dei 200 km l’ora si ferma alle porte del Molise, poi si scende a 140 con enormi perdite di tempo per l’incrocio tra i treni che provengono da direzioni opposte.
Il primo lotto dell'opera, i 7 chilometri da Lesina a Ripalta (costo 100 milioni), è stato appaltato ma i lavori sono bloccati da un ricorso al Tar.
Il rischio è che, alla vigilia della fase esecutiva dell'opera, si possa registrare un battuta di arresto anche se, come già, con atto del 18 giugno scorso il Ministero ha preso atto delle risultanze dei lavori e ha dichiarato chiuso il procedimento con un decreto direttoriale. E ha rimandato il completamento dell’osservanza delle prescrizioni ritenute non ottemperate alla fase di progettazione esecutiva
Nel 2013 la Gazzetta ha promosso una battaglia "Vogliamo i treni veloci al Sud" coinvolgendo i governatori di Puglia, Basilicata, Molise, Abruzzo e Firuli e ottenendo rassicurazioni da diversi ministri. La battaglia non si è mai fermata e recentemente viene portata avanti anche dall'associazione «l'Isola che non c'è».