L’emergenza sanitaria legata al Covid19 ha travolto in maniera significativa il mondo dello sport e soprattutto per quello dilettantistico gli strascichi non hanno ancora fine. Mentre sui tavoli istituzionali federali e sui social impazza la polemica sulla mancata riapertura il 25 giugno di tutte le attività sportive di contatto, per la verità ammesse in Puglia grazie all’ordinanza regionale n. 269, le associazioni sportive che abitualmente utilizzano le palestre scolastiche per la propria attività di base, ma anche agonistica, rischiano di prolungare sine die la propria agonia. Perché è un’agonia non poter pensare di programmare la stagione sportiva, mentre riaprono tutti i luoghi di socialità e finanche le discoteche; è un’agonia «elemosinare» dal dirigente scolastico «più illuminato» la promessa di convincere il Consiglio di Istituto a ripensarci a settembre quando potrebbe essere troppo tardi per riprendere la propria attività date le lungaggine burocratiche conseguenti al mero placet.
Pallavolo, pallacanestro, judo, karate – giusto per citarne alcune – rischiano di non far ripartire, l’attività giovanile e di base a causa di un Governo incapace di trovare un raccordo tra le varie esigenze di prevenzione sanitaria e la ripartenza di tutte le attività economiche e sociali. Perché lo sport non è solo socialità, ma come abbiamo visto dai numeri della richiesta del bonus collaboratori sportivi è un qualcosa che consente ad intere famiglie di mangiare.
La miopia di una Ministra, la Azzolina, che presenta aberrante piano sul rientro a scuola, non fa che accrescere la grande confusione degli istituti scolastici che negano alle associazioni sportive, ma anche culturali che utilizzano ad esempio teatri e laboratori scolastici per le proprie attività, l’autorizzazione alla concessione in uso per l’a.s. 2020/2021. Dirigenti scolastici che si trincerano dietro la babilonia di un Ministero che ancora non sa se ridurre gli alunni in classe, se fare doppi turni o meno e via dicendo. Anche la lettura del «Piano Scuola» nella parte riguardante l’ «utilizzo delle palestre scolastiche» non dipana i dubbi dei presidi, ma anche delle associazioni sportive a partire dalla «igienizzazione» richiesta.
Un costo esorbitante per le piccole associazioni che non potranno certo ridursi al lastrico per pagare ogni giorno, a volte anche in più palestre, ditte specializzate per la pulizia. Né tanto meno è pensabileaumentare le quote di partecipazione alle attività sportive in un momento in cui già si farà fatica a fare tornare i ragazzi nelle palestre.Eppure una soluzione ci sarebbe, probabilmente mai ad alcuno venuta in mente: perché non utilizzare per queste attività di pulizia straordinarie chi voglia usufruire del reddito di dignità? Tali soggetti percepirebbero direttamente un contributo economico per un’attività che in questo momento storico potrebbe essere socialmente utile. Il futuro non è per niente roseo. Il consiglio agli Enti Locali è quello di farsi sentire e prendere posizione con il mondo scuola; in fondo sono loro i proprietari delle strutture scolastiche e una legge statale la n. 289/2002, obsoleta ma vigente, all’art. 90 prevede espressamente un dovere di concessione delle palestre scolastiche e/o comunque degli spazi di gioco alle associazioni sportive, al di fuori dell’orario scolastico.
Ben vengano contributi a fondo perduto da parte di Stato, Regioni e comuni, ma tutti questi soldi non serviranno a granché se non ci saranno spazi per fare sport. Deve essere questa la priorità per la ripartenza degli sport minori. Sport minori che comunque muovono l’economia italiana e creano benessere psicofisico nei propri atleti e praticanti.
La ripresa del calcio, in beffa ad altri sport certamente meno di contatto di esso, ha già rappresentato uno schiaffo all’intero mondo dello sport, quello più sano. Governo, Coni ed Enti locali devono trovare una soluzione che contemperi equamente gli interessi in gioco. Riapriamo le scuole, riprendiamo a fare sport nelle palestre; in fondo stanno per riaprire le discoteche.