Bari - La svolta sul futuro della «Gazzetta» può arrivare in qualunque momento. Ieri il giudice delegato Raffaella Simone, presidente della sezione Fallimentare del Tribunale di Bari, ha riservato al collegio la decisione sulla Edisud, società editrice di questo giornale, dopo l’istanza di fallimento avanzata dalla Procura di Bari di cui si è discusso nell’udienza di ieri. Il procuratore aggiunto Roberto Rossi con i sostituti Lanfranco Marazia e Luisiana Di Vittorio hanno ribadito anche la richiesta di concedere l’esercizio provvisorio, che garantirebbe alla «Gazzetta» di continuare a uscire in edicola.
La Edisud, rappresentata in udienza dall’amministratore Fabrizio Colella e dall’avvocato Silvia Maggio, non si è opposta all’istanza di fallimento. Ora dunque, per Edisud e per la sua controllata Mediterranea (la concessionaria di pubblicità, proprietaria della testata della «Gazzetta», di cui si è discusso la settimana scorsa) ci sono sostanzialmente due possibilità: fallimento, ma continuando a uscire o cessando le pubblicazioni.
Bari- In un caso o nell’altro, come è evidente, la soddisfazione dei creditori (l’erario, le banche, i lavoratori) arriverà attraverso la vendita al miglior offerente del patrimonio del quotidiano: la testata, l’archivio e quelle componenti immateriali che costituiscono il cuore di un prodotto editoriale. Si tratta di stabilire il «come». E servirà una camera di consiglio: il collegio della Fallimentare deve infatti decidere se, a fronte di debiti accertati per 46 milioni (ieri in aula era presente anche il commercialista Massimiliano Cassano, consulente della Procura che ha redatto la perizia insieme al collega Michele Danza) Edisud e Mediterranea possano continuare a operare.
Intorno alla «Gazzetta» ed alla sua storia - questo va detto - c’è da sempre grande attenzione. E in un passaggio cruciale come questo potrebbe tornare in pista chi, negli anni passati, ha più volte provato a farsi avanti con la famiglia Ciancio Sanfilippo, gli editori siciliani che dopo le traversie giudiziarie hanno dichiarato la volontà di disimpegnarsi. Allo stesso modo, potrebbero farsi avanti altri gruppi, con nuovi e vecchi protagonisti della scena editoriale e imprenditoriale, locale e nazionale.
I tempi però non sono una variabile indipendente. In una situazione così precaria, infatti, una manifestazione di interesse da parte di un soggetto interessato a subentrare potrebbe fornire al Tribunale un motivo in più per concedere al giornale la possibilità di andare avanti. Una (nuova) offerta sul tavolo dei magistrati confermerebbe infatti che la «Gazzetta» è viva e merita, pur nell’incertezza del momento, di non staccare la spina e di esplorare la possibilità di avere un nuovo editore. Dentro o fuori: adesso non ci sono altre alternative.