BARI - «Abbiamo richiesto il prestito dei 25mila euro il 22 aprile scorso. Abbiamo ricevuto una lettera scarna di rigetto. Eppure lo Stato dovrebbe garantire su queste pratiche. Qualcosa non torna e per questo vogliamo fare un esposto all’Abi»: Volha Bobel, amministratore della Glass car di Bari, azienda che si occupa di riparazione di vetri d’auto con 8 dipendenti, racconta alla Gazzetta la disavventura registrata nel rapporto con la Banca Bper. Nella lettera che l’istituto bancario ha inviato alla ditta c’è scritto questo: «Si comunica che in esito alla valutazione del merito creditizio effettuata nell’ambito delle proprie prerogative, nel rispetto delle regole aziendali ispirati a principi di sana e prudente gestione dell’attività bancaria, non (si) ritiene di poter accogliere la richiesta avanzataci».
«Abbiamo due sedi, una a Bari e l’altra a Barletta. Siamo in piedi - spiega l’amministratore - perché il network nazionale del quale facciamo parte ci ha anticipato parte dei nostri crediti, di solito saldati in 60 giorni, questa volta in solo 30. La situazione è complessa: i nostri dipendenti non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione richiesta a marzo. Contestiamo adesso una procedura che non offre spiegazioni per il diniego». E aggiunge: «Non abbiamo mai avuto problemi bancari, anzi lavoriamo con la banca da quattro anni. Dal aprile abbiamo avuto la risposta il 27 maggio. Dall’istituto nessuna comunicazione ulteriore, nemmeno una telefonata. Questo comportamento fa a pugni con le aspettative generate dai proclami del premier Conte in televisione. Aveva detto che non doveva rimanere nessuno indietro. Invece la realtà dice che veniamo esclusi e nessuno ci dice il motivo. Faremo una denuncia all’Abi: la banca non corre rischi, c’è lo Stato. Siamo vittime dell’arbitro dell’istituto».
Ora la Glass car dovrà ripresentare la pratica ad un altro istituto: «I 25mila euro con un interesse basso - analizza ancora - ci consentono di rimetterci in carreggiata. Abbiamo perso almeno 50 mila euro di fatturato, ma abbiamo continuato a pagare fitti, energia elettrica e rate dei mezzi per oltre 20mila euro. Ora abbiamo ripreso a lavorare, stringendo la cinghia». Poi l’amara considerazione finale: «La politica? Non deve fare promesse campate sul nulla, se non è in grado di dare regole agli istituti bancari. Nella situazione che stiamo vivendo si consente ad una banca di decidere su due piedi, senza dare spiegazioni, di non erogare le risorse garantite dalla Stato. Senza dare un binario chiaro, sarà difficile immaginare una ripresa dell’economia italiana e una difesa delle piccole e medie imprese », conclude l’amministratore della Glass car.