Dopo il lockdown

Turismo in Puglia sempre più in affanno: a Bari niente viaggi, agenzie ko

Francesca di Tommaso

La voglia di riprendersi la normalità implica, in questo periodo dell’anno, il piacere di programmare una vacanza. Ma per ricominciare, il turismo dovrà rivedere i propri modelli organizzativi

BARI - «Ma quale riapertura, quale ripresa dell’attività. In Italia il 90% delle agenzie di viaggio non ha ripreso un bel niente». Oronzo Scelzi fa l’agente di viaggio da 44 anni: i clienti dell’agenzia sanno che affidarsi alla sua equipe fa fare viaggi tranquilli.
«È proprio questo il punto: i nostri capisaldi sono la serietà, la competenza e l’assistenza. Sono le garanzie per chi si rivolge a noi – continua Scelzi –da sempre. Purtroppo, in questo momento, non ci è possibile farlo. Mancano le linee guida concrete, inutile proclamare che si può riaprire e non poter proporre nulla di sicuro al cliente, già in difficoltà psicologica ed economica».

Come dargli torto: la voglia di riprendersi la normalità implica, in questo periodo dell’anno, il piacere di programmare una vacanza. Ma per ricominciare, il turismo dovrà rivedere i propri modelli organizzativi, rimodulare l’offerta degli interi sistemi turistici, soprattutto per quanto riguarda l'organizzazione delle destinazioni, secondo quanto imporranno i nuovi comportamenti della domanda. I clienti avranno bisogno di essere rassicurati e coccolati ancora di più. Le strutture ricettive dovranno dividersi tra l’esigenza di riprendere quanto prima l’attività per affrontare un mercato competitivo, e la necessità di rispettare direttive, regole di sicurezza e norme comportamentali assolutamente nuove e inderogabili per il rispetto della salute pubblica. Di
contro l’economia ristagna per un fermo assoluto di due mesi e la paura del contagio impone di muoversi trasmettendo sicurezza, affidabilità, certezze. «Sì, mancano proprio le certezze: e questa scala decisionale di tre diversi livelli, governativo, regionale e comunale, complica ulteriormente le cose» spiega Scelzi.

Se un cliente mi chiede l’albergo con piscina e poco prima del suo arrivo nella struttura il sindaco del Comune dove gli ho organizzato il soggiorno decide di non consentire l’uso della piscina, io che faccio? Non è solo questione di credibilità, si tratta di evitare danni economici».  Danni ulteriori dei quali le agenzie non hanno certo bisogno: «I miei quattro dipendenti sono ancora in attesa della cassa integrazione».

In questo periodo di lockdown, l’agenzia «ha affiancato quando non sostituito, l’attività della Farnesina – commenta Scelzi -. Ci è capitato di aiutare a tornare a casa un ragazzo rimasto bloccato a Cuba. In un’altra circostanza, siamo riusciti a ricongiungere una famiglia, rimasta per metà dei suoi membri a Bruxelles. Non abbiamo abbandonato i nostri clienti, come loro non hanno dimenticato noi».

Ora, gli agenti iscritti all’Uvet, il gruppo italiano polo del turismo per la fornitura di servizi per viaggi di ogni natura, provano a programmare una data di riapertura sensata. «Non è stato confermato nulla, lo faremo quando le idee saranno più chiare – spiega Scelzi – In linea di massima, però, si pensa al 3 giugno. Intanto perché dai primi di giugno si sblocca la mobilità interregionale – conclude – e poi perché dal 3 giugno la normativa europea riapre le frontiere». Senza certezze quanto ai voli aerei, agli scali possibili, alla possibilità di organizzare vacanze fuori regione, un’agenzia viaggi non può certo lavorare.
«Con le dovute precauzioni, non appena le condizioni ce lo permetteranno, saremo pronti ad accogliere i nostri clienti su appuntamento – conclude l’agente di viaggio – La voglia di ricominciare a farli viaggiare non manca ma non ci sono ancora le condizioni oggettive per farlo».

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