Sanità
Puglia, le visite a pagamento intra-moenia continuano nonostante il divieto
Le Asl avvertono i medici: è ferma anche l’attività professionale libera
BARI - L’emergenza covid ha imposto il blocco di tutta l’attività ospedaliera non urgente. Nello stop - che al momento dovrebbe durare fino al 31 luglio - rientra anche l’intra-moenia, ovvero le visite e gli esami svolti a pagamento nelle strutture pubbliche. Un servizio che, a dispetto delle circolari della Regione, sembra invece andare avanti almeno in alcune strutture: prendendo accordi direttamente con il medico (e pagando) è possibile ottenere la prestazione richiesta.
L’anomalia è stata rilevata dagli uffici amministrativi di diverse Asl, che utilizzando il cruscotto di gestione, hanno scoperto - appunto - l’inserimento di prestazioni in intra-moenia. La Asl Bat, ad esempio, ha già scritto ai direttori degli ospedali e dei distretti per informarli del problema e invitarli a vigilare.
Chiunque oggi provi a prenotare telefonicamente una visita o un esame attraverso il cup viene informato che, al momento, è garantita soltanto l’attività «urgente» o «breve» (quella da fornire entro 10 giorni) ed è sospesa per tutto il resto. Stesso discorso per l’intra-moenia: l’attività è sospesa e non è possibile prenotare. Eppure, appunto, quasi tutte le Asl negli scorsi giorni hanno provveduto a riversare ai medici la quota di spettanza per le visite di marzo, anche per i giorni in cui le attività erano state sospese.
La Regione è al corrente del problema e sta effettuando approfondimenti. «Ciò che potrebbe essere accaduto - spiegano più o meno da tutte le Asl - è che dopo il 9 marzo siano state comunque eseguite in intra-moenia visite urgenti prenotate nei giorni precedenti». Ma siccome le agende dell’attività intra-moenia sono in gran parte gestite direttamente dai singoli reparti (non passano dai Cup, nonostante esista una disposizione regionale in questo senso), nessuno è in grado di escludere che singoli medici stiano accettando prenotazioni per l’attività intramuraria ospedaliera, facendosi pagare e registrando poi la prestazione nel sistema aziendale.
La circolare della Regione del 9 marzo (prorogata il 26) sul punto non lascia adito a interpretazioni. L’unica attività consentita al momento è quella urgente, oltre che quella relativa all’assistenza per i malati di tumore, la dialisi, l’assistenza per il parto e tutto ciò che non è interrompibile. Le prestazioni programmate sono sospese fino a quando non ne verrà disposto il riavvio (che probabilmente avverrà già nel corso di maggio), e questo vale anche per l’attività libero-professionale dei medici dipendenti. La ratio della decisione è limitare gli accessi in ospedale per ridurre l’esposizione al rischio contagio: con questa logica è stato congelato tutto ciò che non è strumentale all’assistenza per il covid19. Eppure, nelle maglie del sistema qualcosa sembra essere sfuggito. La Asl Bat ha invitato per iscritto i direttori di presidio e di distretto per chiedere loro di prendere provvedimenti. Altre Asl sono intervenute con segnalazioni informali. Resta tuttavia il fatto che è stata segnalata l’erogazione di prestazioni a pagamento anche ad aprile: il risultato, dunque, è che chi se lo può permettere ottiene ciò che chiede, e tutti gli altri aspettano.