L’emergenza
Coronavirus Puglia: Rsa, partono i tamponi a tappeto
La Regione: «Via alla mappatura di tutti i casi, arginare le strutture fuori controllo»
Bari - Tamponi a tappeto agli ospiti e al personale sanitario di tutte le strutture socio sanitarie pugliesi, comprese quelle private, per tracciare una mappa (definitiva) del contagio e fissare le linee di intervento. La Regione lo ha deciso ieri, con una circolare che avvia il monitoraggio dei focolai e allo stesso tempo ordina alle Asl di intervenire: se e dove la situazione apparirà fuori controllo, le strutture vanno commissariate e si potrà procedere al trasferimento dei pazienti.
Quella avviata ieri dal capo dipartimento Vito Montanaro è insomma la battaglia finale per riportare sotto controllo la situazione nelle Rsa, che ormai contribuiscono per oltre il 50-60% al numero di contagi registrato giornalmente in Puglia (un indizio sono gli anni di nascita dei nuovi positivi) e sono l’ultimo fronte di emergenza rimasto sul territorio, visto che i focolai ospedalieri sono nuovamente sotto controllo.
Già da una settimana, del resto, il ministero della Salute ha chiesto alle Regioni di aumentare il numero di tamponi effettuati sul personale sanitario, non solo negli ospedali ma anche nelle strutture di riabilitazione e lungodegenza. Non sarà ovviamente possibile farli subito a tutti, ed è per questo che entro martedì le strutture dovranno trasmettere alla Regione una serie di informazioni (tra cui numero degli ospiti, numero dei dipendenti, casi di positività registrati, misure di contenimento intraprese) necessarie ad avere la fotografia della situazione. Le Asl conoscono infatti i focolai già in atto, ma devono muoversi anche sul fronte della prevenzione: e dunque dovranno intervenire lì dove si registrano, per esempio, sintomi che possono far pensare ad una positività a covid.
La parola d’ordine è «stratificare il rischio». Vuol dire mettere a punto una lista di priorità: sono le strutture da cui partirà la strategia del tampone a tappeto. Se viene individuato un caso asintomatico o pre-sintomatico, non tanto tra gli ospiti quanto tra gli addetti alla struttura, si può infatti riuscire a disinnescare un potenziale nuovo focolaio. Ma per farlo bisogna sapere cosa sta accadendo (anche) nelle strutture private, dove per esempio - è capitato davvero - può esserci un infermiere che lavora anche come volontario del 118, e che dunque rappresenta un rischio potenziale. O ci può essere stato un ricovero in ospedale di pazienti della Rsa colpiti da sintomi covid, senza segnalazione ai Dipartimenti di prevenzione, dunque con il rischio che l’infezione possa essersi propagata all’interno della struttura.
I contagi all’interno delle Rsa pugliesi sono ormai parecchie centinaia tra degenti e dipendenti: il questionario consentirà anche di conoscerne il numero preciso. Da Soleto a Torremaggiore, dai casi di Bari (Don Guanella, Villa Giovanna, Noicattaro) a quelli di Minervino, alle altre situazioni nel Foggiano, il virus ha creato situazioni di pericolo che le autorità sanitarie stanno tentando di controllare seppure a fatica. Le Rsa devono predisporre piani di contenimento del rischio, separando i casi conclamati, quelli sospetti e le persone che risultano sane. Se non lo fanno o se non sono in grado di farlo, devono intervenire le Asl per adottare - scrive la Regione - «tutte le misure previste dalla normativa nazionale e dalle disposizioni regionali allo scopo di garantire la tutela della salute pubblica ed occupazionale».
È esattamente quanto già successo nel caso di Soleto e in quello ancora precedente di Troia, ed è quanto ha fatto ieri la Asl di Bari con la struttura privata Villa Giovanna del quartiere San Girolamo. Il direttore generale Antonio Sanguedolce ha nei fatti commissariato la Rssa privata (è gestita dai francesi di Segesta, che gestiscono anche Noicattaro), affidandone la responsabilità sanitaria al direttore del distretto di Bari: i singoli casi verranno gestiti dai rispettivi medici di base e dai servizi territoriali per gli aspetti sociali. Con una seconda disposizione, Sanguedolce ha anche stabilito che in tutti i casi simili si procederà al commissariamento automatico. Se dovesse essere necessario, se cioè la Rsa non sarà in grado di garantire la sicurezza, la Asl potrà anche trasferire i pazienti in altre strutture di lungodegenza.