L'emergenza
Coronavirus, ecco il barese che ha inventato il «ventilatore per due»: caso da Medicina di guerra
Il prof. Marco Ranieri, 6 1 anni, opera alla Rianimazione dell'ospedale S. Orsola di Bologna
Le emergenze richiedono reazioni immediate. L’idea di collegare un respiratore ad un circuito multiplo di ventilazione è nata dalla disperazione, ma è stata l’intuizione che ha reso subito meno disperato lo sforzo di una équipe allo stremo da settimane, nel padiglione 23 dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove si ricoverano i casi più gravi tra i 148 in insufficienza respiratoria da COVID-19 del capoluogo emiliano. Un ventilatore per due pazienti. La scoperta italiana che raddoppia i posti in terapia intensiva ha fatto subito il giro del mondo, anche perché a idearla è stato Marco Ranieri, 61 anni di Bari, uno dei più autorevoli esperti di ventilazione assistita, noto in tutto il mondo scientifico per le sue pubblicazioni.
«È una soluzione da medicina di guerra - dice subito il prof. Ranieri -. Solo il fatto di averci pensato vuol dire che siamo al limite della tenuta.»
Ranieri, insieme al suo collega dell’Università di Milano, il prof. Antonio Pesenti, ha creato una task force operativa che dall’inizio dell’emergenza coronavirus ha stabilito uno stretto collegamento tra le due regioni, Emilia Romagna e Lombardia.
«Insieme in questi giorni abbiamo studiato la particolare ARDS (la sindrome da distress respiratorio acuto) che provoca la più grave criticità nei malati COVID-19. Per cercare nuove soluzioni abbiamo iniziato a rivedere la letteratura mondiale e a condividere le nostre riflessioni con molti colleghi all’estero.»
È stato tra lunedì e martedì scorso, nel momento in cui la Lombardia ha iniziato a vivere la sua crisi più drammatica per l’assoluta mancanza di respiratori, che Marco Ranieri, Professore Ordinario di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Bologna (dopo aver ricoperto lo stesso incarico prima a Torino poi alla Sapienza di Roma), ha avuto l’intuizione che ora permette di intravedere un soluzione possibile per tamponare la crisi.
«Avevamo lavorato tutta la notte, cercando all’estero cosa era stato fatto, consultando altri colleghi. Eravamo disperati e avevamo bisogno di trovare una soluzione in tempi rapidi.»
Così è nata l’idea di realizzare un doppio circuito, capace di portare nella prima fase il flusso di ossigeno da una sola macchina a due pazienti diversi e poi, nella seconda fase, di riportare il flusso di gas espiratorio dai polmoni dei malati al respiratore, per essere depurato e ossigenato nuovamente.
«Mi sono rivolto ad un’azienda di Mirandola, vicino Bologna, la Intersurgical, e in 48 ore il prototipo era da noi, pronto per essere testato. Hanno dato il massimo, come stanno facendo tutti, del resto, in queste ore.» Da quel momento i pazienti che possono essere accoppiati, iniziano a respirare insieme, uno accanto all’altro, sincronicamente.
«Sì, i due malati iniziano a respirare con la stessa modalità di respirazione. Si imposta sul respiratore la frequenza e la pressione di gas, per esempio 20 cm di acqua, la ventilazione diventa sincrona e da quel momento viene attentamente monitorata.»
Solo al Sant’Orsola entreranno in funzione circa 100 dispositivi. A Piacenza e Parma hanno iniziato subito a usarli. In Lombardia potrebbero alleviare la crisi più difficile. Si diffonderanno rapidamente, Marco Ranieri non intende brevettare “i ventilatori per due”, nati dal pragmatismo che è nel carattere dei pugliesi, abituati a trovare soluzioni innovative per risolvere situazioni difficili.
«Sì, mi riconosco pienamente, è un pragmatismo che unisce molto i baresi e i milanesi. L’ho ripetuto in questi giorni al mio amico Antonio Pesenti. Se un barese e un milanese si mettono a lavorare insieme, riescono sempre a realizzare progetti interessanti e concreti.»
Buon lavoro, Professore!