L'emergenza

Coronavirus, 2 morti a Padova e in Lombardia. Altri 29 casi accertati. Allarme in tutta Italia

Redazione online

Focolai in Lombardia e Veneto, dove i numeri dei contagi salgono di ora in ora

BARI - Sale due il numero dei morti per il coronavirus in Italia. Dopo l'anziano di 78 anni della provincia di Padova, un'altra donna è morta in Lombadia. Mentre il numero dei contagi, da quanto si aprpende da fonti sanitarie, è salito a 29 e riguarda le due regioni, Lombardia e Veneto. La vittima del Padovano si chiamava Adriano Trevisan, 78 anni, era di Vò Euganeo. Ex titolare di una piccola impresa edile, Trevisan aveva tre figli, una delle quali, Vanessa, era stata sindaco di Vò. Nessun dato sulla donna morta in Lombardia.

TEST E DUBBI SUL 'PAZIENTE ZERO' - Sono centinaia le persone che hanno avuto contatti diretti con loro e sono in attesa di conoscere i risultati dei test e più di 50mila cittadini in provincia di Lodi sono, di fatto, in quarantena a casa loro. «Manteniamo altissima la linea di precauzione - prova a rassicurare il premier Giuseppe Conte - Dovete fidarvi, stiamo adottando tutte le iniziative necessarie per la popolazione, niente allarmismo sociale e niente panico». Ma Matteo Salvini attacca: «I contagi aumentano, bisogna blindare i nostri confini».

La situazione è seria, anche perché non è ancora stato individuato con certezza il "portatore", o i portatori del virus. Che, dunque, potrebbero aver contagiato altre decine di persone in diverse parti d’Italia. E’ noto, invece, il 'caso indicè: un 38enne di Codogno che martedì 18 si è presentato all’ospedale con sintomi influenzali ma che, al termine della visita, è stato rimandato a casa. Il giorno dopo l’uomo è tornato e questa volta è stato ricoverato fino a giovedì sera, quando i test hanno dato il responso: positivo al coronavirus. Immediato è scattato l’isolamento al Sacco di Milano. Ma era già tardi.

Nei giorni precedenti il 38enne ha infatti condotto la vita di tutti i giorni, incontrando decine di persone: è andato al lavoro, nel reparto amministrazione dell’Unilever di Casalpusterlengo, ha partecipato a due corse - una mezza maratona a Santa Margherita Ligure il 2 febbraio e una il 9 con la sua squadra a Sant'Angelo Lodigiano - ha giocato a calcetto, è stato ad almeno tre cene e incontri di lavoro.

Come ha preso il virus? Al momento l’ipotesi prevalente è che possa esser stato contagiato durante una cena con un suo amico. Quest’ultimo, un italiano che lavora per la «Mae» di Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, è rientrato dalla Cina il 21 gennaio. Agli inizi di febbraio, tra l’1 e l’8, ha accusato dei sintomi influenzali e proprio in quei giorni ha incontrato il 38enne. L’uomo è però risultato negativo ai test, il che può significare solo due cose: o non è lui il portatore o ha avuto il virus, è guarito e ha sviluppato degli anticorpi. Lo diranno i risultati degli esami del sangue in corso allo Spallanzani.

Quel che però è già certo è che dal 38enne il virus si è diffuso in almeno altre 14 persone: la moglie, un’insegnante che è in maternità e solo per questo non ha avuto contatti con gli studenti, un suo amico con cui corre abitualmente, 5 tra medici e sanitari e 3 pazienti dell’ospedale di Codogno, 3 anziani tra i 70 e gli 80 anni clienti di un bar gestito dal padre dell’amico corridore ed una quattordicesima persona di cui non si sa niente, se non che non è il medico di base che aveva visitato il 38enne.

Sono tutti in condizioni «serie» dicono i medici. «Nostro figlio è gravissimo - confermano i genitori del 38enne, in autoquarantena a casa - è intubato, è una cosa penosa, siamo distrutti». Il lavoro che si sta facendo ora è ricostruire tutti i contatti avuti da queste persone. Che sono centinaia se non migliaia. Tanto per essere chiari: solo il 38enne ha avuto rapporti con 120 colleghi dell’Unilever, 70 tra medici e personale sanitario e 80 persone che fanno parte della sua più stretta cerchia, a partire dai 40 della sua squadra di corsa.

Ecco perché la Regione, d’intesa con il Governo, non ha potuto far altro che far scattare una serie di «misure restrittive» in 10 comuni, un’area dove abitano 50mila persone. Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano sono in isolamento. «Il piano adottato prevede scelte forti» spiega il ministro della Salute Roberto Speranza elencandole: una permanenza domiciliare 'obbligatorià e la sospensione di ogni manifestazione pubblica, di attività commerciali, lavorative, sportive e scolastiche. «Dobbiamo trattenere il virus dentro quell'area» dice ancora Speranza che poi conferma le misure già adottate: obbligo di quarantena "fiduciaria» per chi torna dalla Cina, e sorveglianza attiva per chi è stato nelle aree a rischio, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie al rientro in Italia. Sono inoltre già pronte anche due caserme della Difesa a Milano e Piacenza con 180 posti, per accogliere chi dovrà andare in quarantena. E non è escluso, lo ha ribadito anche oggi il Commissario Borrelli, che possano essere requisiti anche degli alberghi.

Ma c'è un altro fronte. Quello del Veneto. Due anziani di Vò Euganeo di 78 e 67 anni sono risultati positivi ai primi test e sono stati ricoverati all’ospedale di Padova. Il 78enne, però, non ce l’ha fatta ed è morto nella tarda serata. I due, ha detto il governatore Zaia, non sono mai stati in Cina e non hanno avuto contatti con persone rientrate dal paese asiatico. Anche in questo caso bisognerà capire come sono stati contagiati.

A Piacenza, infine - dove la prefettura ha deciso lo stop alle partite di basket, di calcio e degli altri eventi sportivi previsti nel fine settimana - è risultata negativa una collega del dipendente Unilever, sintomatica, che era stata ricoverata stamani in ospedale

Lecce, paura in stazione sul treno proveniente da Roma

Intanto a Lecce la psicosi ha creato un po' di tensioni alla stazione dove in serata è arrivato il convoglio proveniente da Roma: qualcuno ha segnalato un caso sospetto a bordo del convoglio e sono scattate le misure di sicurezza. Polizia sul piazzale e agenti a bordo con mascherine per fare le opportune verifiche.

I passeggeri sono stati trattenuti sulle carrozze fino a quando gli agenti non hanno identificato il presunto caso sospetto: si trattava di un ragazzo proveniente dalla Cina ma che non manifesta alcun sintomo particolare. L'Asl ha confermato che si è trattato di un falso allarme: a segnalare il caso al 113 era stata una ragazza che aveva indicato il giovane come un possibile pericolo visto che era rientrato dalla Cina. Ma l'interessato ha confermato di essere stato sottoposto ai controlli in Aeroporto sia in Cina sia in Italia. Lui e gli altri occupanti della carrozza saranno tenuti sotto controlli nei prossimi 15 giorni come misura precauzionale.

L'episodio conferma come la psicosi coronaviurus rischi di creare allarme generale soprattutto dopo la notizie del primo gruppi di contagi in Italia segnalati dopo l'insorgere dell'epidemia in Cina.

CONTROLLI IN PUGLIA -  I controlli negli aeroporti di Bari e Brindisi e le misure di allerta nei pronto soccorso e in tutti i presidi sanitari pugliesi contro l’eventuale diffusione del coronavirus n-19 restano operativi come da protocollo, ma in Puglia non ci sono nuovi casi sospetti da più di dieci giorni. E quelli sospetti sono tutti fino ad ora risultati negativi al virus.
Dal 23 gennaio al 12 febbraio sono stati sei i pazienti ricoverati nel reparto di malattia infettive del Policlinico di Bari perché presentavano sintomi sovrapponibili a quelli del coronavirus ed erano stati a contatto con i territori del focolaio, in Cina. Per tutti, gli accertamenti diagnostici, eseguiti prima nella struttura ospedaliera barese e poi all’istituto Spallanzani di Roma, hanno poi escluso la positività al virus.
La prossima settimana, lunedì o martedì, tornerà a riunirsi la task force regionale costituita nelle scorse settimane sulla questione coronavirus, per fare il punto sulla situazione e valutare eventuali ulteriori misure preventive alla luce dei casi accertati in Lombardia e Veneto

VESCOVI DA BARI: VICINI AI CONTAGIATI, SACRIFICI DA AFFRONTARE

«Siamo vicini a coloro che sono sospettati di essere infettati: questa è la prima cosa che facciamo perché ci rendiamo conto a quali problemi, loro per primi, vanno incontro». Lo ha detto, sui nuovi contagi da coronavirus in Italia, il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti: «Per quello che riguarda tutte le norme igieniche da seguire, siamo continuamente in contatto con il Ministero della Sanità per applicare, essendo anche noi un ente pubblico, tutte le norme igieniche. E certamente ci sarà anche qualche sacrificio da affrontare».

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