agricoltura
Puglia, altri veleni sul Psr: «Graduatorie falsate»
Di Gioia: «Ritirare la determina che ha riammesso gli esclusi»
Alla vigilia di Natale ha lanciato la denuncia politica dai banchi del Consiglio regionale. Ieri l’ex assessore all’Agricoltura, Leo Di Gioia, ha preso carta e penna. Il tema è sempre lo stesso: la determina 230 con cui a luglio scorso la Regione ha modificato in corsa le regole di alcuni bandi del Programma di sviluppo rurale. Una decisione «illegittima», secondo Di Gioia, che si è rivolto all’Autorità di gestione del Psr per chiederne la revoca in autotutela, e all’Agea (l’Agenzia statale che si occupa dei pagamenti) per chiedere una verifica sulla gestione dei fondi comunitari.
Un nuovo fronte di scontro, dunque, sul miliardo e 616 milioni del Psr 2014-2020 che vedono la Puglia in grave ritardo negli obiettivi di spesa. Proprio per questo motivo, a luglio, la Regione ha tentato di eliminare o comunque rinviare alcune verifiche sul possesso dei requisiti necessari a ottenere i contributi: serviva per poter raggiungere più in fretta il target annuale ma, come scrive Di Gioia, l’effetto è che «le imprese che erano già state escluse per l’acclarata irregolarità contributiva sono state illegittimamente riammesse alla procedura».
L’elenco di chi ha percepito i fondi delle misure di investimento del Psr (i contributi diretti, che valgono circa un terzo del programma) sono stati acquisiti dall’Olaf, l’ufficio antifrode dell’Unione europea. Lo stesso Di Gioia nella lettera annuncia l’intenzione di rivolgersi agli ispettori di Bruxelles «al fine di chiedere una verifica delle questioni poste, a tutela dell’interesse pubblico nazionale al corretto utilizzo dei fondi comunitari». Con la determina di luglio, spiega l’ex assessore, quella che è stata fatta passare per una «rettifica» era in realtà una modifica sostanziale dei termini dei bandi: la dichiarazione di sostenibilità finanziaria e di possesso delle autorizzazioni, che andavano presentate entro 6 mesi dall’ammissione della domanda all’istruttoria, sono state spostate a 9 mesi dal provvedimento di concessione del contributo. Con il risultato di spostare la verifica successivamente all’erogazione degli anticipi, ma soprattutto di rimettere in pista 137 imprese (il dato è dell’assessorato) inizialmente escluse per mancanza dei documenti.
Lo scorso anno la Puglia ha mancato l’obiettivo di spesa del Psr di 142 milioni (di cui 86 sono fondi europei), soprattutto per via dei ritardi sulle graduatorie delle misure 4.1a, 6.1a (il «pacchetto giovani») e 6.4 e della valanga di ricorsi presentati nei tribunali amministrativi. Il nodo sta nella gestione delle graduatorie, soprattutto per le mancate decisioni, e - a cascata - nelle polemiche sollevate dalle organizzazioni agricole e poi dalla politica: l’errore originario (un parametro inserito nei bandi per misurare la bontà degli investimenti si è trasformato in un meccanismo per gonfiare le graduatorie) non è stato corretto in tempo dopo che il contenzioso aveva fatto emergere il problema. Di qui il tentativo di recuperare in corsa, tentando (troppo tardi) di sbloccare i pagamenti con la determina contestata da Di Gioia. E tra qualche giorno dovrebbe essere pubblicata la graduatoria della misura 4.2 (i 90 milioni per lo sviluppo e la commercializzazione dei prodotti) già aspramente criticata dal mondo delle cooperative.