BARI - Le aree in cui esiste l’obbligo di monitoraggio del batterio e di eradicazione degli alberi malati sono troppo ampie, rendendo materialmente impossibile controllare e intervenire. Per questo, mercoledì, il Comitato fitosanitario permanente dell’Unione europea cambierà le regole per l’emergenza Xylella: verrà dimezzata l’ampiezza della zona di contenimento e di quella cuscinetto e verrà sensibilmente ridotta la distanza dalle piante infette entro cui bisogna tagliare tutto, ma soprattutto verranno eliminati quasi tutti i vincoli alla movimentazione dei prodotti locali che stanno mettendo in ginocchio i vivaisti del Salento.
Le modifiche alla Decisione di esecuzione 2015/789 derivano da un percorso di completa revisione delle misure fitosanitarie di emergenza, inserite in una bozza che mercoledì a Bruxelles sarà discussa da tutti gli Stati membri. Ma non è stata solo l’Italia (impegnata in prima linea con il ministero dell’Agricoltura) a chiedere un intervento di semplificazione: anche Francia, Spagna e Portogallo, alle prese con focolai di infezione, hanno evidenziato difficoltà nell’attuazione delle regole attuali.
A partire proprio dai meccanismi di eradicazione, che oggi impongono di tagliare tutte le piante nel raggio di 100 metri da ogni ulivo infetto: significa radere al suolo ogni volta oltre tre ettari di campagna. La nuova regola prevede una sensibile diminuzione, portando il raggio a 10 metri che vuol dire ridurre di cento volte l’area oggetto di taglio.
Arretreranno anche le zone di controllo della batteriosi. L’area di contenimento (i primi 20 km dell’area infetta, soggetta a eradicazioni) verrà portata a 5 o 10 km. La zona cuscinetto (l’ultima parte della zona indenne a contatto con quella in cui c’è l’infezione), attualmente di 10 km, verrà portata a 5 km mantenendo le misure previste (ovvero il monitoraggio da parte dei proprietari dei suoli).
L’effetto di queste modifiche sarà un arretramento delle zone di controllo, che oggi arrivano (con il «buffer») a comprendere i territori di Monopoli, Castellana Grotte, Noci e Palagiano. Se verranno confermate le nuove regole, l’emergenza Xylella arretrerà di 10-15 chilometri, tornando a fermarsi alle pendici della Valle d’Itria come era circa un anno fa.
L’altra novità attesa, già condivisa con le organizzazioni di categoria che fino all’estate hanno battagliato con la Regione per ottenere un allentamento dei vincoli, riguarda i vivaisti. Oggi chi produce all’interno dell’area infetta è soggetto a forti limitazioni nella movimentazione delle specie che non sono dotate di passaporto biologico: le piante che vengono considerate attaccabili dal batterio Xylella non sono «esportabili» fuori delle zone confinate. Ora invece le limitazioni varranno soltanto per le specie vegetali soggette al ceppo trovato nell’area delimitata. Questo significa, per la Puglia, che i divieti varranno per le sole piante ospiti della «pauca» (la subspecie di Xylella), consentendo dunque la movimentazione di cavoli, rape, cavolfiori e pomodori che era stata bloccata a settembre del 2018.
L’emergenza Xylella è uno dei temi caldi dell’agricoltura pugliese, proprio per la ritenuta insufficienza delle misure di contenimento dell’infezione. A dicembre 2018 la commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia: la prima fase si è conclusa a settembre con la sentenza che ha certificato l’inadempimento dello Stato.