Comunicato sindacale
Alla «Gazzetta» solidarietà per i giornalisti 7 giorni al mese
Da oggi e per tre mesi, la «Gazzetta» sarà confezionata da una forza lavoro ridotta
Cari Lettori, per l’ennesima volta, i giornalisti della «Gazzetta» sono chiamati a sopportare dei sacrifici economici a tutela del vostro giornale: da oggi e per tre mesi, la «Gazzetta» sarà confezionata da una forza lavoro ridotta. È l’effetto dell’ennesimo «accordo di solidarietà» appena sottoscritto, che fermerà ogni giornalista per sette giorni al mese, fino alla fine di ottobre. L’ultimo di una lunga serie. Questa volta a chiedercelo è stata la Edisud Spa amministrata dal Tribunale di Catania, sezione misure di prevenzione. La partecipazione di maggioranza riconducibile all’editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo, ricordiamo, è sotto sequestro da quasi un anno. Il 19 luglio l’azienda ha depositato al Tribunale di Bari, sezione Fallimentare, una istanza di concordato preventivo che «consente di stringere i tempi per riportare in equilibrio i conti de “La Gazzetta del Mezzogiorno”», ha scritto nei giorni scorsi il Cda su queste pagine. «La procedura avviata chiede il concorso e il sacrificio di tutti, dai creditori alle maestranze, per preludere ad un solido assetto proprietario», hanno annunciato gli amministratori Angelo Bonomo, Fabrizio Colella e Luciano Modica.
Mettendo da parte le gravi ripercussioni sulle buste paga, le «maestranze» giornalistiche hanno manifestato in primo luogo tutte le loro perplessità sulle possibili ripercussioni sul prodotto giornale che questi tagli avranno. Ma per garantire la continuità aziendale in attesa della predisposizione del piano di concordato, si rende necessario, a detta del Cda, anche intervenire pesantemente sul costo del lavoro. E i giornalisti, ancora in credito di tre mensilità arretrate, ormai «fagocitate» dalle procedure concorsuali, si trovano oggi nella situazione kafkiana di dover accettare dei nuovi sacrifici anche a tutela dei propri crediti. In pratica, contribuire a pagarsi da sé le retribuzioni non percepite.
Del resto, chiedere ai dipendenti di pagare il conto non tanto e non solo della crisi, quanto anche degli errori dei vari management succedutisi durante la proprietà del gruppo Ciancio Sanfilippo rientra ormai nella migliore tradizione di questo giornale. Negli ultimi sei anni, solo per restare al recente passato, con uno stato di crisi dopo l’altro, sono andati in pensione oltre 36 giornalisti. L’allora direttore generale Franco Capparelli, poi allontanato da Edisud, ma ancora a capo di Mediterranea - la società controllata che raccoglie la pubblicità, la vera «cassaforte» - mentre otteneva i sacrifici di tutti i dipendenti (solidarietà, cassa integrazione, prepensionamenti) garantendo che avrebbero «messo i conti in sicurezza», negli due ultimi anni non versava tfr e previdenza. E aveva già pronto un ulteriore piano di tagli dei costi e della forza lavoro per correggere gli effetti di quelli che, evidentemente, erano stati dei suoi errori di previsione: lo dimostrano i conti e gli ennesimi sacrifici che ci vengono richiesti oggi, che si vanno ad aggiungere agli stipendi non pagati, alle irricevibili proposte di tagli lineari del costo del lavoro in assenza di un piano industriale e ai duri confronti che si sono succeduti in questi 11 mesi.
L’elenco adesso si allunga. I giornalisti hanno aderito una volta di più all’appello al «senso di responsabilità». È accaduto in passato, si ripete ancora. La speranza è che l’ennesimo sacrificio richiesto non sia vano e che quanto prima il socio di minoranza, la Denver di Valter Mainetti che ha presentato una proposta di acquisto del Giornale, per ora dietro le quinte, si manifesti più esplicitamente spiegando ai giornalisti e ai poligrafici che giornale ha in mente, presentando un vero piano industriale ed editoriale che possibilmente parli di rilancio e non di soli tagli delle retribuzioni e dei posti di lavoro. L’esperienza fin qui fatta ha infatti dimostrato che la politica dei tagli fine a se stessi può rivelarsi soltanto un suicidio.
Spiace, infine, che questa fase così incerta, venga vissuta con l’assordante silenzio delle istituzioni, della politica, delle imprese. La «Gazzetta» vive uno dei momenti più difficili dei suoi 131 anni di storia. Il futuro di una voce autorevole per due regioni come Puglia e Basilicata è quanto mai oscuro e la sensazione è che i lavoratori siano stati abbandonati al loro destino. Pazienza, ce ne faremo una ragione. Il rapporto con voi Lettori, però, quello no. Non si tocca. Ed è per questo che vi chiediamo di starci ancora vicini. Grazie per la fiducia che vorrete dare ancora al Vostro giornale.