L'inchiesta
Giustizia truccata, a Lecce verso l'incidente probatorio
La Procura chiede di «cristallizzare» le dichiarazioni di Savasta e D'Introno
I tre interrogatori resi da Flavio D’Introno che hanno consentito all’inchiesta il primo salto di qualità. Ma anche i verbali fiume di Antonio Savasta, l’oramai ex magistrato che a fine marzo ha lasciato il carcere per i domiciliari. Migliaia di pagine di rivelazioni e ammissioni che ora la Procura di Lecce vuole cristallizzare. Per questo l’accusa si prepara a chiedere l’incidente probatorio nei confronti dell’imprenditore e dell’ex pm di Trani, entrambi accusati a vario titolo - tra l’altro - di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari.
La mossa era nell’aria da giorni. E ha un valore tecnico, ma non soltanto. Le dichiarazioni rese in fase di indagine sono infatti inutilizzabili durante il processo. Con l’incidente probatorio, che si svolge davanti al gip e prevede l’intervento di tutte le parti coinvolte, il contraddittorio del dibattimento viene anticipato e dunque si forma una prova a tutti gli effetti. È evidente la necessità della Procura di mettere un punto fisso a quanto raccolto fino a ora, considerando che - almeno in linea teorica - gli indagati potrebbero sempre modificare le proprie dichiarazioni. Ma quelle di D’Introno sono state determinanti per portare il gip Giovanni Gallo a concedere l’arresto in carcere di Savasta e dell’ex gip Michele Nardi. E quelle di Savasta, che (assistito dall’avvocato Massimo Manfreda) ha parlato per ore davanti al procuratore Leonardo Leone de Castris e alla pm Roberta Licci, hanno convinto l’accusa della sua volontà di collaborare tanto da riaprire le porte del carcere per i domiciliari.
L’indagine sulla giustizia svenduta a Trani però non è finita. La Procura sta infatti continuando a cercare riscontri ad alcuni degli episodi già emersi, ma anche a quelli confermati dal racconto di Savasta che - oltre ad aver ammesso numerose circostanze - ha anche reso dichiarazioni accusatorie nei confronti di numerose persone tra cui ci sarebbero anche suoi colleghi o ex colleghi. «Un ripensamento rispetto alle proprie condotte antisociali», lo ha definito il gip Gallo nel provvedimento con cui ha disposto i domiciliari alla fine di marzo: Savasta «ha reso dichiarazioni largamente autoaccusatorie, anche in relazione a fatti per i quali non è sottoposto alla misura cautelare» eseguita il 14 gennaio.
Secondo la prima fase delle indagini, D’Introno avrebbe pagato quasi 3 milioni di euro per l’aiuto offerto da Nardi e Savasta sottoforma di interventi sulle indagini, alcune volte reali e altre semplicemente millantati. Ma, nel frattempo, numerosi altri imprenditori avrebbero raccontato episodi simili, a partire dal re del grano Francesco Casillo. La scorsa settimana, peraltro, la Procura avrebbe ascoltato un altro importante imprenditore della Bat che accusa Savasta di averlo portato sull’orlo del fallimento.