La festa delle donne

8 marzo, donne c'è poco da festeggiare: «servono diritti, non mimose»

Rita Schena

Strada in salita per il gentil sesso, tra femminicidi e lavori mal pagati

BARI - Lavoratrici a metà. Spesso «ghettizzate» in «lavori da donna» e poco accettate se fanno «lavori da uomini», una differenza che spesso significa ricoprire incarichi duri e difficoltosi, vedersi precludere ambiti di carriera, essere sottopagate e comunque dover sempre combattere tra casa, figli, famiglia e lavoro. Da sole. Nonostante tutti riconoscano la loro bravura e preparazione superiore.

Qualche mese fa spulciando alcuni dati Almalaurea sui laureati al Politecnico di Bari emerse una strana «anomalia»: su tutti i 2.031 freschi di laurea del 2017 (ingegneri delle diverse facolta e architetti) alle prese con incarichi lavorativi ad un anno dal conseguimento del titolo di studi, la retribuzione media mensile risultava di 1.096 euro per gli uomini e 796 euro per le donne. Trecento euro netti di differenza, che su uno stipendio di circa mille euro rappresenta quasi il 30%. La forbice percentuale era piu ampia nei laureati di primo livello, con gli uomini che spuntano stipendi mensili da 908 euro e le donne 543 (con una differenza di 365); mentre tendeva ad assottigliarsi per chi avava conseguito la laurea magistrale (1.265 euro per gli uomini e 1.020 per le donne, con una differenza di «soli» 245).

Un evidente caso di «gender pay gap» definito «Il piu grande furto della storia» dalle Nazioni Unite, secondo cui «non esiste un solo settore o Paese al mondo dove non ci sia e dove le donne abbiano le stesse retribuzioni degli uomini».
«I nostri contratti collettivi non prevedono alcuna differenza salariale tra uomo e donna – spiega Gigia Bucci, segretario Cgil Bari -, una differenza salariale del genere si può spiegare solo per una differente tipologia di contratto in ingresso: a tempo pieno per gli uomini e part time per una donna».
Ed ecco svelato l'«inghippo»: sono un buon datore di lavoro e ti vengo incontro a te, donna che devi gestire famiglia e lavoro, e ti propongo un bel part time, che poi magari comunque mi lavori qualche ora in più e il gioco è fatto.
«Il gap gender è un problema serio - spiega la Bucci - Almalaurea lo evidenza anche nel suo recente “Rapporto 2018” a riconferma di quanto emerso già sui dati baresi. E la realtà è ancora più drammatica qui nel nostro territorio: le donne abbandonano del tutto il mercato del lavoro, perchè schiacciate dalle incombenze familiari. Raccogliamo tanta rassegnazione in scelte che penalizzano le donne e la società tutta».
Ieri la segretario Bucci era a Noicattaro per discutere sul tema «La libertà delle donne oggi», attraverso le storie di lavoratrici del settore agroalimentare. «Come simbolo su una fascia che abbiamo distribuito, abbiamo scelto una antica icona femminista: “Rosie the riveter”. Con il fazzoletto rosso a pois bianchi legato in testa e la camicia da lavoro azzurra, simbolo delle lavoratrici impegnate in professioni, tradizionalmente maschili. “We can do it!” dice Rosie. E io aggiungo con maggiore forza: possiamo farlo anche noi».

«Secondo recenti dati Svimez l’universo femminile al Sud, che percepisce reddito e contribuisce alle entrate familiari, si assottiglia sempre di più - mette in evidenza Daniela Fumarola, segretario generale Cisl Puglia - La differenza salariale, il tasso d’occupazione femminile tra i più bassi in Europa e il netto divario con le Regioni del nord Italia, ci devono far riflettere. In Puglia il tasso di occupazione delle donne si attesta intorno al 30%, di circa 35 punti inferiori della media europea. Poche donne occupate e che svolgono prevalentemente mansioni dequalificate. Servono investimenti mirati al lavoro femminile». E magari alleggerire il carico di impegni che le donne subiscono.
«L’8 marzo ha sempre più i connotati di una ricorrenza festaiola e commerciale, perdendo di vista le ragioni per le quali, l’impegno e le lotte delle donne, sono diventate “storia” di questo Paese, cosi come nel resto del mondo – sottolinea Filomena Principale, segretario Cgil Puglia pensionati -. Siamo tornate ad essere sole. E quando si è sole si è più fragili, più vulnerabili. Siamo tornate, soprattutto, ad “affidarci agli uomini” abbandonando i nostri luoghi, il nostro linguaggio, pensando che i diritti, una volta acquisiti restano li, a garanzia di tutte. Non è cosi! E oggi siamo avviluppate in un clima di retrocessione dei diritti, che mai avremmo pensato potesse colpirci. È stato un lavoro lento e sottile fatto in questi anni alle nostre spalle, complice la crisi economica. Lancio un appello, un invito alle giovani donne a riprendere l’iniziativa superando gli steccati che vogliono la lotta tra anziane e giovani donne. Facciamolo insieme, facciamolo subito, perché le risposte devono arrivare a tutte. Noi abbiamo il dovere, tutte insieme, di assicurare un futuro diverso alle donne di domani».

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