I «gilet arancioni»

Olivicoltori domani in piazza a Roma con sindaci, studenti e commercianti

Redazione online

Il portavoce Spagnoletti Zeuli: «Le aziende sono al collasso, esigiamo risposte e tempi certi»

Sindaci, commercianti e studenti saranno domani accanto agli olivicoltori, che domani con i gilet arancioni invaderanno pacificamente Roma per la più grande manifestazione dell’olivicoltura italiana. L’appuntamento è alle 10 in piazza Santi Apostoli, dove sono attesi 5mila olivicoltori che daranno vita a clamorosi gesti simbolici per indurre il governo e i parlamentari ad intervenire con decreti d’urgenza e misure importanti per dare ossigeno ad un comparto in grande difficoltà a causa di gelate, Xylella e frodi sui mercati.
«Non possiamo più aspettare - dichiarato il portavoce dei gilet arancioni, Onofrio Spagnoletti Zeuli -: le aziende sono al collasso, esigiamo risposte e tempi certi ai tanti problemi che hanno distrutto l’olivicoltura negli ultimi tempi. Siamo arrabbiati e delusi perché dopo un mese di mobilitazione non c'è ancora un solo provvedimento a favore del nostro settore, ma solo buone intenzioni che non si traducono in fatti concreti; questo probabilmente per i veti incrociati tra le forze parlamentari». Il portavoce dei gilet arancioni, infine, avverte che «la pazienza degli olivicoltori è finita».

«I gilet arancioni sono tornati a protestare per rivendicare le misure urgenti a sostegno dell’agricoltura pugliese, e domani a Roma saremo con loro». Lo fa sapere il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, nel far sapere di «condividere quella che è una battaglia sacrosanta».
Gelate e Xylella hanno messo in ginocchio il patrimonio olivicolo regionale e, precisa Rota, anche se alcune novità potrebbero emergere dagli incontri previsti nei prossimi giorni, è innegabile che la situazione sia complessa e che sia stata gravemente sottovalutata dalla politica».
«Al ministro Centinaio - aggiunge il sindacalista - avevamo presentato un documento in cui chiediamo, insieme a Flai Cgil e Uila Uil, di modificare l’attuale legge sulle calamità naturali, ma qualcuno forse ancora fa orecchie da mercante. C'è un Paese reale che non vuole più sentire slogan - conclude - ma chiede investimenti virtuosi, equità fiscale, politiche sociali e coesione territoriale. L’Italia del lavoro chiede a chi decide sul proprio conto di essere ascoltata e di poter partecipare alla costruzione del bene comune».

«L'agricoltura italiana piange, dal dramma degli olivicoltori pugliesi alle prese con xylella e gelate a quello dei viticoltori siciliani che hanno subito gravissimi danni causati dalle inondazioni, ai pastori sardi flagellati dalla corsa al ribasso dei prezzi alla produzione». Lo afferma il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza, annunciando che domani il sindacato sarà in piazza con gli agricoltori pugliesi, per chiedere al governo di dare risposte adeguate alle situazioni di crisi che colpiscono migliaia di aziende e di lavoratori.
«Le difficoltà profonde del settore si traducono in perdita di migliaia di giornate di lavoro - afferma Mantegazza - e poi, sullo sfondo, il dramma del lavoro nero e dello sfruttamento delle persone che nega i diritti e danneggia le aziende sane». Da qui la richiesta al governo, precisa Mantegazza, «di individuare soluzioni efficaci non solo attraverso i tavoli di crisi già costituiti ma, soprattutto con decisioni e provvedimenti più organici e risorse per far fronte alle calamità e per rendere più trasparente l’intera filiera agroalimentare». In particolare la Uila ribadisce l’esigenza di rivedere la legge sulle calamità naturali, per garantire ai lavoratori delle aziende colpite di poter utilizzare per un numero congruo di anni successivi al danno subito gli ammortizzatori sociali.

«Gli agricoltori pugliesi hanno bisogno di risposte concrete e immediate e non di annunci e provvedimenti che lasciano il tempo che trovano; per questo motivo domani scenderemo in piazza al loro fianco». Lo annunciano il coordinatore di Agrinsieme Franco Verrascina e i copresidenti Dino Scanavino, Massimiliano Giansanti e Giorgio Mercuri, alla vigilia della protesta prevista per domani a Roma. L'obiettivo, precisa Agrinsieme «è difendere la produzione di un settore, oggi quasi azzerato, che in Puglia conta oltre 350mila imprese e rappresenta il 13,59% del totale delle aziende agricole italiane, per un valore della produzione che si aggira intorno ai 4 miliardi di euro l’anno».
«E' una situazione eccezionale che si protrae ormai da anni che la Puglia sta pagando a caro prezzo con una flessione della produzione olivicola che sfiora il 70%», rimarca Agrinsieme, nel sottolineare che «i produttori hanno bisogno di scelte chiare per risollevare un comparto allo stremo, flagellato dalla xylella e dal maltempo, con la siccità prima e le gelate poi». Il coordinamento ribadisce, infine, la necessità per la Puglia di riconoscere lo stato di calamità naturale, nella consapevolezza però che questo provvedimento non può rappresentare l’unica soluzione a problematiche ben più complesse».

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