L'indagine
Regione, gli avvocati furbetti: 23 mln in 10 anni «Ingiunzioni pure a Natale»
Truffa delle indennità agricole: in uno studio 5mila decreti in bianco
BARI - Quasi 5mila decreti ingiuntivi e oltre 800 mandati professionali in bianco. Documenti pronti per essere utilizzati: ciascuno avrebbe prodotto alcune centinaia di euro tra spese legali e interessi. La Finanza li ha sequestrati nello studio di un avvocato della Bat, inizialmente non indagato, perquisito su ordine della Procura di Bari nell’ambito dell’indagine sulla truffa alla Regione per i contributi agricoli. Se si trattasse di criminalità, e non di rispettabili professionisti, si potrebbe parlare di una «cupa»: ma quella montagna di carta ora al vaglio dei militari rappresentava l’arma con cui svuotare le casse di via Capruzzi.
L’inchiesta affidata al procuratore aggiunto Roberto Rossi e al pm Francesco Bretone è partita alcuni mesi fa dopo un esposto del presidente della Regione, Michele Emiliano: una verifica effettuata dagli uffici di ragioneria aveva fatto emergere la stranezza di un continuo e costante flusso di denaro legato all’indennità compensativa agricola, un meccanismo che dal 2006 al 2018 è costato 22,8 milioni di sole spese legali. Troppe per non pensare a qualcosa di strano. E infatti, è emerso che dietro la serialità dei decreti ingiuntivi potrebbe effettivamente nascondersi un gioco perverso: per questo nell’ipotesi di accusa figurano l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa alla Regione, il falso ideologico e materiale, l’autoriciclaggio e la corruzione in atti giudiziari. L’accusa contesta il ruolo di capi dell’associazione ad un avvocato di Bitonto residente in Svizzera, Michele Primavera, 58 anni, e al collega Oronzo Panebianco, 48 anni, di Bari, titolari di uno studio nel capoluogo barese. Sono indagati anche altri due avvocati dello studio, Francesca Fiore, 50 anni, di Bari, e Assunta Iorio, 40 anni, di Cercola, oltre che il legale calabrese Salvatore Lanciano. Il figlio di Primavera, Enrico Domenico, e la moglie Anna Maria Deruvo, rispondono di riciclaggio: avrebbero reinvestito i proventi della truffa in immobili a Bari, Novara e Roma.
L’indennità compensativa agricola, quando l’Unione europea si chiamava Cee, veniva pagata dalle comunità montane. Ci sono stati anni in cui la Regione non aveva stanziato fondi in bilancio, ed è lì che sono partite le azioni legali. Una prima sentenza emessa nel 1996 che ha aperto la strada a migliaia e migliaia di ricorsi. La Regione pagava solo parzialmente, corrispondendo solo le spese ma non la sorte capitale, e non tutti gli avvocati hanno poi aderito a una sorta di sanatoria lanciata a inizio anni 2000. Chi non ha aderito ha dunque continuato a presentare azioni esecutive, e ogni volta che la Regione pagava solo in parte ricominciava da capo: decreto ingiuntivo, precetto, pignoramento...
Così, per tornare all’indagine, è emerso che gli avvocati dello studio Primavera presentano centinaia di decreti ingiuntivi davanti a giudici di pace di tutta Italia, con domiciliazioni che l’accusa ritiene irregolari (in alcuni casi presso ristoranti e pizzerie), oppure azionando sentenze emesse a favore di agricoltori già deceduti o non compiutamente identificabili. I documenti trovati nello studio di Barletta - questo il sospetto, tutto da verificare - sarebbero la scintilla che innesca l’incendio: il legale finito nel mirino potrebbe aver avuto il ruolo (nel migliore dei casi) di collettore di mandati professionali, oppure di vero e proprio «falsario». Questo perché alcune verifiche fatte a campione su decreti ingiuntivi già pagati avrebbero fatto emergere mandati irregolari, disconosciuti dai diretti interessati o dai loro eredi.
L’indagine sta andando avanti. Negli ultimi giorni il flusso dei decreti ingiuntivi (fino a novembre ne arrivavano parecchie decine a settimana) sembrerebbe essersi arrestato. Chi sta catalogando gli atti, per creare un archivio e tentare di collegare le ingiunzioni alle sentenze, sta intanto scoprendo circostanze strabilianti. Nel 2017 la Regione ha ricevuto le Pec con i decreti ingiuntivi anche il giorno di Natale e quello di Pasqua. A getto continuo: ogni mail inviata era, nei fatti, denaro contante.