Il figlio del boss
Mafia e scommesse on line, presi Tommy Parisi a Bari e Martiradonna jr a Pavia
Il giovane rampollo del clan di Japigia era sfuggito al blitz di mercoledì
Sono stati catturati ne pomeriggio due latitanti sfuggiti al blitz di mercoledì contro una presunta organizzazione criminale che riciclava denaro attraverso la scommesse on line e che ha portato all'emissione di 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Entrambi gli arresti, eseguiti a Bari e Pavia, hanno riguardato Tommy Parisi, 35 anni e Michele Martiradonna, 49 anni, figlio del boss Vito (ieri è stato fermato in Spagna l'altro fratello di 37 anni, Mariano, che stava per costituirsi).
Parisi è stato catturato sotto casa della madre al rione Japigia. Il giovane rampollo del clan di Japigia, quando è stato bloccato dai militari delle Fiamme gialle in via Archimede, era in compagnia del suo avvocato - Nicola Lerarrio - con il quale aveva intenzione di consegnarsi alle autorità ma le Fiamme gialle hanno anticipato i tempi.
«Avevo preannunciato alla Procura che lo avrei accompagnato io stesso oggi in carcere perché si costituisse - ha spiegato il legale - e con Tommy Parisi avevamo appuntamento sotto casa sua. È sceso con i borsoni, pronto per andare in carcere, ma le forze dell’ordine mi hanno preceduto di qualche minuto».
Michele Martiradonna, invece, è stato fermato dai Carabinieri a Pavia mentre era a bordo di un'auto con targa spagnola.
Secondo l'accusa, le sette sale da gioco riconducibili a Tommy Parisi, il figlio del boss barese, fatturavano «circa 300.000 euro a settimana, quindi erano sale grosse». Con il 15% di utile medio, da dividere a metà con il bookmaker, e senza contare provvigioni di agenzia e gli altri giochi on-line.
Sono queste le cifre che giravano nel sistema Martiradonna, azzerato mercoledì dall’operazione «Scommessa» della Dda di Bari. Un meccanismo, quello dei «.com» maltesi (le piattaforme senza licenzia italiana), che si era diffuso a macchia d’olio in tutta la Puglia: la Bet1128 dei Martiradonna aveva i suoi «master» anche a Foggia e nel Salento. Quasi tutti sono stati arrestati.
Le indagini della Finanza, che ha visto la collaborazione tra lo Scico e il Gico di Bari diretto dal tenente colonnello Angelo Ancona, hanno ad esempio svelato il ruolo di Giuseppe La Gala, 59 anni, referente foggiano dei Martiradonna già dai tempi della Paradisebet, che ha – tra l’altro – un punto scommesse all’interno di una multisala: in tre mesi, a fronte di un flusso di giocate da 1,2 milioni, la sua rete di 23 sale produce 246mila euro di utili.
La Gala è finito ai domiciliari insieme al socio, l’altro foggiano Alessandro Di Bello, 40 anni, e a Raffaele Tagliente, 38 anni, di Taranto, che con Martiradonna ha un accordo molto lucroso, chiuso sulla parola: «Su 100 mila euro di fatturato e 50mila euro di pagato (scommesse perse per il bookmaker) restano 50mila, di cui 25mila vanno alla rete (provvigioni e premi da riconoscere ai livelli sottostanti, agenti e agenzie) e del delta di 25mila, parte, pari all’1,50%, sono da riconoscere al provider, e la differenza da dividere tra lor due secondo le percentuali del 30% (a Martiradonna) e 70% (a Tagliente)». Siamo nell’ordine di un milione di euro al mese di raccolta nelle sue sale, e di 20mila euro al mese che Tagliente consegna più volte in contanti a Francesco Martiradonna.