Prof. Antonio Moschetta, il libro "Il tuo metabolismo – L’utilità della dieta nella prevenzione e cura del cancro" edito da Mondadori e presentato, ieri, a Bari, ha già riscosso successo di vendite e di consensi. Come è nato questo libro?
È un’evoluzione naturale dei tanti incontri divulgativi cui ho partecipato ed ho concepito un viaggio virtuale alla ricerca del benessere. L’occasione mi è stata offerta dalla richiesta fattami, dopo un mio intervento, a Milano, dal responsabile dell’economia della casa editrice Mondadori, di scriverlo.
Soggetto metabolico, chi è?
Una persona che, spesso, ignora di essere a rischio ed è, questo, un rischio tutto suo, della persona che crede di star bene poiché non sono evidenti, in lui, i sintomi di una qualche malattia e, dagli stessi esami del sangue, non emergono anomalie che possano preoccupare.
E la sindrome metabolica?
Più che una patologia in sé, è un insieme di fenomeni clinici che definisce il rischio clinico per il soggetto di contrarre una determinata malattia e, in particolare, di sviluppare patologie che interessino cuore, circolazione sanguigna, tumori.
In questo molta importanza ha il sovrappeso corporeo e l’obesità. Una formula – il risultato del rapporto esistente tra l’0’altezza di una persona ed il suo peso ci fa distinguere normopesi da iper o ipo: il BPM (indice di massa corporea). Questo si calcola dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza in metri. Se il risultato è inferiore a 24 nella donna ed a 25 nell’uomo, si parla di normopeso; se è compreso tra 24 e 29 nella donna e 25 e 30 nell’uomo, il soggetto è sovrappeso. Al di sopra di 29-30 l’indice caratterizza il soggetto con obesità che si stratifica in: di I grado, di II (oltre 35-40) e III grado (oltre 45).
Ma non sempre l’elevato BMI indica patologia in atto né si accompagna, per esempio, ad ipertensione, placche aterosclerotiche nelle arterie, diabete, ecc.
Vanno identificati e individualizzati i vari profili che portano a parlare di “obesi complicati” o “non complicati”.
Non vi sono dei parametri cui rifarsi?
Nell’individuazione della sindrome metabolica in un soggetto vanno individuati almeno 5 criteri nello stesso soggetto: 1) ipertensione arteriosa massima (sistolica) al di sopra di 130-135 mmHg o minima (diastoilica over 80-85; 2) ipertrigliceridemia (trigliceridi nel sangue) a digiuno superiore a 150 mg/dl; 3) basso tasso di colesterolo HDL (“buono”) inferiore a 40 mh/dl nell’uomo e 50 nella donna; 4) iperglicemia a digiuno superiore o pari a 100 mg/dl di glucosio nel sangue; circonferenza dell’addome maggiore di 80 c, nella donna e di 94 nell’uomo. Sono criteri che aiutano ad individuare il paziente metabolico.
Perché è importante questa individuazione?
Il soggetto metabolico, rispetto al sano, avrà reazioni diverse rispetto al cibo che assume, all’esercizio fisico che esegue, alle terapie farmacologiche cui si sottopone. Inoltre, questo soggetto metabolico è afflitto da una serie di comorbilità definite “compagne di viaggio”.
Quali queste compagne "cattive"?
Tante. Tra queste, la calcolosi della colecisti, riduzione della funzione renale, disfunzioni sessuali,, suscettibilità a malattie cardiovascolari (infarto, ictus vascolari e cerebrali) e una serie di tumori (mammella, colon-retto, prostata, ecc).
C’è un segno-sentinella?
Il primo campanello di allarme è il riscontro di un valore della glicemia basale di 100 mg/dl. Il secondo è l’ipocolesterolemia HDL. Da tener presente, inoltre che più basso è il tasso del colesterolo cattivo (LDL) nel sangue più si è protetti da malattie cardiovascolari e – secondo ultime ricerche – molto meno da tumori. Nella sindrome metabolica si dà importanza, per la prima volta, alla capacità di eliminare il colesterolo in eccesso dall’organismo che è assolta dalla funzione “spazzino” dell’HDL.
L’aumento della circonferenza addominale è importante?
Un centimetro in più o in meno ci consente di individuare i soggetti a maggiore o minore rischio di contrarre patologie e dà l’occasione per instaurare un’osservazione del soggetto rettificandone le non corrette abitudini o condizioni, in starando idoneo stile di vita personalizzato.
Cioé?
Alimentazione mediterranea, nella quale l’olio extravergine di oliva va tenuto in onore ma anche verdure come crucifere (cavoli, cavolfiore, cavolo cappuccio, broccolo, verza, rucola, rafano, ravanello), zucca, barbabietola rossa, melagrana, zenzero e curcuma. Non trascurare il corretto apporto di cereali, carne (meglio bianca), pesce. Essenziale l’esercizio fisico compatibile quotidiano.
Il fumo?
Non fumare. C’è concreta possibilità di aumentare mediamente l’aspettativa di vita di ben 14 anni se si evita di fumare e bere alcolici, se si svolge attività fisica e si assumono quotidianamente frutta e verdura.
Nicola Simonetti