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Bari, torna la guerra dei gazebo
Soprintendenza: smontarli la sera
Gli operatori: «Così ci rovinano»

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Bari, torna la guerra dei gazeboSoprintendenza: smontarli la seraGli operatori: «Così ci rovinano»

Torna la tensione di anni fa. Abbassate le serrande non deve restare all’esterno alcuna traccia di tavolini e sedie – come in molti casi già avviene - ma neanche dei paraventi.

Domenica 08 Aprile 2018, 08:00

FRANCESCO PETRUZZELLI

I blitz sono scattati nel cuore della notte di Pasqua. Con ispezioni, multe e diffide. Rispolverando un passaggio, forse dimenticato, del regolamento comunale di occupazione di suolo pubblico. Il testo grazie al quale nell’estate del 2011 fu siglata una sorta di tregua dopo mesi di fuoco e di proteste: stop a gazebo, strutture fisse e verande e via libera a strutture più leggere. Ma che adesso tornano in primo piano perché ai gestori dei locali la Soprintendenza, tramite il Comune, intima di smontare all’orario di chiusura.

Abbassate le serrande non deve restare all’esterno alcuna traccia di tavolini e sedie – come in molti casi già avviene - ma neanche dei paraventi. Sì, proprio i pannelli figli del compromesso di oltre nove anni fa, quando i ristoratori protestarono ricordando che senza adeguate coperture esterne i venti che si abbattono sul capoluogo avrebbero fatto volare via clienti e bevande. Facendo crollare incassi e posti di lavoro.

Riesplode a Bari vecchia «la guerra dei gazebo» con i controlli della polizia municipale che, da oltre una settimana, stanno gettando nel panico i titolari di bar, ristoranti, pub e gelaterie. Dalla Cattedrale alla Basilica passando per la centralissima piazza Mercantile e la zona del Castello, sarebbero almeno cinque le attività già ispezionate dalla polizia municipale e raggiunte da apposita multa e diffida: senza il rispristino dei luoghi rischiano la chiusura temporanea per cinque giorni.

Il caso nasce dalla nota inviata qualche settimana fa dalla Soprintendenza al Comune e nella quale l’organo periferico del Ministero ai Beni Culturali chiede controlli e verifiche sulle attività commerciali che occupano «aree di rispetto di chiese e monumenti sottoposti a tutela diretta e ricadenti nella zona “a” di rilevanza storica ambientale nella quale non è consentita occupazione di suolo pubblico». In pratica viene richiamato il comma 2 dell’articolo 34 bis del regolamento comunale secondo cui «in ogni caso le occupazioni devono garantire il decoro, la visibilità e la godibilità degli spazi pubblici, la percezione dello spazio architettonico e/o paesaggistico, la pubblica fruizione e la sicurezza delle aree e dei monumenti».

Due i passaggi chiave dell’articolo: «non è consentito occupare l’area antistante il prospetto principale delle chiese e degli immobili vincolati (compresi i monumenti) per le fasce di rispetto relative alla “zona a” e durante le ore di chiusura gli elementi di arredo urbano devono essere rimossi e riposti all’interno dei locali dei pubblici esercizi e degli esercizi commerciali o accatastati con ordine». Restano esentati solo gli ombrelloni purché siano rigorosamente chiusi. Insomma, una bella gatta da pelare per i ristoratori del borgo antico che, in base a queste prescrizione, sarebbero costretti tutti i santi giorni a montare al mattino i paraventi e a smontarli poco dopo la chiusura, nel cuore della notte. Con inevitabili costi in termini di tempo e di denaro considerando che i paraventi non sono proprio leggerissimi e che all’interno non c’è tutto lo spazio per sistemare l’arredo esterno. Nei mesi scorsi ad esempio alcune attività ristorative sono state costrette a rimpicciolire il perimetro esterno perché i tavolini e le sedie coprivano la parte retrostante di una ex chiesa.

Ma quello di Bari vecchia rischia di diventare il bubbone di un’epidemia che si può diffondere in altri quartieri ad alta tutela storica. La prescrizione del «smontate tutto alla chiusura del locale» riguarda l’intera «zona a», quella che il regolamento comunale di occupazione di suolo individua in tutta la litoranea che va dal lungomare De Tullio (Porto) al lungomare Trieste (Punta Perotti), nell’intero quadrilatero del Murat (compreso fra corso Vittorio Emanuele II, corso Cavour, corso Italia e via Quintino Sella) e nelle periferie come la zona centrale e la litoranea di Palese e i centri storici di Torre a Mare, Santo Spirito, Carbonara, Ceglie e Loseto. Insomma, il panico da paraventi potrebbe al più presto superare i confini di Bari Vecchia.

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