il blitz mari e monti

Mafia garganica, in aula il racconto del pentito Troiano (ed ex «doppiogiochista»): «Ho chiuso con questa vita»

Ieri ultima udienza dell’anno per il processo Mare Monti ai clan di Manfredonia, Vieste e Monte Sant'Angelo. Le prime deposizioni al processo ai 42 indagati accusati di traffico di droga, estorsioni, rapine e armi

Gianluigi Troiano l’ex mafioso doppiogiochista, con un piede nel clan Li Bergolis e l’altro nel gruppo rivale dei Romito, ribadisce “di aver chiuso con quella vita, di cui non voglio sapere più niente”. Il trentaduenne viestano ha replicato in aula la confessione già resa alla Dda nell’autunno 2024 quando si pentì: era stato catturato il 31 gennaio precedente a Granada in Spagna dopo 2 anni e 50 giorni di latitanza. Spazio a interrogatori e dichiarazioni spontanee di 5 imputati nella prima udienza del processo abbreviato “Mari e monti” in corso davanti al gup di Bari Susanna De Felice. In attesa di giudizio 42 garganici accusati a vario titolo di mafia quali affiliati al clan Li Bergolis/Miucci; traffico e spaccio di droga; estorsioni; rapine; armi; e altri reati. Prossima udienza il 28 gennaio per la requisitoria dei pm Ettore Cardinali e Luciana Silvestris; sentenza entro l’estate. Per altri 8 coimputati processo ordinario che inizierà in Tribunale a Foggia l’11 dicembre. Il blitz con 41 arresti è datato 15 ottobre 2024. L’accusa poggia sulle rivelazioni di 1 testimone di giustizia; 22 pentiti di cui 5 imputati; centinaia di intercettazioni; video; dichiarazioni di testimoni.

Il doppio gioco - Troiano collegato in videoconferenza da una località segreta, volgendo le spalle alla telecamera, ha confessato i reati contestati dalla Dda: mafia fino a luglio 2017, quale affiliato alla cellula viestana del clan Libergolis; concorso con altri presunti complici tra cui Enzino Miucci ritenuto al vertice del clan Li Bergolis, nell’importazione di 1672 chili di marijuana dall’Albania, arrivati sulle coste garganiche in 3 viaggi tra marzo e ottobre 2017; concorso ancora con Miucci nella rapina da 200mila euro alla gioielleria “Dei Nobili” di Monte del 18 febbraio 2017. Troiano ha raccontato che tra il 2016 e 2017 pur facendo ancora parte del clan Li Bergolis, era già transitato nel gruppo rivale Romito (ora denominato clan Lombardi/Ricucci/La Torre) informando i nuovi complici di mosse e strategie dei nemici. Il suo voltafaccia con passaggio nel gruppo Romito divenne palese nell’ambiente malavitoso quando nel luglio 2017 partecipò all’omicidio a Vieste dell’amico Omar Trotta, ammazzato perché ritenuto vicino ai Li Bergolis; per questo omicidio Troiano, reo confesso, è sotto processo in corte d’assise a Foggia.

“Facevamo la fame” - Interrogata anche Maria Francesca Palumbo, 36 anni, montanara, imputata di concorso in 5 episodi di spaccio; estorsione perché avrebbe riscosso la tangente da una ditta taglieggiata; violenza privata; è la moglie del compaesano Raffaele Palena, ritenuto il capo della cellula di Monte che rispondeva direttamente agli ordini di Enzino Miucci. Secondo l’accusa la donna “svolgeva il ruolo di ponte tra il carcere e l’esterno veicolando le istruzioni del marito”. La Palumbo ha negato che il coniuge sia un mafioso e più in generale un malavitoso del peso criminale accreditatogli dall’accusa; ha spiegato che il marito idolatrava Miucci, tutto qui senza far parte di nessun clan. La donna ha ammesso qualche episodio minore di spaccio, “per mettere il piatto in tavola perché non avevamo nemmeno i soldi per pagare le bollette”.

“Io conosco i boss“ - Di Raffaele Palena ha parlato anche Marco Primavera, 30 anni, sanseverese con un ruolo marginale nel processo: risponde di concorso nella detenzione di 3 ordigni, e riciclaggio perché avrebbe apposto una targa rubata su uno scooter. L’imputato ha spiegato che gli ordigni di cui si parla nelle intercettazioni sono petardi natalizi che vendette; e spiegato d’aver conosciuto Palena in carcere. “Sono l’ex genero di Severino Palumbo”, capo clan sanseverese crivellato di colpi la sera del 3 aprile 2015 in un negozio di San Severo, agguato di mafia rimasto impunito, “quindi so chi è un boss; e Palena certo non lo è. Vi invito a ascoltare l’intercettazione in cui gli dico che è diventato il braccio destro di Miucci, ascoltatela bene, vi renderete conto che lo stavo prendendo in giro”. Ha poi reso dichiarazioni spontanee per respingere le accuse e lamentare problemi di salute Donato Bisceglia, trentanovenne montanaro accusato di concorso in tentata estorsione.

gli indagati Matteo Armillotta, 46 anni, Monte Sant’Angelo; Angela Basta (23), Monte; Donato Bisceglia (39), Monte; Davide Carpano (34), Vieste; Giovanni Caterino (45), Manfredonia; Marino Ciccone (67), Foggia; Nicola Ciliberti (27), Manfredonia; Giuseppe Pio Ciociola (22), Monte; Gianmichele Ciuffreda (38), Vieste; Libero Colangelo (43), Vieste; Luigi Ferri (45), Vieste; Francesco Gallo (55), Cerignola; Giulio Guerra (36), Monte; Claudio Iannoli (49), Vieste; Giovanni Iannoli (39), Vieste; Michele La Torre (35), San Giovanni Rotondo; Orazio Pio La Torre (33), Monte; Matteo Lauriola (34), Manfredonia; Luigi Mazzamurro (46), Manfredonia; Antonio Miucci (23); Enzo Miucci (42), Monte; Raffaele Miucci (23), Monte; Raffaele Palena (32), Monte; Maria Francesca Palumbo (36), Monte; Michele Pellegrino (20), Monte; Matteo Pettinicchio (40), Monte; Raffaele Giorgio Prencipe, (41), Vieste; Roberto Prencipe (38), Monte; Marco Primavera (30), sanseverese residente vicino Mantova; Filomena Primosa (33), Monte; Piergiorgio Quitadamo (50), Vieste; Marco Raduano (42), Vieste; Carmine Romano (55), Vieste; Maria Gaetana Santoro (77), Vieste; Lorenzo Scarabino (37), Monte; Marilina Scarabino (42), Monte; Giuseppe Stramacchia (39), garganico residente in provincia di Napoli; Tommaso Tomaiuolo (29), Manfredonia; Angelo Totaro (34), Monte; Pasquale Totaro (33), Monte; Gianluigi Troiano (32), Vieste; Giuseppe Vitulano (39), Manfredonia.

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