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Tentato omicidio Lanza, processo di appello al boss Roberto Sinesi nella «guerra» di Foggia

Tentato omicidio Lanza, processo di appello al boss Roberto Sinesi nella «guerra» di Foggia

 
Redazione Foggia

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Tentato omicidio Lanza, processo di appello al boss Roberto Sinesi nella «guerra» di Foggia

Dopo la condanna a 16 anni in primo grado: l'imboscata del 2015 sulla circumvallazione

Martedì 02 Settembre 2025, 11:28

L’odio, gli affari. Un mix in cui la vendetta alimenta il business. C’è questo nei destini e nelle storie di 2 boss storici della “Società foggiana” - Vito Bruno Lanza, classe ’53, detto “u lepr”, fedelissimo di Rocco Moretti; e Roberto Sinesi, classe ’62, becchino al vertice del clan rivale - che torneranno a incrociarsi tra due settimane davanti ai giudici della seconda sezione della corte d’appello di Bari per il processo-bis a tre mafiosi tra cui Sinesi, condannato in primo grado a 16 anni quale presunto mandante del tentato omicidio di Lanza aggravato dalla mafiosità, avvenuto la mattina del 17 ottobre 2015 sulla circumvallazione. Agguato collegato alla settima guerra della storia della mafia foggiana, conseguenza della rivalità tra i Moretti/Pellegrino/Lanza e i Sinesi/Francavilla: tra settembre 2015 e ottobre 2016 ciu furono 10 agguati con 3 morti, 11 feriti/scampati tra cui un bimbo di 4 anni.

Il gup di Bari lo scorso 28 novembre nel processo abbreviato inflisse 16 anni a Sinesi; 10 anni a Sergio Ragno, classe ’77, ritenuto l’uomo che guidò l’auto usata dai sicari; 4 anni e 4 mesi a Giuseppe Francavilla, classe ’78, per vent’anni al vertice del gruppo, prima di pentirsi il 31 gennaio 2024 e confessare anche di aver messo a disposizione del commando, su ordine di Sinesi, un suo uomo (Ragno) e una delle due pistole utilizzate. Sentenza appellata da Sinesi, detenuto dal settembre 2016 per scontare 26 anni per mafia, armi e racket; Ragno, detenuto da maggio 2019; e dal pentito.

I primi due (difesi dagli avv. Ettore Censano, Sinesi anche da Elisabetta Manoni) puntano all’assoluzione; Francavilla, assistito dall’avv. Rosa Pandolone, spera in un ulteriore sconto di pena. Il Comune di Foggia è costituito parte civile. Le accuse poggiano sulle rivelazioni di 5 pentiti (vedi articolo a parte). Fondamentali quelle di Giuseppe Francavilla, cui si sono aggiunte le dichiarazioni del fratello Ciro; di Carlo Verderosa; Patrizio Villani; e del barese Michele Miccoli. Per l’avv. Censano, invece Giuseppe Francavilla non è credibile perché nutrirebbe “avversione, acredine, risentimento nei confronti di Sinesi” scrive nelle 61 pagine di appello. La difesa del boss sostiene che in realtà fu proprio Francavilla a ordinare l’agguato a Lanza con un duplice obiettivo: eliminare un capo rivale; far ricadere le colpe su Sinesi per scalzarlo dal gruppo Sinesi/Francavilla e assumerne le redini.

Lanza, detenuto da aprile 2016 e che sconta 9 anni per mafia, è vivo per miracolo. La tarda mattina del 17 ottobre 2015 percorreva la circumvallazione su una city-car quando 3 sicari a bordo di una “Golf” spararono a raffica con due pistole. Il boss colpito al petto fu ricoverato inizialmente in prognosi riservata; a dire del pentito Miccoli e per quanto gli avrebbe confidato in carcere lo stesso Lanza, si salvò fingendosi morto. A sparare furono Luigi Biscotti e Ciro Spinelli, arrestati nelle ore successive all’agguato e condannati in via definitiva a 8 anni il primo e 5 anni e 9 mesi il secondo. Alla guida della “Golf” ci sarebbe stato Ragno, che si dice innocente.

L’indagine-bis sul tentato omicidio Lanza ebbe una svolta col pentimento di Giuseppe Francavilla. Le sue dichiarazioni portarono all’arresto di Sinesi e Ragno il 13 maggio 2024 (al momento sono gli unici arresti eseguiti sulle rivelazioni dell’ex capo-clan) quando le ordinanze cautelari firmate dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari, furono notificate in carcere ai due foggiani già detenuti per altro; ed alle condanne di primo grado. Francavilla racconta d’essersi messo a disposizione degli ordini di Sinesi incaricando Ragno di partecipare all’agguato; aggiunge che nei mesi successivi al tentato omicidio proprio su sollecitazione di Sinesi, organizzò un summit con Lanza per quello che doveva essere un chiarimento tra i due mafiosi. Invece nella riunione svoltasi nella primavera 2016 alla presenza di numerosi mafiosi dei due clan rivali, Roberto Sinesi (che nega la circostanza) avrebbe rivendicato la paternità dell’agguato, dicendo a Lanza: “tu vai dicendo da un sacco di anni che mi vuoi ammazzare, e io ho cercato di ammazzare re: li ho mandati io a spararti”. L’odio, gli affari.

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