il caso
Foggia, parla la moglie dell'imprenditore Fratianni: «Mio marito era sotto estorsione»
«Eravamo terrorizzati dai Francavilla». «Accompagnai mio marito nella sede della Dia di Foggia». «Siamo stati costretti a lasciare la nostra città insieme ai figli»
Non conosco di persona Antonello Francavilla, ma so chi è perché lo vedo su tutti i giornali, e considerato quello che stiamo vivendo. Un discorso è non conoscerlo di persona, altro è non conoscere il suo nome; nelle nostre zone il loro cognome è abbastanza conosciuto. Mio marito mi raccontò d’essere sotto estorsione da parte di Antonello Francavilla che voleva rovinare la vita alla nostra famiglia, la mattina del 3 marzo 2022 quando lo accompagni alla Dia di Foggia a presentare la denuncia. Prima di allora non me ne aveva mai parlato. Ho saputo dell’attentato a Antonello Francavilla e al figlio” (avvenuto il 2 marzo 2022 a Nettuno) “il giorno dopo. A Foggia si parlava solo di quello: telegiornali, social, mass media. La denuncia alla Dia mio marito la sporse il giorno dopo l’attentato a Nettuno”.
Depone la moglie - Lungo interrogatorio davanti al Tribunale di Velletri della moglie di Antonio Fratianni, 59 anni, il costruttore foggiano detenuto ai domiciliari, accusato dalla Dda di Roma del duplice tentato omicidio aggravato dalla mafiosità del boss Antonello Francavilla al vertice del clan Sinesi/Francavilla, e del figlio sedicenne. Furono feriti gravemente a pistolettate la mattina del 2 marzo 2022 nell’abitazione di Nettuno dove il capo-clan era ai domiciliari per estorsione. Secondo la Dda di Roma, Fratianni “transitato dall’essere imprenditore mera testa di legno asservita agli interessi del clan Sinesi/Francavilla a collettore di somme di provenienza illecita del sodalizio mafioso”, tentò di uccidere Antonello Francavilla per non restituirgli 600mila euro ricevuti dal clan per reinvestirli. Fratianni fu arrestato il 2 agosto 2022, da qualche mese è ai domiciliari a Matera: si dice innocente; sostiene che Antonello Francavilla lo minacciò di morte; per due volte lo convocò a Nettuno nei mesi precedenti l’agguato; che pretendeva un milione, un appartamento e un locale commerciale, come da lui denunciato alla Dia il 3 marzo 2022. Fratianni sfuggì alla vendetta del clan Sinesi/Francavilla che aveva progettato di ucciderlo il 26 giugno 2022 a Foggia, quando un commando era pronto ad entrare in azione. Squadra mobile e Dda di Bari sventarono il progetto; misero in salvo l’imprenditore; il 22 luglio 2022 fermarono 6 persone per tentato omicidio; 5 sono state poi condannate in primo grado a complessivi 47 anni, tra cui Emiliano Francavilla cui sono stati inflitti 12 anni e che ha poi confessato l’intenzione di assassinare Fratianni per vendicare il ferimento del nipote minorenne.
Il viaggio a Rocca Pia - Di tutto questo si è parlato nell’interrogatorio della moglie e dei due figli, di Fratianni che pur potendosi avvalere della facoltà di tacere essendo parenti dell’imputato, hanno risposto alle domande del Tribunale, del pm Alessandra Fini, dell’avv. Elisabetta Manoni di parte civile per il figlio di Francavilla, dei difensori di Fratianni, avv. Ciacieri e De Simone. “Mio marito il primo marzo 2022 partì per Rocca Pia vicino L’Aquila per andare a sciare” (secondo l’accusa si precostituì un alibi per recarsi invece a Nettuno e sparare ai Francavilla) “Era una gita programmata; dovevo andarci anche io, ma rimasi a Foggia nell’azienda di mio marito dove mi occupo della parte amministrativa perché il 2 marzo era prevista una verifica di qualità Iso da parte degli ispettori su gestione cantieri, azienda, documentazione: era stata anticipata rispetto al previsto. Mio marito rientrò il giorno successivo e in anticipo dalla vacanza sulla neve: il piede gli faceva male, si era innervosito per un problema sorto in un cantiere, stava sempre al telefono per i problemi al cantiere per cui non ne valeva più la pena: così rientrò a Foggia. La mattina del 3 marzo lo accompagnai alla Dia a presentare la denuncia contro Antonello Francavilla. In quella occasione disse a me e mia figlia dell’estorsione da parte di Francavilla, prima di allora non me ne aveva mai parlato. Mio marito conosceva Antonello Francavilla per aver conosciuto il padre” (Mario detto “’u ner’” fedelissimo del boss Roberto Sinesi suocero di Antonello Francavilla, ucciso a gennaio ’98 in una guerra tra clan, omicidio rimasto impunito) “per conto del quale aveva lavorato a casa sua quando mio marito faceva l’idraulico”.
Il terrore – “Mio marito mi disse che Francavilla voleva rovinare la vita a lui e alla sua famiglia. Ci fece capire il pericolo che stavamo avendo: disse che eravamo tutti in pericolo perché era stato minacciato non solo lui ma tutta la famiglia. Era già da un po’ che aveva questo problema: l’ultima volta so che aveva avuto un ultimatum di 15 giorni, termine entro cui doveva pagare. Altrimenti avrebbero provveduto loro, avrebbero fatto intervenire qualcuno a fare quello che volevano fare il 26 giugno”. La sera del 26 giugno 2022 Emiliano Francavilla e suoi complici erano pronti armi in pugno a ammazzare Fratianni che doveva rientrare in città da Brindisi insieme alla moglie. La squadra mobile sventò il progetto; raggiunse i coniugi Fratianni a Brindisi; scoprì il gps piazzato sotto l’auto dell’imprenditore per monitorarne gli spostamenti, trasferì la famiglia Fratianni lontano da capoluogo e Capitanata.
“Costretti a lasciare Foggia” Già prima del trasferimento forzato dopo l’attentato sventato “mio marito mi disse che a Foggia è un pericolo viverci. Volevamo andar via dalla nostra città dopo l’accaduto, perché viverci in questa situazione non è possibile dopo aver denunciato per estorsione Francavilla: meglio non viverci più. Il 26 giugno fummo prelevati a Brindisi io e mio marito, portati via, invitati a non rientrare a Foggia. Pretesi di far arrivare anche i mei figli altrimenti sarei tornata a Foggia, e la Polizia andò a prenderli. Dopo il 26 giugno quotidianamente ci sentivano al telefono con un commissario della Polizia che si raccomandava: ‘non venite a Foggia, se vi spostate comunicatecelo’”.