il caso
Lucera, fiumi di droga al 118: i pusher incastrati da video e intercettazioni
Ecco come l'indagato aveva trasformato, di fatto, l’ospedale Lastaria in una piazza di spaccio aperta anche di notte
LUCERA - A dire del gip “Antonio Cenicola anche quand’era sottoposto alla misura cautelare non ha esitato a coinvolgere nell’attività delittuosa anche due familiari, nonché ad ampliare la rete di spaccio anche in altri paesi grazie ai suoi pusher. La negativa personalità di Cenicola emerge anche dalla frenetica attività di spaccio accompagnata da minacce, nonché dalla spavalderia mostrata nel detenere stupefacenti sul luogo di lavoro” (autista soccorritore del 118) “anche in armadi riservati a terze persone; e trasformando di fatto l’ospedale Lastaria in una piazza di spaccio aperta anche di notte. Peraltro non ha mostrato vera resipiscenza limitandosi ad ammettere con dichiarazioni spontanee” (nell’interrogatorio preventivo all’arresto) “circostanze indubbie e cercando di scagionare i familiari”. Quanto al suo presunto fornitore, il cugino Daniele Furio, “nonostante la titolarità di un’attività lecita, appare stabilmente dedito all’attività di spaccio”.
Lo scrive il gip del Tribunale di Foggia Michela Valente nelle 325 pagine dell’ordinanza cautelare con cui accogliendo parzialmente le richieste della Procura ha firmato 6 ordinanze cautelari eseguite 48 ore fa dai carabinieri per un giro di spaccio di cocaina smerciata nell’ospedale lucerino. Il giudice ha disposto il carcere per i 2 principali indiziati: Antonio Cenicola, quarantunenne lucerino, autista del 118; e Daniele Furio, foggiano di 32 anni. Domiciliari con braccialetto elettronico per altri 4 sospettati per i quali il pm chiedeva il carcere: Donato Colelli, 49 anni di Foggia; Raffaele Sordillo, 36 anni, Foggia; Antonio Di Giovine, 36 anni, e Giuseppe Petrone, 33 anni, entrambi lucerini. Il giudice ha ritenuto “eccessivamente gravosa la misura cautelare del carcere” chiesta dalla Procura, ritenendo che i domiciliari sino quella adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari: evitare rischio il rischio che continuino a spacciare.
Rigettata anche la richiesta della Procura di disporre i domiciliari per gli ultimi 4 indiziati che restano a piede libero: tra essi due familiari di Cenicola e un infermiere del Lastaria che secondo la prospettazione accusatoria in seguito all’arresto in flagranza di Cenicola il 10 giugno 2024, avrebbero trasferito la droga nascosta nella sala dottori dell’ospedale lucerino in un appartamento di Foggia. Il gip ha ritenuto per i familiari e il collega di Cenicola insussistente il rischio di reiterazione del reato “in considerazione del minor ruolo svolto al solo fine di aiutare il familiare e il collega, e della occasionalità della condotta”. I 10 indagati sono accusati di 12 episodi di spaccio per fatti dal febbraio al giugno 2024; a Cenicola sulla scorta di video e intercettazioni viene contestato in particolare di aver ceduto cocaina e altro stupefacente non individuato sul luogo di lavoro in 17 cir costanze.
Nel comunicato dei carabinieri sul primo blitz del 2025 in Capitanata si legge che “l’indagine ha consentito di documentare uno smercio di droga all’interno della postazione del pronto soccorso dell’ospedale Lastaria di Lucera, luogo di spaccio gestito dal principale indagato” (Cenicola) “un autista soccorritore del 118, con il concorso di altri individui che accedevano ad aree riservare del nosocomio lucerino per discutere di approvvigionamento di stupefacente e proventi da ripartire. Si ritiene che gli indagati siano coinvolti in oltre 80 presunti episodi di cessione, acquisto e detenzione di droga. A incidere sulle valutazioni effettuate dal gip sulla sussistenza di gravi indizi a carico degli arrestati, è stato il valore probatorio dei recuperi di varie sostanze stupefacenti, in primis cocaina”.
Stando alla ricostruzione dell’accusa “sin dagli albori dell’attività di indagine”, partita a febbraio 2024 quando i carabinieri hanno avuto notizia del possibile coinvolgimento dell’autista del 118 in un giro di spaccio, “sono emersi gravi indizi a carico di Cenicola, immortalato dalle videocamere installate dai carabinieri mentre spacciava” con la droga nascosta nella sala dottori della postazione del 118 e nel condotto di areazione. “I dati acquisiti durante le indagini” dicono investigatori e inquirenti “consentono di ritenere che Cenicola e gli altri sodali vivano principalmente dei proventi derivanti dalla fiorente attività di spaccio: c’è il solido convincimento che gli indagati abbiano individuato nella locupletazione” (termine giuridico per indicare l'arricchimento patrimoniale senza giustificazione) “mediante azioni criminose il proprio stile di vita”.
Una curiosità infine: Cenicola e un familiare sono indagati anche per peculato: il 23 maggio 2024 sarebbero stati filmati prelevare una bottiglietta di disinfettante e una confezione di guanti chirurgici dall’armadietto del materiale sanitario.