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Racket a Foggia, condanne per 23 anni a quattro affiliati alla «Società»

 
Redazione Capitanata

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Racket a Foggia, condanne per 23 anni a quattro affiliati alla «Società»

L’inchiesta ha fotografato ancora una volta il “metodo Foggia”, ossia l’estorsione ambientale in cui non c’è bisogno di minacce o atti violenti

Sabato 16 Novembre 2024, 12:43

12:44

Quattro condanne a complessivi 23 anni e 5 mesi nel processo di primo grado a 4 foggiani ritenuti contigui al clan Moretti, accusati di 3 estorsioni e 1 tentata estorsione aggravate dalla mafiosità per metodi usati e per aver agevolato la “Società”, a 2 fratelli commercianti ai mercati rionali, 1 benzinaio e 1 privato: quest’ultimo anche pestato per un ritardo nel pagamento del pizzo. Dai taglieggiati si pretendevano 500/1000 euro e sino a 5 mila euro. L’ennesima indagine di Dda di Bari e squadra mobile sulla mafia del pizzo sfociò nel blitz del 13 novembre 2023 con l’arresto dei 4 imputati: 3 ancora in carcere; Carella è ai domiciliari per motivi di salute.

Il gup di Bari Ilaria Casu vista la riduzione di un terzo prevista dal rito abbreviato scelto dalla difesa ha inflitto 7 anni e 4 mesi a Fabio Bernardo, 33 anni, coinvolto nei 4 episodi (6 anni e 10 mesi la richiesta del pm Bruna Manganelli); 5 anni e 4 mesi a Moreno Laviano, quarantenne, per 2 estorsioni (5 anni e 4 mesi richiesta del pm); 5 anni e 8 mesi a Andrea Carella ventisettenne; 5 anni a Alessandro Marasco, quarantenne, per concorso con i 2 coimputati nel ricatto al foggiano pestato (il pm aveva chiesto 4 anni, 5 mesi e 10 giorni a testa). Gli avv. Cecilia D’Alessandro, Rosario Marino, Paolo Ferragonio, Antonello Genua e Giovanni Falciccio sollecitavano assoluzioni e in subordine l’esclusione dell’aggravante mafiosa e pene ridotte.

Per Bernardo è la terza condanna per storie di pizzo: 5 anni e 4 mesi in appello per concorso in tentata estorsione aggravata dalla mafiosità a un imprenditore avvertito a pistolettate per pagare 2500 euro, accuse per le quali fu arrestato a marzo 2022; lo scorso 7 novembre il Tribunale di Foggia gli ha inflitto 6 anni e 8 mesi nel processo per il racket delle auto, con restituzione dei veicoli rubati dietro pagamento di tangenti, accuse per le quali fu arrestato il 30 dicembre 2023. Carella è alla quarta condanna: 5 anni e 4 mesi in appello insieme a Bernardo per il tentativo di estorsione da 2500 euro, accusa per cui fu arrestato a marzo 2022; nuovo arresto a ottobre 2022 per possesso di armi e 1 estorsione per la restituzione di auto, con condanna in appello a 6 anni, 3 mesi e 10 giorni; arresto-bis a ottobre 2023 per detenzione di una pistola nel secondo atto della stessa indagine, con condanna in primo grado a 2 anni.

Nessuna delle vittime si è costituita parte civile; 3 di loro negli interrogatori in Questura esclusero d’aver ricevuto richieste estorsive. Aspetto rimarcato dal gip nelle ordinane cautelari: “ulteriori elementi che denotano la condizione di omertà delle vittime in conseguenza del forte potere intimidatorio esercitato dagli indagati in quanto appartenenti al gruppo Moretti/Pellegrino/Lanza, si desumono dall’atteggiamento delle persone offese davanti alla polizia giudiziaria: nessuno ha denunciato le prevaricazioni subite, sminuendo la portata dei rapporti con gli estorsori”.

L’inchiesta ha fotografato ancora una volta il “metodo Foggia”, ossia l’estorsione ambientale in cui non c’è bisogno di minacce o atti violenti. “A fronte della fama acquisita dalla ‘Società’, unica detentrice del monopolio delle attività estorsive ai danni di commercianti del territorio” proseguiva il gip “la consorteria può presentare le proprie richieste senza necessità di ulteriori specificazioni, indicazioni o riferimenti individuali; né sono indispensabili atti di intimidazione ulteriori, in quanto la mera richiesta estorsiva è già evocativa per la vittima dei rischi e delle conseguenze che deriverebbero da un eventuale inadempimento. A Foggia la principale fonte di sostentamento delle batterie criminale è costituita proprio dai proventi delle estorsioni. Si tratta di una pratica invalsa: è sufficiente per il gruppo inviare un emissario perché la vittima riconosca immediatamente la provenienza della richiesta estorsive e si adoperi per ottemperare, oppure per chiedere l’intercessione di un altro soggetto di uguale caratura criminale che possa mediare. La fama delle crudeltà e delle efferatezze della Società è condizione sufficiente a elidere qualsiasi forma di opposizione da parte delle vittime”.

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