la mafia garganica
Foggia, il pentito Francavilla: «D’Auria chiese aiuto al clan per liberare i suoli all’Incoronata»
La testimonianza in videocollegamento da una località segreta di Francavilla, già ai vertici del clan Sinesi/Francavilla, ora collaboratore di Giustizia, contro un simbolo dell’antiracket
FOGGIA - A dire del pentito Giuseppe Francavilla, il noto imprenditore campano Lazzaro D’Auria uno dei simboli della lotta antiracket a Foggia e costretto da anni a vivere sotto scorta, avrebbe chiesto nella primavera 2016 l’intervento di esponenti dei clan della “Società” per far sloggiare agricoltori dai terreni che aveva acquistato dal Comune a borgo Incoronata, in cambio di 200mila euro e della cessione di parte dei suoli; Francavilla si attivò dando ordine di sparare per intimorire gli agricoltori e far liberare i suoli. La testimonianza in videocollegamento da una località segreta di Francavilla, 48 anni, già ai vertici del clan Sinesi/Francavilla, collaboratore di Giustizia dal 31 gennaio scorso, ha caratterizzato l’ultima udienza del processo in Tribunale a Foggia a Giovanni Putignano, 45 anni, di Apricena, accusato di concorso in tentata estorsione a D’Auria aggravata dalla mafiosità per fatti avvenuti tra il dicembre 2015 e l’ottobre 2017. L’imputato difeso dagli avv. Francesco Santangelo e Imparato si dice innocente; prossima udienza il 3 ottobre per requisitoria e arringhe difensive; D’Auria e la Federazione antiracket si sono costituite parti civili.
La condanna a Moretti Del ricatto a D’Auria - per due anni vittima di pretese estorsive seguite da minacce di morte e avvertimenti firmati dalla “Società foggiana” che pretendeva la rinuncia all’acquisto di terreni comunali o il pagamento di un pizzo di 200 mila euro - erano imputate 8 persone di Foggia e dell’alto Tavoliere: 1 prosciolto, 1 assolto, 5 condannati in via definitiva, e Putignano che fu rinviato a giudizio dal gup di Bari il 12 giugno 2019 per essere processato dal Tribunale di Foggia dal 3 dicembre successivo. Tra i condannati ci sono il boss Rocco Moretti, 73 anni, capo storico della “Società foggiana” cui furono inflitti 4 anni e 8 mesi; e il suo alleato su San Severo, Vincenzo Giuseppe La Piccirella, 66 anni, al vertice dell’omonimo clan, condannato a 3 anni, 6 mesi e 20 giorni. A Putignano si contesta d’aver preso parte con Moretti e La Piccirella alla “spedizione” del luglio 2017 nelle campagne di Apricena dove D’Auria fu avvertito da La Piccirella perché pagasse entro fine anno 150mila euro, soldi necessari “a campare cinque famiglie”, altrimenti se la sarebbero presa con un nipote “facendolo scomparire”.
“Incontrai D’Auria” Così il racconto del pentito che ha risposto alle domande del pm della Dda Federico Perrone Capano, dei difensori di Putignano, del presidente del collegio giudicante Antonio Diella. “A primavera 2016 avemmo un incontro in un locale di via Telesforo con D’Auria. C’eravamo io, Rocco Moretti, la figlia” (estranea alla vicenda) “Franco Tizzano, e quel ragazzo che si è impiccato poi a Avellino” (Domenico Valentini condannato per questa vicenda a 2 anni e 8 mesi, morto in carcere il 21 aprile 2021 mentre era detenuto per il blitz “Decimabis”) “e che mi aveva informato dell’appuntamento con D’Auria: questo ragazzo era vicino ai Moretti. Se è venuto D’Auria da noi o siamo andati noi da lui? Questo è un passaggio che mi manca. L’incontro ci fu perché D’Auria prese dei terreni all’asta dietro borgo Incoronata sui quali c’erano persone che lavoravano da tanti anni, usurpavano il terreno; anche se non era di proprietà, loro lo coltivavano e non volevano uscire anche se D’Auria aveva acquistato queste terre. Quindi D’Auria interpellò noi per far sì che queste persone lasciassero i terreni, e lui entrasse nella sua proprietà a fare quello che doveva fare. Chiamarono anche me a quell’incontro perché in quel momento chi decideva sulle estorsioni a Foggia eravamo io e Rocco Moretti”.
Soldi e terreni Come mai al presunto incontro erano presenti esponenti sia del clan Sinesi/Francavilla sia del gruppo Moretti storicamente rivali? “Perché a Foggia” la risposta del pentito “la guerra tra clan è ciclica, ci sono momenti di tranquillità dove si può parlare e momenti dove non si può parlare. Quando Moretti fu scarcerato nel 2016, avemmo un incontro io e lui, e furono superate in quel momento delle questioni vecchie”. Tornando al presunto incontro con la vittima del racket, Francavilla ha aggiunto: “D’Auria si lamentava che queste persone non lasciavano il terreno; facemmo un accordo di 200mila euro e un po’ di terreni che dovevamo coltivare noi, una decina di ettari: la parte per il mio gruppo era 100mila euro. Se quei terreni li dovevamo coltivare noi o darli a qualcuno? Non si è mai arrivati alla fase esecutiva di cui si sarebbe ragionato in un secondo momento. Ma questa cosa poi non è stata più seguita da me, sono iniziati un po’ di casini” (la ripresa della guerra tra i due clan) “quindi io non l’ho seguita più. Al mio posto sono subentrati i sanseveresi” (riferito al clan La Piccirella storico alleato dei Moretti) “e sono stati fatti un po’ di atti intimidatori verso D’Auria”.
Gli avvertimenti – Alla domanda dell’avv. Santangelo: “dopo l’incontro, lei cos’ha fatto per assecondare le richieste di D’Auria?”, Francavilla ha risposto di “aver fatto liberare i terreni; ci furono attentati ai danni degli agricoltori, non ricordo se vennero sparati vicino a un container. Non partecipai direttamente, ma a commettere questi attentati furono soggetti mandati da me e appartenenti alla mia batteria”. Il pentito ha aggiunto di non conoscere l’imputato Putignano. Il presidente Diella gli ha chiesto: “quando avete parlato con D’Auria avete capito perché si era rivolto a voi? Questi terreni non venivano liberati: voi chi siete perché una persona viene da voi? C’era una ragione particolare?”. Secca la risposta dell’ex boss: “Presidente, chi siamo! Eravamo persone che potevano sistemargli la situazione”.