TRINITAPOLI - Ha compiuto 105 anni, ma non li dimostra. È Stefano Labianca, nato a Trinitapoli il 1919, ma residente a Bari da 55 anni, dove il 20 marzo scorso li ha festeggiati insieme ai suoi due figli, in pensione: Filomeno, già direttore presso l’ufficio delle Dogane di Bari, in pensione, e Luca, ginecologo per 40 anni in servizio all’ospedale Di Venere di Carbonara.
Stefano Labianca, dopo aver diretto per 20 anni l’ufficio provinciale del Tesoro di Foggia chiese ed ottenne nel 1969 il trasferimento presso l’ufficio del Tesoro di Bari, per stare vicino ai due figli che vi frequentavano l’Università. Nel 1984 è andato in pensione con il livello di segretario capo. Stefano, inoltre, è stato eletto consigliere comunale, a Trinitapoli, per tre consigliature consecutive nelle file della Democrazia cristiana. Fu amministratore dal ’62 al ’76; nel 1973 il sindaco Michele Triglione (Dc) lo nominò assessore allo Stato civile.
Tra i ricordi più belli: la nascita dei suoi due figli e il matrimonio con Grazia; il più brutto la perdita della moglie l’anno scorso, all’età di 99 anni. La Commissione straordinaria al Comune di Trinitapoli gli ha fatto gli auguri in occasione del suo compleanno. È stato il segretario generale del Comune, Beniamino Iorio a comunicare la notizia e a fornirmi il numero di telefono di casa di Stefano, a Bari.
«Alla mia chiamata - racconta il dirigente comunale - ha risposto direttamente lui, e quando ha appreso il mio nome mi ha chiesto se fossi, per caso, il figlio di Nicola, l’ufficiale dello stato civile con il quale lui aveva collaborato da amministratore. Alla risposta affermativa: stupore per la casualità e un pizzico di emozione, per entrambi». Stefano conserva ancora, lucidità, memoria e vivacità in maniera straordinaria. «Il giorno dopo mi ha richiamato lui perché aveva dimenticato di informarmi delle due onorificienze ricevute dalla Presidenza della Repubblica: quella di Cavaliere al Merito e quella di Ufficiale e, soprattutto, per dirmi: “mi raccomando, scrivi un bell’articolo sulla Gazzetta”», conclude Iorio.