L’epoca dei grandi appalti in Capitanata non trova però i lavoratori. Dall’edilizia è fuga della manodopera già da diverso tempo, ma finora nessuno ci faceva caso. La potente Cassa edile di Foggia (oltre 15mila iscritti negli anni 90) si è quasi prosciugata di iscritti, la grave mancanza di programmazione urbanistica in questi appalti e conseguentemente di appalti ha ridotto sul lastrico generazioni di muratori, carpentieri, manovali costringendo migliaia di padri di famiglia a cambiare aria. Tantissimi gli edili foggiani che lavorano ormai in pianta stabile in imprese del Centro-nord. E non hanno alcuna intenzione di tornare anche se oggi ce ne sarebbe la possibilità.
Ci sono gli investimenti del Pnrr e delle grandi opere ferroviarie (alta velocità e raddoppio della Lesina-Termoli) che richiedono manodopera, tanta manodopera. Ma alle convocazioni dai centri per l'impiego, come pure attraverso i canali privati (il metodo più in voga), non risponde quasi nessuno. «Su 1500 iscritti alla nostra banca dati hanno risposto in novanta e appena in 44 si sono presentati al matching con le imprese», ammette il presidente di Ance Foggia Ivano Chierici. L'associazione dei costruttori edili ha promosso una sorta di raduno di edili volonterosi al Formedil (l’ente scuola edile) per agevolare l'incontro domanda-offerta. Ma i numeri di quanti hanno risposto sono insignificanti rispetto alle richieste: l’impresa D’Agostino per il raddoppio ferroviario sulla linea Lesina-Termoli richiede almeno 300 edili, altri 600 ce ne vorrebbero sull’alta capacità Bovino-Orsara nei cantieri della Webuild. E poi ci sono gli appalti del piano nazionale di ripresa e resilienza, 266 milioni in portafoglio alle stazioni appaltanti in grado di generare investimenti negli appalti edilizi per oltre 700 milioni.
E allora che si fa? L’associazione degli edili foggiani vorrebbe fare ricorso ai lavoratori extracomunitari, il bacino da cui attinge da decenni l’agricoltura. «Le imprese sono disposte a fare a loro spese la formazione professionale - spiega Chierici - hanno un tale gran bisogno di nuova occupazione che sono pronte a ingaggiare anche chi non è del mestiere ma vuole imparare. Come associazione di categoria riteniamo che sia arrivato il momento di passare all’azione: chiederemo al prefetto Valiante di farsi promotore con il governo affinchè si possa esplorare questa opportunità. Bisognerà normare i permessi di lavoro in base alle tempistiche delle aziende edili e al tempo che occorrerà nei cantieri. Dobbiamo provarci, altrimenti molti lavori rischiano di non iniziare proprio».