FOGGIA - Chiede di astenersi il presidente del collegio giudicante per essersi già occupato dell’agguato in un altro processo alla mafia foggiana; si ferma quindi il processo a Giuseppe Albanese accusato di aver tentato di uccidere il boss rivale Roberto Sinesi, in attesa che il presidente della sezione penale decida se accogliere la richiesta di astensione, e in tal caso nominerà un altro presidente del collegio giudicante: a quel punto bisognerà valutare l’eventualità di dover ripartire con il processo da zero, dopo che le prime tre udienze tra luglio e novembre sono state dedicate a questioni preliminari, ammissione prove e interrogatorio dei primi tre testimoni d’accusa.
Alla sbarra c’è Giuseppe Albanese, quarantatrè anni, detto «Prnione», il quale è ritenuto un killer del clan criminale Moretti, il quale è accusato del triplice tentato omicidio aggravato dalla mafiosità avvenuto al rione «Candelaro» di Foggia il pomeriggio del 6 settembre 2016, quando tre sicari da un’automobile in corsa fecero fuoco contro la «Fiat 500» su cui viaggiavano Roberto Sinesi, 61 anni, nome storico della «Società foggiana», al vertice della batteria Sinesi/Francavilla; la figlia Elisabetta; il nipotino di quattro anni.
Il capo-mafia Roberto Sinesi fu ferito gravemente, il bimbo venne colpito alla spalla e la donna rimase illesa; Sinesi benché ferito rispose al fuoco e mise in fuga i sicari. L’agguato è collegato alla guerra tra i clan Moretti/Pellegrino/Lanza e i Sinesi/Francavilla che tra settembre 2015 e ottobre 2016 contò 10 agguati con 3 morti e 11 feriti/scampati.
Giuseppe Albanese accusato da 4 pentiti di essere uno dei sicari, si dice innocente; è difeso dall’avvocato Francesco Santangelo e assiste alle udienze dal carcere di Parma dov’è detenuto al 41 bis. In cella dal 21 novembre 2018, Albanese è stato condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Rocco Dedda del gennaio 2016 collegato alla guerra tra clan; a 18 anni e 2 mesi per mafia e tentata estorsione in «Decimazione»; a otto anni per traffico di droga in «Araneo»: per l’agguato fallito a Sinesi fu arrestato il 15 febbraio scorso dai carabinieri che gli notificarono in cella l’ordinanza firmata dal gip di Bari su richiesta della Dda. Anche Sinesi è detenuto dal 9 settembre 2016 e sconta 26 anni per le condanne definitive per armi, estorsione e mafia inflitte in tre processi.
L’udienza in cui era previsto l’interrogatorio di 4 testimoni citati dal pm della Dda Bruna Manganelli tra cui Elisabetta Sinesi, è saltata perché il presidente del collegio Andrea Giannone ha dichiarato di volersi astenere: era giudice a latere ed estensore della motivazione della condanna a 5 anni inflitta il 17 febbraio 2021 a Sinesi (confermata in appello e Cassazione) per possesso illegale della pistola con cui rispose al fuoco dei sicari che volevano ammazzarlo: conosce quindi in maniera approfondita parte degli atti processuali. La sua richiesta di astensione verrà valutata ora dal presidente della sezione penale Mario Talani, chiamato a decidere se accoglierla e nominare quindi un altro magistrato oppure rigettarla, in tal caso si proseguirà con l’attuale collegio giudicante.