La nuova emergenza

Lucera, ospedale «Lastaria»: caldo torrido nei sotterranei del Pronto soccorso

Francesco Barbaro

Problemi anche ai varchi d’accesso, nuova denuncia del sindacato Confael

LUCERA - Nuova tegola sul “Lastaria”. Dopo il problema dell’ascensore non funzionante sollevato alla “Gazzetta” da Silvano Randi, delegato Rsu Confael (Confederazione autonoma lavoratori europei) a destare allarme ora è la porta d’ingresso dell’ospedale di Lucera. La porta elettrica infatti non funziona ed è sempre aperta. Al varco c’è sempre il personale che può controllare chi entra e chi esce però la situazione ovviamente non è delle migliori. Gli operatori infatti di notte per motivi di sicurezza sono chiusi nel loro ufficio portineria, posto a fianco dell’ingresso con la porta sempre aperta.

A denunciare la problematica alla “Gazzetta” è di nuovo Randi. «Non è certo nostra intenzione porre discredito sull’immagine del “Lastaria” denunciando quanto succede però non possiamo non sottolineare agli organi di stampa una situazione davvero incresciosa con la porta elettrica sempre aperta per un guasto ormai vecchio di giorni, questa situazione mette a rischio gli operatori che sono chiamati a vigilare su chi entra ed esce al “Lastaria”», sostiene il sindacalista .

Nel mirino del Confael è finito un altro problema, reso più grave dal caldo di questi giorni, ovvero la sala sotterranea dove vengono accolti i pazienti portati al “Lastaria” con l’ambulanza del pronto soccorso. La sala sotterranea, limitrofa alla postazione della guardia medica, dove sono in attesa di intervenire l’autoambulanza e i suoi operatori del 118 infatti è resa caldissima dai macchinari dell’aria condizionata attivi ai piani superiori.

«Le temperature sono davvero alte, in questo modo stanno male gli operatori che attendono le eventuali chiamate d’urgenza e stanno ancor peggio i pazienti portati con l’autoambulanza che quando scendono dal mezzo – sottolinea Randi – trovano temperature elevate non adatte di certo a chi cerca in un ospedale una cura, questi problemi logistici devono essere affrontati per garantire un servizio adeguato, non è possibile usare sempre l’arte di arrangiarsi, o chiedere sacrifici a operatori e pazienti promettendo che le cose possano andare meglio in futuro, vogliamo – conclude Randi alla “Gazzetta” - avere risposte concrete fatte di interventi e non di promesse o auspici conditi da buoni propositi, alle parole devono seguire i fatti, la salute è un diritto dei cittadini così come è un diritto per i lavoratori operare nelle condizioni idonee». Problematiche ora dirottate ai vertici aziendali sanitari per trovare una soluzione urgente.

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