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Foggia, ladro sequestrato e seviziato: gli arrestati chiedono la libertà

 
Redazione Foggia

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Foggia, ladro sequestrato e seviziato: gli arrestati chiedono la libertà

Potrebbero ricorrere al Tribunale della libertà di Bari, per la scarcerazione, i due indagati per il pestaggio del presunto topo d'appartamento

Lunedì 03 Luglio 2023, 13:31

FOGGIA - Potrebbero ricorrere al Tribunale della libertà di Bari per chiedere la scarcerazione degli indagati, i difensori di Vincenzo Pio Zingaro e Elio D’Agrosa, foggiani di 25 e 21 anni arrestati il 26 giugno per sequestro di persona, esercizio arbitrario delle proprie ragioni e lesioni ai danni di C.M. ventiseienne foggiano. Quest’ultimo dopo aver rubato un paio di volte nell’abitazione di Zingaro approfittando del ritrovamento delle chiavi perse dal padrone di casa, al terzo raid sarebbe stato picchiato, sequestrato per 8 ore, minacciato di morte perché risarcisse con 20mila euro il furto di un orologio Rolex: al pestaggio avrebbero preso parte i due arrestati e due presunti complici non ancora identificati.

Zingaro e D’Agrosa hanno respinto le accuse negli interrogatori dal gip, che ha creduto al presunto ladro e disposto i domiciliari per i due indagati. Zingaro ammette d’aver dato qualche schiaffo alla parte offesa per rabbia perché l’amico gli aveva rubato in casa; nega sequestro e minacce; sostiene che il ladro (che ha querelato per furto) era d’accordo a risarcire il danno; e scagiona D’Agrosa. Questi si dice estraneo alla vicenda: racconta d’essere andato a casa di Zingaro all’alba del 26 giugno per chiedergli di ospitarlo per dormire. Il pm chiedeva per entrambi il carcere; gli avv. Massimiliano e Carlo Alberto Mari per Zingaro chiedevano la rimessione in libertà e in subordine obbligo di firma o domiciliari; l’avv. Giulio Scapato per D’Agrosa sollecitava la scarcerazione. La difesa sta ora valutando il ricorso al Tdl contro la decisione del gip.

La Procura contesta ai due foggiani «d’aver privato per circa 8/9 ore C.M. della libertà personale trattenendolo nell’abitazione di via Intonti con porta chiusa dall’interno; interruzione dell’energia elettrica perché le serrature delle due porte d’accesso sono comandante elettronicamente; costringendolo a non parlare, non bere, non mangiare, non fumare; impedendogli di sedersi; sottraendo il telefonino per impedire di chiedere aiuto; utilizzando il suo corpo come poggiapiedi; e Zingaro schiacciandogli la testa sotto il piede».

L’avrebbero fatto con altri due compici «al momento ignoti per esercitare un preteso diritto, pur potendo ricorrere a un giudice; C.M. è stato minacciato di morte, gli è stato detto che l’avrebbero trattenuto fin quando non avesse chiesto ai genitori 20mila euro pretesi da Zingaro quale risarcimento per la sottrazione dell’orologio Rolex»

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