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San Severo, bombe nella notte davanti ai negozi: condannato minorenne

 
Redazione Foggia

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San Severo, bombe nella notte davanti ai negozi: condannato minorenne

Gli sono stati inflitti 2 anni e 8 mesi che sconterà in comunità. A gennaio dello scorso anno prese di mira con un complice una gioielleria e una concessionaria

Martedì 21 Marzo 2023, 12:51

SAN SEVERO - Inflitti 2 anni e 8 mesi al ragazzo che insieme al presunto complice maggiorenne Salvatore Brattoli condannato nei giorni scorsi, piazzò e fece esplodere due bombe a distanza di 74 minuti a San Severo la notte del 4 gennaio 2022, prima davanti alla profumeria Afrodite di viale 2 Giugno e poi alla concessionaria d’auto Romano di via Fortunato. Il minorenne è stato riconosciuto colpevole di concorso in detenzione e porto illegale di due ordigni, con l’aggravante della mafiosità per i metodi utilizzati. La sentenza è stata pronunciata dal Tribunale per i minori di Bari al termine del processo abbreviato. Scelta del rito che comporta lo sconto di un terzo della pena e concessione dell’attenuante della minore età ritenuta equivalente all’aggravante della mafiosità hanno fatto scendere la pena a 2 anni e 8 mesi. Arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Foggia a fine luglio 2022 insieme al presunto complice su ordinanze cautelare, il ragazzo è in comunità; nel corso del processo ha ammesso. Il difensore, l’avv. Francesco Raso, aveva chiesto ai giudici la condanna al minimo della pena.

Per questa vicenda nei giorni scorsi (come pubblicato nell’edizione di sabato della Gazzetta) il gup del Tribunale di Bari ha inflitto 6 anni e 8 mesi a Salvatore Brattoli, ventottenne di San Severo, riconosciuto colpevole di detenzione e porto illegale di esplosi e tentata estorsione (reato quest’ultimo non contestato al minore), con riconoscimento dell’aggravante della mafiosità. Nel novembre 2021, due mesi prima degli avvertimenti dinamitardi, i titolari della profumeria e della concessionaria d’auto trovarono sotto le saracinesche delle loro attività lettere anonime scritte al computer in cui si intimava di pagare un pizzo rispettivamente di 150mila euro e 250mila euro.

Decisivi per l’individuazione, l’arresto e le condanne di primo grado dei presunti bombaroli si sono rivelati i filmati registrati da telecamere e sistemi di videosorveglianza. Il primo ordigno fu piazzato alle 3.50 davanti alla profumeria Afrodite, l’esplosione causò ingenti danni al negozio coinvolgendo anche alcune auto parcheggiate in zona e mandando in frantumi vetrate e portoni dei palazzi vicini. Le immagini mostrarono due persone arrivare a piedi in viale 2 Giugno, e uno dei bombaroli (il minorenne secondo la ricostruzione dell’accusa) indicare al complice il punto esatto della vetrina dove posizionare l’ordigno. Quanto all’attentato delle 5.04 in via Giustino Fortunato alla concessionaria d’auto che pure provocò ingenti danni, i filmati catturano i due dinamitardi con caratteristiche fisiche e stessi vestiti di quelli ritratti 74 minuti prima, sopraggiungere con un monopattino elettrico: il minore – dice l’accusa – rimase sul monopattino, mentre Brattoli si chinò e posizionò la bomba esplosa poco dopo.

Si trattava di ordigni dall’effetto micidiale, hanno stabilito gli artificieri, contenenti anche bulloni e dadi metallici: se qualcuno fosse passato davanti al momento delle esplosioni avrebbe potuto anche morire. Quanto all’aggravante mafiosa contestata dalla Procura presso il Tribunale per i minorenni, i giudici hanno condiviso la tesi dell’accusa: perché l’aggravante sussista non necessariamente l’imputato deve far parte di un’associazione mafiosa, in quanto a determinarne la sussistenza sono “sufficienti” anche le modalità d’azione. In questo caso – dice l’accusa – il minorenne (e con lui Brattoli) avrebbe fatto ricorso all’utilizzo della forza di intimidazione di tipo mafioso, con modalità eclatanti tipiche della criminalità organizzata finalizzate sia a provocare allarme sociale sia a rafforzare i messaggi intimidatori inviati nei mesi primi ai titolari di profumeria e concessionaria d’auto per chiedere il pizzo.

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