Lo scandalo
Foggia, il caso Don Uva: dopo i maltrattamenti i dipendenti scrivono a Palese
L’esposto anonimo: «Di notte c’è un solo Oss, la verità è in un registro che non è stato sequestrato». La Regione fa partire gli accertamenti
FOGGIA - Non capita tutti i giorni che una lettera anonima faccia partire accertamenti. Ma quella che il 4 febbraio è stata mandata alla mail dell’assessore alla Salute da «i dipendenti del Don Uva» attraverso un indirizzo Proton contiene elementi precisi ed accuse inquietanti. Al punto tale che la Regione ha scritto alle Asl di Foggia e Barletta per chiedere «un appropriato approfondimento ed una verifica circostanziata»
Il 24 gennaio i carabinieri hanno arrestato 15 dipendenti del «Don Uva» di Foggia (altri 15 sono stati interdetti), accusati a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità di maltrattamenti, sequestri di persona e violenza sessuale nei confronti di 25 degenti (19 dei quali sono donne), persone con handicap fisici e gravi ritardi psichici. Per oltre due mesi (dal 6 luglio al 24 settembre 2022) i degenti del terzo piano plesso «B» della sede di Foggia sarebbero stati sottoposti a vessazioni di ogni genere, in uno scenario definito «agghiacciante» dal gip Marialuisa Bencivenga.
A seguito dell’inchiesta, la Regione aveva già avviato una serie di accertamenti amministrativi sulla struttura, per verificare se c’erano ancora i requisiti per l’accreditamento: cioè, in ultima analisi, se nelle cliniche private c’era abbastanza personale ad occuparsi di quei pazienti. I gestori (la società Universo Salute di Foggia, con l’ad Luca Vigilante) si sono fin dal primo momento proclamati vittime di dipendenti infedeli, e a inizio marzo ha consegnato le prime lettere di licenziamento per giusta causa. A sua volta qualcuno dei dipendenti, per fare venire meno le esigenze cautelari, ha dato volontariamente le dimissioni.
L’esposto anonimo, mandato da un indirizzo non rintracciabile e trasmesso anche in Procura, è scritto in un italiano claudicante. Ma il concetto che esprime è chiarissimo: nelle cliniche non ci sarebbero abbastanza addetti, in particolare di notte, quando ci sarebbe un solo Oss per 38-40 degenti. E con gli infermieri «costretti ad accettare prescrizioni terapeutiche anche tramite telefono», oltre che di occuparsi della «pulizia degli ambienti» e «coprire da soli più moduli anche su più piani e quindi superando di gran lunga il numero max [di pazienti] che un professionista può assistere per legge». La lettera contiene poi il riferimento a un «registro» in cui ci sarebbe la conferma di questa situazione: «Controllano controllano - è la conclusione - ma nessuno sequestra le consegne dove noi infermieri trascriviamo tutto ciò che accade nel reparto e soprattutto il personale realmente presente in servizio»...