Il caso

Inchiesta Don Uva, torna l’ipotesi telecamere

Massimiliano Scagliarini

Dopo gli abusi di Foggia convocati i sindacati: «Videosorveglianza pure nelle stanze»

Le verifiche sul «Don Uva» di Foggia, all’indomani dell’inchiesta che ha fatto emergere abusi su 25 pazienti psichiatrici, sono partiti ieri con l’acquisizione da parte della Asl degli elenchi del personale addetto alla Rsa che ospita gli ex ortofrenici. Ovvero sulla struttura in cui, in base ai video dei carabinieri, 30 dipendenti (tra infermieri, Oss, ausiliari e pulitori) avrebbero compiuto violenze e (in due casi) anche atti sessuali: a seguito di questo scandalo, il 27 gennaio la Regione ha chiesto approfondimenti per capire se dovranno scattare sanzioni che possono arrivare fino alla chiusura.

La società Universo Salute garantisce che fornirà tutte le spiegazioni necessarie. L’ad Luca Vigilante ha convocato per oggi i sindacati, per parlare di un cambio di contratto ma soprattutto per discutere nuovamente di videosorveglianza. Secondo l’azienda le telecamere costituiscono l’unico vero deterrente contro i comportamenti violenti, ma i sindacati restano scettici rispetto alla possibilità di montarle anche all’interno delle stanze di degenza.

Il tema delle verifiche chieste dalla Regione riguarda il personale: serve a capire se nella struttura c’era abbastanza sorveglianza. A settembre del 2022 Universo Salute aveva comunicato ai sindacati l’attivazione del Fis (la cassa integrazione del mondo sanitario) per 52 lavoratori della sede di Foggia e di 77 della sede di Bisceglie, fino al 31 dicembre, con riduzione oraria del 50% per «crisi di mercata». Si tratta però di personale in prevalenza amministrativo, che non avrebbe impattato sull’assistenza. Il tema non è secondario, perché diversi degli arrestati si sarebbero difesi in sede di interrogatorio di garanzia spiegando di essere sottoposti a turni massacranti e stressanti anche per via della scarsa presenza di personale.

Il Don Uva peraltro non è un ospedale, ma è classificato come Rsa, per quanto con una tariffa ad hoc che la Regione ha stabilito solo nello scorso luglio dopo l’avvio del procedimento di riconversione delle strutture gestite dalla Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza: prima di luglio, insomma, non esisteva nemmeno un vero e proprio «setting assistenziale» da rispettare per l’assistenza agli ex pazienti psichiatrici. E a fronte di 120 disabili «pluriminorati psicosensoriali in condizione di gravità», la Regione ha stabilito che sono necessarie 174 unità di personale (di cui 122 sono Oss). Per questi pazienti, la Regione ha riconosciuto una tariffa da 180 euro al giorno, che per i ricoverati storici del «Don Uva» (gente ospitata da più di trent’anni) è interamente a carico delle casse pubbliche.

La questione ha anche alimentato le polemiche politiche. «Ci voleva un’inchiesta penale per far svegliare la Regione», dice il senatore Ignazio Zullo (Fdi) ricordando le interrogazioni presentate quando guidata l’opposizione di centrodestra. Zullo parla di «un muro che di fatto ha impedito al sistema di avere piena conoscenza di tutte le procedure amministrative, organizzative e contabili che connotano il rapporto Regione- Universo Salute». «Oggi - aggiunge ancora Zullo - dopo aver aggiornato le tariffe per Universo Salute ma non per altre Rsa, la Regione spedisce una letterina di “ammonimento”. Ma perché quella letterina non è mai spedita quando sollevavo questioni delicate in ordine a tariffe e a costi (standard) sui quali si forma la tariffa?».

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