Il caso

Foggia ferma al binario, i fondi ci sono ma la seconda stazione non parte

Redazione Foggia

L’ex vicesindaco Cavaliere critico sui tempi lunghi. «Sul progetto nessuna presa di posizione da parte delle forze politiche»

FOGGIA - Il 2023 inizia come lo scorso anno con l'attesa della seconda stazione ferroviaria di Foggia - doveva essere operativa dal 2024 - a valle della deviazione di Cervaro prima di entrare nella stazione del capoluogo daunio. L'opera però incontra problemi, soprattutto per il fatto che da stazione è stata ridotta a fermata pur essendo stati stanziati i finanziamenti per costruire una vera e propria stazione.

«Ho da sempre nutrito dubbi sulla volontà di RFI di programmare la realizzazione della seconda stazione per l'alta velocità attraverso due distinte fasi progettuali - spiega Pippo Cavaliere, ex vicesindaco della giunta Mongelli e consigliere comunale di opposizione durante il governo Landella prima dello scioglimento dell'assemblea - in prima battuta una semplice fermata, rimandando ad una fase successiva la trasformazione di quella fermata in una vera e propria stazione. Un’ipotesi poco credibile, che comporterebbe, ad esempio, un’inutile duplicazione delle procedure di approvazione, quale ad esempio la verifica di assoggettabilità a VIA. È infatti buona norma sottoporre ad approvazione il progetto generale nella sua configurazione finale, per poi procedere alla realizzare per stralci funzionali in base alle disponibilità finanziarie. Solo in questo modo si ha la certezza che ciò che si costruisce oggi è ben fatto ed idoneo alla realizzazione di un più ampio progetto, evitando così il rischio di uno spreco di risorse pubbliche».

«Dopo avere visionato il progetto definitivo della prima fase, e cioè della fermata - continua -  i dubbi sono aumentati. Il progetto, predisposto da RFI, oltre a non prevedere i binari “in deviata”, prevede la realizzazione di un “fabbricato viaggiatori” di dimensioni così ridotte da non consentire, a mio modesto parere, la presenza di idonei servizi (sale di attesa, biglietteria, servizi commerciali, servizi igienici, ufficio informazioni, sala ristoro e servizi in genere all’utenza), di cui ha diritto una città di 150mila abitanti, tra le più popolate d’Italia. Credo possa essere stimata, per difetto, nel 30/35% la percentuale del traffico ferroviario che verrà dirottato nella nuova fermata, che si troverà così ad essere sprovvista dei servizi adeguati. Da un po’ anche Firenze la si raggiunge transitando via Roma. A quel punto, quindi, dopo aver speso 40 milioni nei prossimi 2/3 anni, si dovrà procedere alla realizzazione di un nuovo intervento che contempli i binari “in deviata” e l’ampliamento del “fabbricato viaggiatori”, lavori che ovviamente comprometterebbero la perfetta (se non l’intera) funzionalità di un’opera appena realizzata», dice ancora Cavaliere che aggiunge: «Delle due l’una: o l’intervento si esaurirà alla prima fase (sola fermata), oppure il completamento dell’intervento (stazione) richiederà anni e l’impegno di cospicue risorse finanziarie, di gran lunga superiori a quelle necessarie se l’intervento venisse realizzato in un’unica soluzione. Si chiede a RFI di fare chiarezza sulla programmazione e sulle sue reali intenzioni e di confutare, qualora possibile, i dubbi sopra espressi. Lo deve, se non altro, per una questione di trasparenza e di rispetto nei confronti di una città che sta lottando per risalire la china e scrollarsi di dosso marchi infamanti, e per far ciò è necessario riacquistare fiducia nello Stato e nelle sue varie articolazioni.»

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