Nel Foggiano
Borgo Mezzanone, la baraccopoli brucia ma le baracche restano
Quattro demolizioni ma non è bastato, la resa dello Stato
Nuovo incendio nella baraccopoli di borgo Mezzanone, le fiamme sono divampate all’interno di una baracca di lamiera e si sono poi estese, un copione già ampiamente ripetuto. Non si registrano feriti. L’incendio si è sviluppato nella notte tra l'8 e il 9 dicembre, tempestivo l’intervento dei vigili del Fuoco (nei pressi della baraccopoli è stato già da qualche anno è stato istituito un presidio dei pompieri proprio per intervenire prontamente a seguito dei continui incendi), intervenuta anche un'autobotte dal comando provinciale. Le fiamme hanno distrutto una baracca nella quale c’erano persone che dormivano e una struttura poco distante adibita a magazzino. Il pericolo maggiore, come già accaduto in altre situazioni, riguarda le numerose bombole di gas nei pressi delle baracche utilizzate dai migranti per alimentare stufe a gas e per cucinare. Un problema quello della precarietà dei ricoveri “abitativi” di fortuna, che non si è mai tentato finora di risolvere se non con iniziative estemporanee come l'abbattimento parziale di case abusive. Ne riferiamo qui di seguito un resoconto di quanto accaduto negli ultimi anni, il «ghetto della vergogna» è però ancora lì.
«Nella baraccopoli di borgo Mezzanone la dignità, le regole e i diritti sono quotidianamente calpestati. L’operazione in corso questa mattina ha come obiettivo il ripristino della legalità nel rispetto dei diritti e della dignità delle persone». Così l’incipit del comunicato della Procura diffuso il 20 febbraio 2019, annunciando la prima tappa dell’operazione “Law and humanity” affidata a esercito e forze dell’ordine. L’obiettivo era smantellare gradualmente il ghetto più grande della Capitanata a 12 chilometri da Foggia con una popolazione tra i 1500 e i 2mila abitanti quasi tutti africani, in condizioni igienico-sanitarie vergognose. Si intendeva raggiungere il fine attraverso una duplice azione congiunta: sequestro penale degli immobili abusivi su provvedimenti del gip chiesti dai pm, e immediato abbattimento con le ruspe su ordinanze di demolizione firmate dalla prefettura.
Il piano si fermò quando si era soltanto a un quarto dell’opera, dopo quattro tappe: 20 febbraio, 27 marzo, 27 aprile, 11 luglio. Furono abbattuti complessivamente 74 manufatti in cemento (preesistenti e costruiti dall’Aeronautica militare già proprietaria dell’ex pista di decollo e atterraggio in disuso dalla seconda guerra mondiale) e varie baracche tirate su con lamiere e legname trasformati anche in empori, case di appuntamento, ristorante, officine; e vennero evacuati 120 migranti, di cui solo 3 accettarono l’offerta di andare a vivere in strutture messe a disposizione da Regione e Comuni, mentre tutti gli altri si dispersero nei campi della zona. Perché rifiutare un alloggio dignitoso e rimanere a vivere tra cumuli di rifiuti, con allacci elettrici di fortuna, bombole di gas, stufe e fornellini a rischio continuo di incendi? Perché è nel ghetto che i caporali trovano la manodopera da sfruttare per raccogliere pomodori, uva, olive e quant’altro; se vivi nella baraccopoli puoi essere reclutato, non certo in una struttura “ufficiale” di enti locali.
Il ghetto di Mezzanone è diventato il più grande della Capitanata dal marzo 2017, quando furono rase al suolo 300 baracche ed evacuati 250 stranieri dalla baraccopoli di Rignano, nelle campagne tra Foggia e San Severo. Anche due omicidi, 4 morti carbonizzati, oltre cinquanta roghi che di volta in volta distruggono decine di baracche, subito ricostruite, sequestri di droga e arresti, hanno contrassegnato i tre anni e mezzo di vita della baraccopoli.
A febbraio 2021, nel secondo anniversario dell’abortita operazione “Law and humanity”, fu annunciato che nel ghetto di Mezzanone e nell’attiguo Cara (il centro di accoglienza richiedenti che arrivò a ospitare sino a 1500 profughi, il secondo più grande d’Italia; e che una volta cessate le sue funzioni è diventato terra di circa 600 abusivi) sorgerà “una cittadella dell’accoglienza” per accogliere in condizioni dignitose i braccianti stagionali che, soprattutto d’estate, arrivano nel Foggiano in cerca di ingaggi nei campi. Previsti 3 milioni e mezzo euro dal Cis (contratto di sviluppo) e ulteriori 150mila euro dal dipartimento per l’immigrazione del ministero dell’interno, soldi destinati alla bonifica dell’area una volta rasa al suolo. Ci vorrà tempo, molto tempo, il ghetto intanto esiste e resiste.
Fdi, Emiliano faccia chiarezza su Cara Foggiano
«Il presidente Emiliano faccia immediatamente chiarezza sulla gestione del Cara di Borgo Mezzanone». A chiederlo, attraverso una interrogazione urgente, è il gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale pugliese, che spiega: «Le recenti inchieste giornalistiche sul deputato Soumaohoro su vicende che sono anche attenzionate dalla magistratura, fanno emergere, tra le varie, delle opacità sulla gestione del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, che si inserisce, purtroppo, nella geografia dei «ghetti» dove vivono migliaia di migranti, facile preda del caporalato e della criminalità. Il Cara di Borgo Mezzanone, al momento, non avrebbe nessun gestore. E se mai esistesse, non è dato sapere chi è, attraverso quale procedura la Regione Puglia ha eventualmente affidato il servizio, a quali condizioni economiche e a fronte di quali servizi erogati ai migranti».