Il caso

Arresti comune Foggia, ex candidato sindaco testimone: soldi per ok provvedimenti

Redazione online

«Iaccarino mi disse che per il voto favorevole a tale accapo erano state elargite tangenti ai consiglieri comunali, si trattava di quattro o cinque mila euro a consigliere comunale»

L’ex presidente del Consiglio Comunale di Foggia, Leonardo Iaccarino, «mi parlò di un contributo che era stato dato per l’approvazione di un accapo di natura urbanistica. Da quello che ricordo si trattava del rinnovo di una convenzione tra il Comune e i titolari del programma Tonti. Il programma Tonti è un programma di natura edilizia, che ha per oggetto edilizia privata e credo anche servizi pubblici. Iaccarino mi disse che per il voto favorevole a tale accapo erano state elargite tangenti ai consiglieri comunali, si trattava di quattro o cinque mila euro a consigliere comunale». È quanto riferito da Pippo Cavaliere, ex candidato sindaco di Foggia per il centro sinistra, ai magistrati foggiani che il primo maggio scorso lo hanno ascoltato come persona informata dei fatti, nell’ambito dell’inchiesta che ha poi portato il 21 maggio all’arresto (ai domiciliari) per corruzione e tentata concussione del sindaco Franco Landella e di altri consiglieri comunali.

L’audizione di Cavaliere si tenne proprio all’indomani dell’arresto dell’ex presidente del consiglio comunale, Leonardo Iaccarino, avvenuto il 30 aprile scorso (ora ai domiciliari) con le accuse di corruzione, tentata induzione indebita e peculato nell’ambito di un’altra indagine che si intreccia con quella che riguarda l’ex sindaco.
Pippo Cavaliere - si apprende dagli atti - si recò a casa di Iaccarino il 5 gennaio scorso subito dopo l’episodio delle pistolettate esplose dal balcone dall’allora presidente del consiglio comunale a capodanno «perché - si legge nei verbali - alcuni consiglieri comunali mi avevano chiesto di andare a parlare con lui per convincerlo a dimettersi».

Iaccarino, prosegue Cavaliere, "disse che c'era un sistema di corruzione generalizzato nel Comune; che venivano elargite tangenti per ottenere provvedimenti; che il motivo del disaccordo con il sindaco era da rinvenire nei debiti fuori bilancio, perché il sindaco chiedeva di discutere determinati accapi, non si mettevano d’accordo su quali accapi portare all’attenzione del consiglio comunale».
Stando a quanto riferito agli inquirenti da Pippo Cavaliere, "IIaccarino si lamentava che il sindaco gli stesse aizzando contro l’opinione pubblica, arrivò a dire che sarebbe stato facile per lui (Iaccarino, ndr) mettere fuoco al proprio portone di casa. Penso - si legge - che intendesse dire con questa affermazione che sarebbe stato capace di passare agli occhi dell’opinione pubblica a ruolo di vittima».

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